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The Batman, la recensione

The Batman sta finalmente per arrivare nelle nostre sale. La nuova versione del vigilante mascherato di Matt Reeves aveva davanti a sé una sfida non indifferente: Robert Pattinson è infatti il sesto Batman che vediamo sul grande schermo in poco più di 30 anni.

Anche i registi coinvolti hanno decisamente lasciato la loro impronta: Burton, Schumacher, Nolan, Snyder, tutti hanno mostrato la loro visione dell’Uomo Pipistrello. E quindi, l’accoppiata Reeves-Pattinson, come se l’è cavata?

Prima che procediate con la lettura, vi avvisiamo che potrebbero esserci spoiler della trama di The Batman. Siete avvertiti!

The Batman e il ritorno al fumetto

The Batman

Ebbene, dopo essere andati quasi per estremi (dal camp di Schumacher al realismo di Nolan), Reeves compie quella che era l’unica scelta possibile: tornare alla carta. Mai come in questo film si respira l’atmosfera dei fumetti di Batman: la fotografia, le musiche, la regia, la recitazione, chi è stato coinvolto in questo progetto conosce il personaggio, o quantomeno ne ha capito l’essenza.

Partiamo proprio da lui, il Pipistrello di Pattinson. Era forse uno degli ultimi attori a cui avremmo affidato la parte del giustiziere di Gotham, ma dalla saga di Twilight ne ha fatta di strada. L’attore inglese ha un’ottima presenza scenica, con buona pace di molti dei suoi predecessori (a parte Bale, o Keaton).

Chiaro, la presenza scenica non è tutto, ma credo che se riusciamo ad apprezzare il suo Batman non sia solo merito di Pattinson, ma anche di sceneggiatura e regia. Matt Reeves (che ha redatto il copione insieme a Peter Craig) si è rivelato un ottimo conoscitore del vigilante creato da Kane e Finger, mantenendo comunque il suo stile: via libera a piani sequenza e dinamismo, senza che la trama sia sacrificata per le scene d’azione.

Spendiamo due parole sulla trama in sé: questo è forse il frangente in cui il Batman di Nolan e quello di Reeves si assomigliano di più. Ma mentre Nolan concentrava lo scontro tra Batman e il cattivo di turno, qui avviene la stessa cosa, ma la dimensione investigativa è molto, molto più presente.

Il lungo Halloween, la storia di Loeb a cui questo film è liberamente ispirato, è decisamente più corto qui, ma non meno sanguinoso. Aspettatevi una trama né troppo complessa, né troppo semplice, ma una buona via di mezzo che vuole coinvolgere lo spettatore per tutta la durata del film.

Un modo diverso di raccontare Batman

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Mi permetto di aggiungere un plauso a Reeves per aver fatto un’altra scelta molto rischiosa, ma di sicuro quella più necessaria. Non è Batman se non mostri la morte di Thomas e Martha Wayne, giusto? Ebbene, Reeves ci ha dimostrato il contrario: ha portato in scena la versione del personaggio più fedele alla sua controparte cartacea, senza mostrare l’evento che l’ha generata (evento ormai declinato in ogni adattamento possibile al cinema).

Questo film può tranquillamente non convincere, non piacere, o avere tutti i difetti del mondo, ma il modo in cui riesce a parlare del trauma di Bruce Wayne senza mostrare l’omicidio dei genitori è da manuale. E come parla bene del trauma che ha generato Batman, altrettanto bene è stata gestita tutta la dimensione dei valori dell’eroe DC.

Un aspetto fondamentale dell’Uomo Pipistrello è il fatto che lui, nonostante tutto l’odio che riesce a provare nei confronti dei suoi nemici, non arrivi mai ad ucciderli. Era un valore che era andato perduto completamente nella visione di Snyder, e che qui ritorna con prepotenza (ma è soltanto il benvenuto).

Quando i comprimari rischiano di mettere in ombra il protagonista

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Il rispetto che è stato mostrato nei confronti di Batman non è mancato nemmeno verso gli altri personaggi. Il cast di questa pellicola funziona veramente benissimo. Abbiamo un Jim Gordon (statuario Jeffrey Wright) che si erge a bussola morale del protagonista, un Pinguino interpretato da un fenomenale Colin Farrell e una Zoe Kravitz che si è calata perfettamente nei panni di Catwoman.

Menzione speciale per Andy Serkis e Paul Dano. Se il primo ci ricorda che sa fare suoi i ruoli sia con la motion-capture che senza, il secondo ha dato una seconda giovinezza al personaggio dell’Enigmista. Dimenticate il Joker mancato di Carrey: Dano rimane ancora sopra le righe come recitazione, ma ha la bravura di non sforare mai nel camp. Il suo Enigmista è molto più sobrio e allo stesso tempo molto più pericoloso delle sue versioni cinematografiche e televisive precedenti.

Non si può parlare di The Batman senza nominare le musiche di Michael Giacchino. Il tema musicale del nuovo Batman ha tutta l’idea di conquistare l’ascoltatore, pur essendo di una semplicità unica e incredibilmente maestoso. Si passa poi alle melodie più delicate di Catwoman, alle dissonanze inquietanti dell’Enigmista. Insomma, Giacchino si è davvero rimboccato le maniche per questo film (pensavo l’avesse fatto per Spiderman: No Way Home, ma mi sbagliavo).

The Batman

Finora ho solo elencato pregi, ma effettivamente, ci sono difetti in questo film? Certo, come ad esempio la sceneggiatura che può risultare troppo intricata, o il ritmo che può essere troppo altalenante, o le classiche forzature che si trovano in un film di supereroi (che però sono all’ordine del giorno in questo genere).

Tutto è, come al solito, sottoposto alla soggettività, ma questo film ha un pregio: strizza l’occhio ai fan del fumetto senza lasciare indietro i fan dell’ultimo minuto. Reeves aveva in mente un tributo al personaggio cartaceo, ed è riuscito a confezionarlo in un film che può essere veramente apprezzato anche da chi non è amante del genere dei supereroi.

Il nostro Reeves avrà vinto la scommessa con The Batman? Non rimane altro che andare in sala a scoprirlo.

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