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Quentin Tarantino risponde alle critiche su Bruce Lee in “C’era una volta…a Hollywood”: “Succhiatemi il ca**o”

Quentin Tarantino replica alle parole dei fan sul personaggio di Bruce Lee in “C’era una volta…a Hollywood”

“C’era una volta…a Hollywood” è un film del 2019 scritto e diretto dal regista premio oscar Quentin Tarantino, con un incasso globale di 374 343 626 $ ha ricevuto molti pareri contrastanti da parte dei fan… e non solo.

Nel 2019 quando il film è stato distribuito nelle sale cinematografiche, i fan di Bruce Lee e la figlia dell’attore, si sono arrabbiati molto per il modo in cui è stato rappresentato Lee all’interno della pellicola.

Nel film, ambientato alla fine degli anni ’60 a Hollywood, nel periodo dell’omicidio di Sharon Tate da parte della famiglia Manson, vediamo uno dei personaggi principali, lo stuntman (Brad Pitt), combattere con Bruce Lee (interpretato di Mike Moh) sul set di “The Green Hornet” dopo che la vera star dell’azione si è vantata con la troupe prima di girare che se avesse mai combattuto contro Cassius Clay (in seguito noto come Muhammad Ali) lo avrebbe “reso uno storpio”. 

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La figlia di Lee, Shannon, ha parlato pubblicamente dell’ interpretazione di suo padre dopo l’uscita del film nel 2019, dicendo che Quentin Tarantino “potrebbe scusarsi o potrebbe dire: ‘Non so davvero com’era Bruce Lee'” invece di rappresentarlo in quel modo, così offensivo secondo lei.

Tarantino ha difeso la sua rappresentazione di Lee e ha voluto rappresentarlo proprio come un arrogante sbruffone. “Bruce Lee era un tipo arrogante”, ha detto Tarantino in una conferenza stampa a Mosca. “Il modo in cui parlava, non me lo sono inventato molto. L’ho sentito dire cose del genere, in tal senso. Se la gente dice: ‘Beh, non ha mai detto che avrebbe potuto picchiare Muhammad Ali.’ Beh, sì, l’ha fatto. Non solo l’ha detto, ma sua moglie, Linda Lee, l’ha detto nella sua prima biografia che abbia mai letto. L’ha detto assolutamente”.

Quentin Tarantino ha trovato comprensive le parole della figlia, ma non ha trovato altrettanto comprensive le parole dei fan:

“Posso capire che sua figlia si sia infastidita da tutto ciò, è il suo fottuto padre. Lo capisco”, ha detto il regista nel podcast “The Joe Rogan Experience ” mentre promuoveva il libro basato sul film “Ma chiunque altro, oh può succhiarmi il ca**o!”

Ma Quentin Tarantino ha voluto spiegare esattamente il motivo della sua scelta interpretativa di Bruce Lee nel film e il perché lo abbia voluto interpretare in maniera così negativa.

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“Gli stuntman odiavano Bruce in ‘Green Hornet'”, ha detto il regista. “È nel libro di Matthew Polly ‘Bruce Lee: A Life’ ed è sempre stato noto.”

“Bruce non aveva rispetto per gli stuntmen americani, li picchiava sempre con i piedi”, ha continuato Tarantino. “Si chiama etichettare quando colpisci uno stuntman per davvero. Li ha sempre colpiti con i piedi e li prendeva a pugni e gli stuntman sono arrivati ad un punto critico in cui hanno deciso di non lavorare più con Bruce Lee.”

Nel romanzo di cui parla Tarantino nel podcast,  il personaggio di Cliff Booth (Brad Pitt) è approfondito rispetto al film e ha aggiunto:

“Se Cliff avesse combattuto contro Bruce Lee in un torneo di arti marziali al Madison Square Garden, non avrebbe avuto alcuna possibilità”, ha detto “ma come assassino che ha già ucciso uomini in una giungla, ucciderebbe Bruce Lee con molta facilità. Lo ucciderebbe, cazzo! Bruce Lee non è un assassino. In realtà sta affrontando un ragazzo che potrebbe ucciderlo, è un storia diversa. È nel libro, quando Bruce si rende conto che Cliff sta assumendo una posizione di combattimento militare, si rende conto che Cliff è un assassino”.

“C’era una volta… a Hollywood” è ambientato nella Los Angeles del 1969 e segue le vicende di un attore televisivo in declino e della sua controfigura che, intenti a farsi strada nell’industria cinematografica hollywoodiana, si ritrovano ad essere vicini di casa di Sharon Tate, appena qualche mese prima del massacro di Cielo Drive.

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