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Anche l’ONU entra nella polemica sulla pubblicità di un manga ecchi in un giornale: “è inaccettabile”

Sebbene non se ne parli ormai da diverso tempo, l’ONU già in passato ha affrontato il tema degli anime e manga, soprattutto riguardo la presenza di contenuti sessuali e violenti. Alcuni anni fa, l’organizzazione si era mossa per proporre il divieto di media giapponesi che contenessero abusi verso le donne, sostenendo come in essi fosse individuabile l’infrazione dei diritti umani.

Un’ulteriore proposta da parte delle Nazioni Unite inerente il campo degli anime e manga è stata poi quella di categorizzare come pedopornografia tutte le situazioni raffiguranti personaggi non maggiorenni in contesti sessuali. Una rappresentante giapponese del Women’s Institute of Contemporary Media Culture aveva poi risposto a queste iniziative, ritenendole scorrette e poco sensate, trattandosi di situazioni immaginarie.

Nei giorni scorsi, l’ONU si è fatta nuovamente sentire attraverso l’ente delle Nazioni Unite “per l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne”, parlando di uno scandalo che da alcune settimane genera scalpore in Giappone. Per l’esattezza, si parla dello sdegno generato da una pubblicità che aveva coperto un’intera pagina del giornale giapponese Nikkei, la quale illustrava la liceale protagonista del manga ecchi Getsuyoubi no Tawawa, nota per le sue forme sinuose e le sue “prosperità generose”.

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L’ente per le donne dell’ONU contro le pubblicità di Tawawa

La serie in questione iniziò nel 2015 sotto forma di webcomic a pagina singola, per poi essere trasformata in un vero e proprio manga. Specialmente su Twitter, Getsuyoubi no Tawawa ha da sempre avuto una posizione di rilievo nell’ecosistema dei manga ecchi, presentando un seguito notevole. Eppure, anche se non sessualmente esplicita, una pubblicità della ragazza minorenne in uniforme scolastica ha dato vita ad una polemica molto più grande di quello che si sarebbe pensato all’inizio, raggiungendo in questi giorni anche l’ente per le donne nelle Nazioni Unite.

In una lettera al quotidiano Nikkei, l’ente dell’ ONU afferma come l’inserzione sia “inaccettabile”, domandando chiarimenti su cosa li abbia portati a stamparla. La direttrice della sede dell’ente in Giappone, Kae Ishikawa, ha spiegato all’Huffington Post come il manga non rispetti le 3P (presenza, prospettiva, personalità), fattori considerati quando vengono analizzate le pubblicità, aggiungendo anche come quest’inserzione ritragga le studentesse in una luce “maschio-centrica“, confinando le loro personalità sull’essere sessualmente attraenti per gli uomini.

La direttrice chiarisce come l’organizzazione non si stia rivolgendo direttamente ai publisher o all’autore della serie, ma alla dubbiosa decisione del quotidiano d’inserire la pubblicità. A motivare ulteriormente questi dubbi è come il Nikkei farebbe parte di un’iniziativa ONU per promuovere l’uguaglianza di genere attraverso i media e l’eliminazione di stereotipi dannosi.

Intanto, mentre tra i fan cresce sempre di più il timore che la “cancel culture” possa trascinare con sé anche questa serie, molti lamentano “l’intromissione delle Nazioni Unite” negli affari domestici giapponesi, e sostenendo come fatti del genere accadano ogni giorno in Giappone.

Inoltre, viene anche considerato il doppiopesismo che si va a creare in questa discussione: sul giornale infatti non mancavano anche inserzioni pubblicitarie di dimensioni minori, ma che come illustrazione avevano reali studentesse in stato molto più succinto e con indosso dei costumi da bagno. Eppure, sembra che al centro dell’attenzione vi sia solo l’opera fittizia.

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Marina Flocco

Marina Flocco

Fruitrice seriale di videogiochi, anime, manga, tutto ciò che è traducibile dal giapponese.

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