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Il MIT regalò Bitcoin agli studenti nel 2014, alcuni ci pagarono il sushi

Rimuginare sul passato non ha senso: col senno di poi siamo tutti più svegli. Ci sono errori, però, che fanno proprio accapponare la pelle. È il caso degli studenti del MIT che nel 2014 ricevettero una somma di denaro in Bitcoin, ma non pensarono di metterli da parte. Il mito del Bitcoin era ancora lontano e la criptovaluta sarebbe esplosa solo tre anni più tardi, nel 2017.

Cosa è successo nel 2017, l’anno del Bitcoin

Senza scendere in ambiti finanziari, il Bitcoin nel 2017 ha catturato le attenzioni di alcuni “pesci grossi” del settore per alcuni punti forti:

  • è una moneta decentralizzata, cioè non risponde a una banca centrale;
  • è disponibile in quantità limitata, pari a 21 milioni di Bitcoin, e per questo combatte l’inflazione;
  • è interamente digitale;
  • permette trasferimenti anonimi, un po’ come se fosse “moneta contante” ma digitale.

Diversi fattori hanno contribuito al “boom”, quello che ci interessa sapere è che la moneta è passata da un valore che sfiorava i 1.000 dollari a inizio anno ai quasi 13.000 dollari di dicembre 2017. Va da sé che chi aveva qualche Bitcoin nel 2017, si è ritrovato un bel gruzzoletto per Natale.

3.000 studenti ricevono Bitcoin dal MIT

Certo, vedere il valore dei propri Bitcoin salire implica non averli spesi tutti. Tantissimi studenti si sono infatti lasciati prendere dall’impulsività, complice anche un ottimo ristorante di pesce.

Nel 2014, un gruppo di ricercatori del MIT ha regalato a oltre 3.000 studenti 100 dollari in Bitcoin, da prelevare semplicemente iscrivendosi a una piattaforma universitaria creata appositamente per l’occasione. Un bel regalo, certo, ma non solo: l’équipe voleva studiare cosa avrebbero fatto gli studenti sul lungo periodo con la somma ricevuta. Nei tre anni successivi, quindi fino al fatidico 2017, tutti i wallet sono stati monitorati attentamente. I ricercatori hanno così scoperto che fine avevano fatto quei Bitcoin.

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…ma li spendono tutti subito, soprattutto in sushi

I risultati erano forse prevedibili e di sicuro deludenti. Circa 1 studente su 10 ha convertito tutto in dollari a meno di due settimane dalla ricezione, e a fine esperimento 1 su 4 aveva o speso o convertito tutti i Bitcoin nel wallet.

Un numero tragicamente alto di universitari li ha utilizzati per pagare del buon sushi. All’interno del campus del MIT, infatti, c’era un ristorante di pesce molto popolare e apprezzato che accettava pagamenti in criptovalute.

“Una delle cose peggiori, e allo stesso tempo una delle cose migliori, del MIT era un ristorante chiamato Thelonious Monkfish [NDR: il ristorante non accetta più pagamenti in criptovalute]. Ho speso quasi tutte le mie crypto in sushi“, ha raccontato alla CNBC Christian Catalini, uno degli studenti che aveva preso parte al progetto.

In foto lo Chef Owen Lin, che lavorava al Thelonious Monkfish nel 2014, e il suo “Frog Prince Roll”.

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Sbagliando si impara, anche nel mercato finanziario

Cercando un lato positivo alla vicenda, alcuni studenti si sono poi specializzati in criptovalute. Proprio Christian Catalini è diventato il co-fondatore di Floating Point Group, una piattaforma di brokeraggio di asset crypto, mentre un altro ex-studente si è dato al trading professionale. Quest’ultimo conferma: la maggior parte delle persone ha speso almeno una parte dei Bitcoin ricevuti in sushi. Una sorta di assurda “maledizione”.

Era l’unico ristorante in tutta l’area di Cambridge che accettava pagamenti in criptovalute, ed era anche molto popolare tra gli studenti”, spiega l’ex-studente.

In compenso, alcuni studenti si sono improvvisati un servizio di “creazione di wallet”, una procedura che al tempo non era esattamente semplice nemmeno per gli studiosi del MIT, il polo d’istruzione STEM più prestigioso degli USA. La consulenza costava la metà dei Bitcoin che sarebbero poi andati nel portafoglio virtuale. Questi studenti si sono dunque arricchiti? Non lo sappiamo, la CNBC non è riuscita a trovarli e potrebbero aver speso tutto anche loro. Fatto sta che quei Bitcoin che al tempo corrispondevano a 100 dollari oggi ne varrebbero circa 15.000.

Una vicenda che ha dell’incredibile, soprattutto se si pensa che alcuni avranno anche dimenticato la password del wallet, perdendo così l’intero importo.

Fonti: CNBC.

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Laura Stefan

Laura Stefan

Scrittrice di successo dall'83, responsabile sicurezza Google e sempre in movimento tra Bali e New York con il mio jet privato.

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