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Shrek compie 20 anni e il The Guardian lo definisce “poco divertente e sopravvalutato”

Shrek compie 20 anni ma a quanto pare non è piaciuto a tutti

Shrek, il film d’animazione della DreamSorks diretto da Andrew Adamson e Vicky Jenson, basato sulla fiaba omonima del 1990 di William Steig compie 20 anni.

Il film del 2001 ha divertito e generazioni di appassionati e rappresenta, ancora oggi e a detta di molti, uno dei migliori film di animazione mai fatti.

Il ribaltamento di tutti gli elementi fondamentali delle fiabe tradizionali è stato sicuramente un importante elemento che ha portato poi al successo della pellicola. L’orco da mostro cattivo diventa l’eroe, il principe invece che essere mosso da nobili ideali si presenta come un uomo piccolo (dentro e fuori!), vanitoso e pieno di sé.

Shrek

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Il film è universalmente considerato un classico dell’animazione.

Oggi però, in occasione del 20esimo anniversario dell’uscita del film, il The Guardian ha pubblicano un’analisi della pellicola, in cui viene definito “poco divertente e sopravvalutato”.

Questi sono, in sintesi, i motivi che hanno spinto il Guardian a definirlo in quel modo:

Shrek è un film terribile. Non è divertente. Sembra orribile. Ha influenzato molte commedie animate poco divertenti e dall’aspetto orribile che copiavano la sua formula di disinvolta autoreferenzialità e sentimentalismo malaticcio. Tre di quei terribili film erano sequel di Shrek e uno era uno spin-off con un sequel in lavorazione. La maledizione si è attenuata ma non si è sciolta.

[…]

L’elemento più curioso di Shrek è quanto sembri disinteressato all’universo fiabesco che crea. […] Una volta che Shrek e Ciuchino attraversano il regno in cerca di Fiona per portarla a Farquaad, i riferimenti ai libri di fiabe sono del tutto abbandonati. Anche quando Robin Hood e i suoi uomini appaiono nei boschi, il film supera quel noioso vecchio mito per rendere omaggio a Matrix e Riverdance.

E alla fine, Shrek non ha salvato DreamWorks dalla svendita pochi anni dopo. Non ha prolungato la carriera di Myers.

Si tratta di posizioni probabilmente condivisibili, per lo meno per quanto riguarda le considerazioni riguardo le vicende aziendali di DreamWorks e le carriere dei doppiatori, ma non possiamo fare a meno di domandarci se l’autore di questo articolo, a distanza di 20 anni, abbia compreso il senso di Shrek e il messaggio dietro l’atipica favola contemporanea che rappresenta.

Cosa ne pensate? Ditecelo nei commenti!

 

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Gabriele Pati

Gabriele Pati

Cresciuto con libri di cibernetica, insalate di matematica e una massiccia dose di cinema e tv, nel tempo libero studia ingegneria, pratica sport e cerca nuovi modi per conquistare il mondo. Vanta il poco invidiabile record di essere stato uno dei primi con un account Netflix attivo alla mezzanotte del 22 ottobre 2015.

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