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Green Pass falsi: scoperto il giovane hacker italiano

Pochi giorni fa una giovane modella di Genova ha provato ad acquistare il Green Pass per la modica cifra di 150 Euro ma poi è finita sotto ricatto. La ragazza, una volta capita la truffa, si è subito recata dalla polizia locale per porre denuncia.

Da quel momento sono partite le indagini da parte della Polizia Postale per scoprire da dove proveniva quel giro di Green Pass falsi. Sappiamo ormai tutti che qualche settimana fa il sistema di creazione dei certificati è stato hackerato, ma comunque le autorità sono riuscite a risalire a un giovane studente italiano che, grazie alle sue capacità informatiche, è riuscito a diventare il referente di un gruppo hacker russo.

Ecco chi ancora vende Green Pass falsi

E’ stata la denuncia di una ragazza genovese a far scoprire alla polizia un traffico di green pass falsi venduti online, al quale seguivano intimidazioni e ricatti. Gli agenti sono risaliti a uno studente che era diventato il referente italiano di pericolosi hacker russi.

Tutto sembrerebbe aver inizio quando la modella genovese ha cercato una scorciatoia semplice per poter accedere in palestra senza dover fare il vaccino. Grazie a una ricerca su Google è riuscita a trovare il modo di poter richiedere un Green Pass falso mandando documenti e somma richiesti. Ovviamente il certificato non è mai arrivato e, una volta capita la truffa, la ragazza ha subito minacciato lo studente che però l’ha subito ricattata pretendo altro denaro. Impaurita, si è subito recata alla polizia.

Green Pass falsi Studente Italiano Giovane

Il ragazzo sembrerebbe aver raggiunto anche i 20 mila Euro di incasso nel giro di pochi mesi investiti in parte in cripto monete e altri spesi in prodotti tech e prodotti di bellezza e di abbigliamento. I genitori sono sempre stati ignari di tutto e, anzi, hanno sempre lodato il figlio per le capacità imprenditoriali credendo vendesse upgrade per giochi online.

LEGGI ANCHE: Green Pass hackerati e compravendita illegale di codici, viaggio nel forum degli hacker dove tutto ha avuto inizio

Le indagini della Polizia Postale, sezione Financial Cybercrime, hanno portato a un appartamento nel Lazio. Il giovane residente sarebbe collegato a un gruppo di hacker russo ai quali forniva tutti i dati delle vittime presi tramite un canale Telegram. I dati personali venivano poi usati per creare conti online, acquisti di carte di credito e account su vari siti e-commerce. Inoltre venivano usati per creare account fake su Telegram aumentando i membri del suo canale.

Fonte: 1.

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Valerio Monti

Valerio Monti

Fotografo, videomaker e consulente tecnico, ma visto che mi avanzava un po' di tempo anche studente di Ingegneria Informatica

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