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Tuffo nel passato delle scuole in Giappone: il nuovo costume da bagno unisex crea scalpore

C’è un elemento proveniente dal Giappone che chiunque, anche le persone meno vicine alla cultura nipponica in generale, sono in grado di riconoscere: le divise scolastiche. Indumenti come la classica divisa “da marinaretta” per le ragazze, o quella tipica nera, dal colletto alto e con decine di bottoni utilizzata dai ragazzi, sono diventati con il tempo un simbolo importante anche per gli stessi studenti, rappresentante una delle fasi più importanti della loro vita adolescenziale.

Questi indumenti sono significativi per la crescita dei giovani giapponesi, andando a introdurli verso quell’aspetto di formalità e indistinguibilità che si può individuare all’interno della società adulta del Sol Levante. Ma mentre il tempo passa, si evolvono con esso anche i vari design delle divise scolastiche, che tendono sempre più a “separarsi” dal passato e dalle regole rigide che imponevano alcune scelte nella loro composizione, dovute a delle idee e aspettative radicate all’interno della mentalità nipponica verso ciò che era giusto o meno “mettere in mostra”.

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Tuttavia, sembra che in tempi recenti la ricerca di un “taglio netto” con le costrizioni del passato stia avendo un effetto contrario: questo almeno è ciò che viene in mente ad alcuni vedendo l’iniziativa lanciata in Giappone dall’azienda Footmark. La compagnia infatti starebbe promuovendo dei nuovi costumi da bagno per gli istituti scolastici, indossabili sia da maschi che da femmine, ma che non sono state accolti con particolare zelo da alcune fronde del pubblico nipponico.

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I nuovi costumi da bagno in Giappone

Questi nuovi costumi scolastici sono stati promossi in vista del crescente avvicinamento ai bisogni delle comunità LGBT, dando particolare attenzione al movimento “genderless” all’interno delle scuole in Giappone. Mentre per le normali divise scolastiche continua ad aumentare una libertà di scelta per gli studenti, questo non sarebbe ancora possibile per quanto riguarda i costumi da bagno utilizzati durante le lezioni di educazione fisica.

Dal periodo Showa (1926) a quello Reiwa (era attuale) ci sono stati dei cambiamenti nella forma dei costumi, ma ad oggi sono ancora ritrovabili dei design specifici a seconda del sesso, andando comunque a sottolineare così le rispettive differenze. La compagnia sostiene allora che questi nuovi costumi “unisex” permettano agli studenti di partecipare alle lezioni di nuoto senza sentire la necessità di “categorizzarsi” in un sesso specifico; esse sono strutturate dividendosi in una parte superiore ed una inferiore, e vi sarebbero anche parti aggiuntive capaci di ridurre l’esposizione ai raggi ultravioletti.

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Quest’iniziativa però ha generato anche forte discussione in Giappone: l’utenza del web in particolare, pensa che se venisse introdotta significherebbe la fine per i conosciutissimi costumi da bagno che sono da sempre esistiti, e alcuni hanno anche affermato come si tratti di un ritorno al passato, quando si era soliti vedere male l’esposizione di alcuni parti del corpo. Altri ancora, invece, pensano semplicemente che le divise siano decisamente brutte. Ecco alcune reazioni:

“Allora potresti scambiarla con quella di qualcuno e l’altro non lo scoprirebbe”
“Che momento terribile per essere vivi”
“Non m’importa che ci siano persone asessuate. Voglio che ci sia possibilità di scegliere”
“Ma che evoluzione sarebbe?”
“Questi sarebbero vestiti per nuotare?”
“Il momento in cui si toglieranno anche le gonne nelle divise è sempre più vicino”
“Nuotare con queste sembra un inferno. Magari i maschi si toglieranno comunque la maglietta”

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Marina Flocco

Marina Flocco

Fruitrice seriale di videogiochi, anime, manga, tutto ciò che è traducibile dal giapponese.

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