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Dragon Quest XI: ho visto la luce

Padre, ho peccato. Sino a questo momento, però, perché ho trovato la luce. Proviene dalla mano di un giovane ragazzo con i capelli lunghi, il cui colore ricorda il terreno che quotidianamente ho calpestato in sua compagnia. È sempre stato un tipo silenzioso, apriva bocca solo per riprendere fiato dopo lunghe battaglie; però il suo sguardo, il suo portamento, parlavano più di mille parole. E di parole ne ho spese fin troppe, tra gioie e sofferenze, colmando il suo vuoto fatto di rumorosi silenzi. Non saprei dirle, Padre, come sia stato possibile un cambio così radicale nel mio cuore, eppure sono un uomo rinato.

Ho viaggiato per tante città diverse, ho conosciuto un’infinità di persone e ho dormito in così tanti letti che ora non ne ricordo il numero. Tutto in compagnia dello stesso ragazzo, ma a noi si unirono tante persone. Un giovane ladro, ad esempio, ci aspettava in una prigione; era originario dei bassifondi, guadagnava il pane con furtarelli, pareva una persona poco affidabile eppure ci aiutò a evadere. Da tre diventammo cinque, perché a noi giunsero due simpatiche sorelle i cui caratteri erano agli antipodi: la sorellina portava lunghe trecce ed era fuoco vivo, la maggiore, bionda e aggraziata, rimarginava le nostre ferite. Ogni sera accompagnavano il nostro sonno con soavi melodie e canti di speranza che viaggiavano sino alle stelle.

Ricordo ancora quando andammo a vedere uno spettacolo al circo di una città famosa, dopo che parlammo con il principe del posto. Nessuno di noi poteva immaginare che il più grande artista della serata si sarebbe unito nel nostro immenso viaggio. Portava gioia anche dove c’era solo tristezza, come quando incontrammo il nonno e la sorellastra del mio più grande, silenzioso, amico. O quando scoprimmo la sua vera identità. Per non parlare, poi, della bizzarra situazione creatasi con quel prode cavaliere che prima ci diede la caccia e poi si unì a noi per aiutarci nel nostro compito.

Padre, non saprei esprimere a parole ciò che ho provato quando abbiamo posto fine al regno del terrore dell’Oscuro. E lo abbiamo fatto due volte, perché la vera ombra si rivelò solo in seguito. Ce l’abbiamo fatta: il mondo è salvo e ognuno ha intrapreso un nuovo percorso di vita. Il mio caro amico oggi vive nel suo paese natale. Sa, ha sposato la sua amica d’infanzia, durante il viaggio mi rivelò che l’ha sempre amata. Ho provato tanta invidia, non lo nego, perché non ho mai capito come riusciva a comunicarmi tutto quello che provava, con i suoi lunghi silenzi: bastava lo sguardo per palpare la determinazione di colui che avrebbe liberato il mondo da ogni male.

Ho visto la luce dal primo istante che lo incontrai, quando ancora non sapeva di avere un dono. Prima di lui c’era un altro giovane ragazzo che riuscì a fermare momentaneamente le angherie dell’oscurità; è una leggenda vivente, così come lo siamo noi oggi. Con fatica abbiamo raccolto la sua eredità e portato a termine ciò che aveva iniziato in compagnia della sua amata e dei suoi due grandi amici. Ma l’oscurità vivrà in eterno, sino a quando ci sarà la luce, Padre. Per questo dobbiamo tramandare alle generazioni future ciò che è stato fatto prima di noi e come abbiamo liberato il regno dal male. Come il giorno e la notte, tutto torna e ciclicamente i nostri figli, e i loro figli, dovranno affrontare minacce sempre più grandi. La nostra avventura è conclusa, ma il destino del mondo è nelle mani di chi ancora deve aprire gli occhi per ammirarlo.

Ho avuto una visione dopo l’ultima battaglia: un ragazzo ancora più giovane brandiva la spada del mio fedele compagno. La stessa spada impregnata della luce che dà vita all’Albero del Mondo. Non so tra quanti anni la visione si avvererà, ma dobbiamo porre massima attenzione, poiché sono certo che si trattava di un presagio non troppo lontano. È come se avessi già vissuto l’avventura che quel giovane sconosciuto deve ancora intraprendere.

Godiamoci oggi i festeggiamenti e insegniamo alle generazioni future tutto quello che abbiamo imparato durante tutto questo tempo: l’amore, l’amicizia, il rispetto, la fatica, il dolore, il male. Il Lucente ha vinto e merita riposo, proprio come noi che lo abbiamo aiutato in questa impresa che sembrava impossibile. Il lungo cammino mi ha logorato gli stivali, Padre, e le spade che ho brandito mi hanno fatto venire i calli alle mani. Mi ha cambiato la vita e ho imparato ad amare l’avventura, anche se in tutti questi anni ho peccato. Perché ho visto la luce, e dopo questa confessione la mia anima è salva. E chi sa, magari un giorno potrei partire per un altro misterioso viaggio. Questo è solo l’inizio.

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