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Non Salvarmi, la recensione del libro di Livia Sambrotta

Abbiamo letto Non Salvarmi, il nuovo libro di Livia Sambrotta

Una ragazza scomparsa, un cadavere brutalmente sfigurato e il profilo desolato dell’orizzonte dell’Arizona: sono questi gli elementi che si dispiegano tra le pagine di Non Salvarmi, il nuovo romanzo di Livia Sambrotta, autrice che miscela gli elementi caratteristici del genere thriller con il respiro internazionale della tradizione del grande romanzo americano, dove gli Stati Uniti vengono in qualche modo trasformati nel teatro di tragedie umane che abbracciano vari aspetti e vari traumi.

La storia è quella di Deva che, a causa di uno choc subito nel passato e della disattenzione di un padre incapace di affrontare il dolore, si trova “rinchiusa” in una struttura di riabilitazione, specificatamente pensata per i figli delle celebrità di Hollywood, costretti a crescere all’ombra di genitori famosi e molto spesso assenti. Qui, sotto la guida di un uomo con un sogno quasi utopistico e di veterano di guerra, Deva dovrebbe guarire dalla sua dipendenza. Ma quello che la ragazza trova è altro: è qualcosa che la spinge ad andare contro le regole del ranch, a cercare una via di fuga in un aeroporto con la speranza di una vita migliore. Ma, proprio da quell’aeroporto, Deva scompare senza lasciare traccia. Finché un corso d’acqua non vomita il corpo sfigurato di una ragazza e l’omicidio di Deva diventa un magnete sinistro e macabro per la vita di una piccola comunità che sotto la superficie nasconde corruzione, droga e insicurezze.

 

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Non Salvarmi è una lettura che colpisce per la molteplicità di temi e chiavi di lettura che mette in scena. In un mercato editoriale che richiede la categorizzazione a ogni costo, Livia Sambrotta scrive una storia splendida che pur partendo dagli stilemi del genere thriller offre un respiro molto più ampio: intorno a Deva Wood crescono storie d’amore e storie d’abbandono, denunce di corruzioni e il sostegno incrollabile della fede. Questo fa sì che Non Salvarmi sia un libro unico, che non somiglia a nessun altro titolo di quelli che si trovano sugli scaffali delle librerie. Livia Sambrotta ha un proprio stile e una propria voce che non teme di far sentire e che riempie di riflessioni che molto spesso convergono verso l’amore per il cinema, che trasuda da ogni pagina. Non solo per i riferimenti a film e registi – come, ad esempio, il 3 Manifesti a Ebbing, Missouri – ma proprio per la tendenza a scrivere un romanzo che superasse il confine delle pagine stesse e fosse in grado di essere proiettato nella mente del lettore come un film. Lo stile della scrittrice è fortemente evocativo, al punto che sembra davvero di sentire sulla pelle lo schiaffo del vento dell’Arizona, così come l’aridità di un orizzonte che sembra non essere in grado di offrire altro che un futuro piatto e che invece si arrotola su se stesso, portando a colpi di scena e cuori spezzati.

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Non Salvarmi di Livia Sambrotta è uno di quei romanzi in grado di catturare l’attenzione e la curiosità del lettore, che si trova in qualche modo invischiato con questi personaggi oscuri e sempre molto imperfetti. La lettura scorre grazie a un ritmo perfettamente cadenzato, che dissemina indizi e colpi di scena con la precisione di un metronomo che indica il tempo perfetto per la realizzazione di una narrazione che cattura e che è impossibile da lasciare finché non si arriva all’ultima pagina, alla conclusione di una storia struggente e splendida che rimarrà a lungo nell’immaginazione e nella coscienza del lettore.

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Gabriele Pati

Gabriele Pati

Cresciuto con libri di cibernetica, insalate di matematica e una massiccia dose di cinema e tv, nel tempo libero studia ingegneria, pratica sport e cerca nuovi modi per conquistare il mondo. Vanta il poco invidiabile record di essere stato uno dei primi con un account Netflix attivo alla mezzanotte del 22 ottobre 2015.

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