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JiokE, la nostra intervista – La “Pazzia” e l’orrore della quotidianità

“L’hai detto tu stesso, no? La vita, a volte… è proprio ingiusta.”

(JiokE, “attesa”).

 

Cari commodoriani, nonostante Halloween sia ormai alle spalle, noi di DrCommodore abbiamo deciso di portavi con noi in un viaggio “nell’orrore” , intervistando, In occasione dell’uscita del suo libro “Pazzia“, un astro nascente del fumetto horror italiano: JiokE.

Giovanni Dell’Oro, classe 1996, è un fumettista italiano diventato famoso sul web con lo pseudonimo JiokE; attualmente possiede una pagina Facebook seguita da oltre 37 mila utenti, un account Instagram, con più di 10.000 follower e un sito web dove carica tutti i suoi lavori.

Nelle sue opere JiokE racconta un tipo di orrore che viene molto spesso ignorato da altri artisti, ma che, paradossalmente, è quello con cui molte persone entrano a contatto ogni giorno e che permea maggiormente la realtà in cui viviamo. Stupro, violenza domestica, bullismo, morte prematura, rapimenti, droghe, follia… sono solo alcuni degli argomenti che questo giovane artista ha deciso di raccontare nei suoi lavori, con grande profondità e maturità. Le sue storie scavano infatti nel profondo della psiche umana, riuscendo a trasmettere un naturale senso di disagio nel lettore.

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L’altro elemento che riesce a rendere queste opere così inquietanti è sicuramente il particolare tratto utilizzato, che si basa su un sapiente gioco di chiaroscuri che “graffiano” la scena, riuscendo a farla vibrare, come se fosse viva.

Una cosa è certa, i fumetti di JiokE non sono per i deboli di stomaco.

Noi di DrCommodore abbiamo avuto il piacere di intervistare l’autore in occasione dell’uscita di “Pazzia”, un’antologia di 11 racconti dell’orrore, uno più disturbante dell’altro, che rappresenta l’esordio editoriale di questo giovane fumettista curato da Edizioni BD attraverso il progetto BD Next, dedicato ai giovani talenti italiani.

Ecco la nostra intervista.

 

Che cos’è per te “l’orrore” e qual è il genere di horror che preferisci rappresentare nelle tue opere?

Penso che esistano due tipologie di “orrore”. Il primo è l’orrore irrazionale, cioè la paura dell’ignoto, quello che pizzica il nostro istinto primordiale dicendoci di uscire in fretta da una stanza troppo buia. Il secondo invece è l’orrore che conosciamo fin troppo bene, quello razionale. E’ la repulsione che proviamo alla vista di un incidente o nel momento in cui leggiamo un fatto di cronaca particolarmente efferato.

Quest’ultimo ha sempre avuto un fascino particolare per me. Non solo perché ritengo che nel mondo dell’horror sia quello meno sfruttato, a favore di fantasmi e altre creature del “folklore popolare”, ma anche perché permette un maggiore coinvolgimento. Le vicende si sviluppano e degenerano all’interno di una quotidianità ben nota al lettore, e da ciò deriva la sua potenza narrativa e disturbante.

 

Molte delle tue opere trattano situazioni realistiche, derivanti anche dalla vita di tutti i giorni. Ritieni che sia nella quotidianità che si nasconde il vero “orrore”?

Per definizione, penso che l’orrore non possa essere “vero” se non ha una base di plausibilità: persino negli horror più surreali è necessario dare al lettore i giusti punti di riferimento con il quotidiano prima di affondare il colpo e dare la svolta.  Nel mio caso la svolta spesso è sempre vincolata a situazioni plausibili, e ciò sicuramente aiuta nell’immedesimazione.

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Quali sono gli artisti e le opere (libri, fumetti, film, etc..) che hanno maggiormente influenzato il tuo percorso artistico e il tuo stile?

Da piccolo leggevo moltissimo il coreano Yang Kyung-il, che sicuramente ha influenzato il lato nipponico del mio stile. Crescendo però mi sono avvicinato soprattutto ai fumetti europei, abbandonando il manga, con autori come Giulio Rincione, Manu Larcenet, Thomas Ott o l’underground di Miguel Ángel Martín.

Senza contare gli autori di libri come Pietro Gandolfi, Michael Connelly e Wulf Dorn che mi hanno ispirato sul piano narrativo.

Decisivo invece è stato il percorso di studi all’accademia di Brera, dove ho appreso la tecnica della calcografia, i cui chiaroscuri “graffiati” mi sono stati essenziali per sviluppare il mio stile.

 

Hai mai pensato di approcciarti (o ti sei mai approcciato) ad un genere diverso dall’horror? Se sì quale?

A volte mi capita di oscillare tra il dramma e il puro trash splatter.  Mai argomenti allegri, comunque.

 

Quando disegni lo fai in un particolare stato d’animo?

Spesso provo una sorta di malessere interiore che mi fa diventare gli occhi lucidi. É in queste fasi che capisco se la mia storia funziona.

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Il 21 ottobre è uscito in libreria e fumetteria “Pazzia”, il tuo primo libro pubblicato, contenente una raccolta delle tue opere più famose e due completamente inedite. Cosa rappresenta per te questo progetto? Lo vedi come un traguardo o un punto di partenza?

Lo vedo più come un piccolo punto di partenza per me. Il mio motto comunque è sempre stato “non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”, per cui al momento mi godo la bellissima soddisfazione di essere nell’editoria, senza preoccuparmi troppo di cosa mi riserverà questo imprevedibile mondo.

 

In futuro pensi di fare degli In-store?

Purtroppo con i tempi che corrono risulta difficile fare previsioni; ad oggi comunque con Edizioni BD abbiamo organizzato firmacopie online con Popstore e Games Academy per poter in qualche modo sopperire alla mancanza di contatto umano. Per il futuro si vedrà.

 

Puoi darci un’anticipazione sui tuoi progetti futuri?

Non mi dispiacerebbe lavorare un giorno a una singola storia da 150 0 180 pagine, sarebbe una ottima occasione per mettermi alla prova tra sviluppo dei personaggi e intreccio. Io comunque sto continuando a scrivere, disegnare e a buttare giù idee. Poi come ho affermato prima: “non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”.

 

Pazzia è in tutte le librerie, fumetterie e store online

BD Next è il progetto editoriale dedicato agli autori esordienti, di cui fanno parte anche Ruggine di Fabiana Mascolo e Francesco Vicentini Orgnani, Due Attese di Maurizio Lacavalla, Il sentiero delle Ossa di Ettore Mazza, Graveyard Kids 1 di Davide Minciaroni.

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