Demon Slayer è sicuramente uno degli anime del momento. Sebbene la serializzazione come manga si sia conclusa nel 2020, con l’adattamento anime la serie ha ripreso nuovo vigore, divenendo una delle serie animate più viste, con moltissimi fan che si sono avvicinati al prodotto di Koyoharu Gotoge proprio grazie all’adattamento realizzato da Ufotable. La seconda stagione non si è conclusa da molto – e con l’annuncio della terza stagione – è ora di tirare qualche somma sulla stagione 2 di Demon Slayer.
In questa seconda parte che copre l’arco narrativo del Quartiere a Luci Rosse, Tanjiro, Inosuke e Zenitsu – accompagnati dal Pilastro del Suono Tengen Uzui – arrivano a Yoshiwara, storico quartiere dei piaceri di Tokyo, per cercare notizie sulle scomparse mogli del Pilastro, kunoichi infiltrate in tre diversi bordelli. Dopo aver scoperto dove sono finite e aver raccolto molte informazioni, i quattro si trovano ad affrontare la Sesta Luna Crescente che dimora nel quartiere, composta dai due formidabili fratelli Daki e Gyutaro, demoni che saranno sconfitti dopo un durissimo combattimento.
Dopo avervi rinfrescato velocemente la memoria con la trama in breve, addentriamoci nell’analisi di questa seconda stagione di Demon Slayer.
Partiamo dalla cosa più evidente a primo impatto: l’aspetto visivo. Sicuramente questo è il più grande pregio della serie; le animazioni sono spettacolari e l’uso della Computer Grafica è a livelli altissimi. Nonostante qualche scivolone nelle prime puntate, la resa successiva aumenta, raggiungendo un livello straordinario e riuscendo a rendere quasi alla perfezione anche sequenze molto complicate, tra coreografie varie ed effetti. L’episodio migliore di tutta la stagione sotto questo aspetto è sicuramente il numero 10.
Un altro pregio di questa stagione riguarda sicuramente i villain. Daki e Gyutaro sono fantastici nel loro ruolo di cattivi perché si distaccano dal semplice stereotipo del demone spesso presente in Demon Slayer. Infatti, la serie – fin dagli albori – ci ha presentato i demoni come esseri terribili che vivono di notte, perché impossibilitati a stare al sole, e che predano gli umani per mangiarli. Su questo punto Daki e Gyutaro si discostano perché non prendono di mira gli umani semplicemente per nutrirsi di loro, ma per un motivo molto più personale: l’odio nei loro confronti.
Infatti, il viaggio conclusivo nel passato da umani dei due personaggi permette allo spettatore di contestualizzare le loro azioni e, in un certo senso, anche comprenderle: per i due fratelli i veri mostri sono gli umani — gli stessi che li hanno sempre temuti, poi cacciati e infine quasi uccisi… il tutto con estrema crudeltà. D’altro canto la prospettiva offerta dai demoni è per loro non solo salvifica, ma soprattutto permette loro di vendicarsi e poter così ritrovare attraverso il terrore quella dignità che avevano perso.
Continuando sul filone dei nuovi personaggi introdotti durante l’arco narrativo, quello che emerge in modo assoluto è sicuramente Tengen Uzui, il Pilastro del Suono. Egli è la perfetta immagine speculare di Kyojuro Rengoku. I due sono però accomunati solo da una cosa: la difesa strenua degli esseri umani. Sebbene sia uno shinobi, Uzui ritiene, in contrasto con il terribile padre, di poter sacrificare tutto tranne la vita per salvare qualcun altro. Questa è la ragione per cui non vuole per nessun motivo che Tanjiro, Zenitsu, Inosuke o le sue adorate mogli corrano alcun pericolo.
Ma, a parte questo, Tengen Uzui è estremamente diverso da Rengoku: è decisamente più spavaldo e sopra le righe, tremendamente più sicuro dei propri mezzi e tutt’altro che esitante nel far fuoriuscire la sua prorompente personalità. La pesante eredità lasciata dal Rengoku rappresentava un elemento sicuramente difficile da gestire e con cui il Pilastro del Suono deve inevitabilmente fare i conti, ma tenendo ciò a mente è impossibile affermare che il ninja non sia riuscito a catturare lo spettatore. Uzui è un personaggio poliedrico e quanto mai riuscito che succede, con il suo carisma, nel porsi almeno momentaneamente come la nuova e necessaria figura di riferimento per i nostri protagonisti.
Ma non può essere tutto perfetto nel comparto personaggi: un grosso “buco” all’interno dei combattimenti sono proprio i poteri dei protagonisti, soprattutto di Tanjiro e Nezuko. I due fratelli Kamado – soprattutto nello scontro con Daki – ottengono dei potenziamenti che però non vengono affatto giustificati, o, perlomeno, questa è la sensazione che restituiscono. L’esempio lampante è la forma “floreale” di Nezuko o la “Respirazione del Sole” attivata da Tanjiro nello scontro finale con Gyutaro. Questi elementi contribuiscono senz’altro alla godibilità della serie, ma al contempo minano la sua credibilità in maniera decisamente importante. È plausibile, sia chiaro, che la narrazione si incaricherà in futuro di fornirci le dovute spiegazioni, ma il sentimento di eccitazione e felicità che determinati momenti hanno saputo lasciarci nel corso di questa stagione è stato indubbiamente macchiato dalle perplessità e dalle domande inerenti la coerenza logica di ciò che accadeva su schermo.
Le animazioni sono stratosferiche, il reparto sonoro è altrettanto calzante, ma la trama sta convincendo sempre meno. La serie sembra essersi staccata dalla premessa e dal suo scopo iniziale; infatti, abbiamo delle domande che sono rimaste insolute, per non dire dimenticate. Su tutte: come potrebbe Tanjiro far tornare la sorella un essere umano? Perché, in questo senso, la serie non è progredita per nulla e il susseguirsi di episodi sta andando verso una sequela continua di battaglie, che piacciono molto al pubblico, ma rendono l’opera sempre meno interessante per chi aveva iniziato la serie con altre idee. Inoltre non sappiamo praticamente nulla dello scopo finale del cattivo principale, Kibutsuji Muzan, che appare occasionalmente per redarguire ferocemente le Lune che non sono riuscite a soddisfare le sue aspettative.
Se per quanto riguarda i personaggi comprimari e i villain la serie splende, discorso totalmente diverso va fatto per i quelli principali, e cioè Tanjiro, Zenitsu e Inosuke. Se quest’ultimo in qualche modo si salva parzialmente dalle accuse, i primi manifestano ben pochi segni di crescita caratteriale. Certo, entrambi sviluppano nuove tecniche tramite l’allenamento, ma rimangono fondamentalmente identici. Da questo punto di vista la nota più dolente della serie è certamente Zenitsu, completamente schiacciato da un escamotage ai limiti del ridicolo quale quello del sonnambulismo. Inosuke continua con il suo essere estremamente sicuro di sé, anche se si è evoluto dall’infastidito cinghiale che non sopportava i suoi compagni, segno che sta cambiando, anche se (per ora) poco.
Quindi, come valutare la seconda stagione di Demon Slayer?
In conclusione, c’è da tirare qualche bilancio: la serie è sicuramente promossa, con i villain ben caratterizzati e i personaggi secondari che fanno splendere la serie. Promossa ma non eccelsa, perché i difetti comunque pesano sul computo finale: le premesse sono ottime, manca solo da metterle “in pratica”, lavorando sui punti deboli della serie.
Difetti che speriamo Demon Slayer riuscirà a compensare in futuro: dopotutto non siamo nemmeno a metà dell’adattamento del manga. C’è fiducia riguardo la capacità di questa storia di darci le risposte che cerchiamo, e in generale di sopperire alle lacune che abbiamo evidenziato.
Dove vedere la serie
Potete vedere Demon Slayer su Crunchyroll. Potete approfittare della lunga pausa per rivedere tutta la seconda stagione!
Commodoriani, avete visto la seconda stagione di Demon Slayer? Leggete anche della stagione 3 della serie e il riassunto dell’ultima puntata della stagione 2!