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Jonathan Galindo, la creepypasta che avrebbe spinto al suicidio un bambino di 11 anni

In questi giorni il nome di Jonathan Galindo sta venendo associato ad un suicidio di un bambino di 11 anni di Napoli

Un bambino di 11 anni di Napoli, figlio di due affermati professionisti, si è suicidato buttandosi dalla finestra. Il bambino, prima di compiere il folle gesto, ha scritto una lettera ai genitori per scusarsi di cosa stava per fare e che il gesto è stato fatto per assecondare un “uomo nero”.

È proprio dietro questa figura dell’“uomo nero” che gli investigatori stanno lavorando per capire se è qualcosa frutto dell’immaginazione del bambino o se dietro ci sono persone reali o entità virtuali frutto di challenge di cui diverse volte si è sentito parlare nei media.

In questo contesto si è fatto spazio il nome della creepypasta Jonathan Galindo. Ma chi è questo personaggio?

La figura di Jonathan Galindo nasce sui social intorno al 2017. Si fa spazio tra i meandri dell’Internet ed arriva fino ad oggi fino a diventare una delle leggende più in voga tra gli appassionati di creepypasta del 2020.

Galindo non è una persona in carne ed ossa ma la sua immagine nasce da una maschera di Pippo della Disney abbastanza inquietante creata dal make up artist Samuel Canini.

Jonathan Galindo

Le foto di questo make up, come si diceva prima, sono iniziate a diventare foto di diversi profili su diversi social tutti con nome Jonathan Galindo a partire dal 2017.

Su questi profili sono iniziate a circolare le solite leggende metropolitane di Internet o meglio conosciute come creepypasta. Fino ad oggi, però, le testimonianze da ritenere attendibili dietro l’interazione con questi profili parlano di qualche burlone che si diverte a mettere paura a chi è dall’altra parte dello schermo.

Ultimamente, però, sempre più spesso, si è parlato di profili che scrivevano sui social a ragazzi molto giovani, se non addirittura bambini, per proporgli challenge sempre più pericolose. Una sorta di nuova Blue Whale.

Come al solito non vi sono mai riscontri reali o quantomeno certificati che ci sono morti dietro a questo tipo di fantomatiche challenge.

Il più delle volte sono i media tradizionali che calcano la mano sulle suggestioni che il mondo di Internet fornisce ad un’ utenza neofita o superficiale della rete.

Commodoriani che ne pensate di questo caso di cronaca? Credete che il suicidio del bambino sia dovuto a qualcosa legata al mondo di Internet o che sia magari legato a qualche suggestione che lo ha impressionato fino a spingerlo al gesto estremo? Fatecelo sapere nei commenti.

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Alessandro Mezzolla

Alessandro Mezzolla

Alessandro Mezzolla è di San Pancrazio Salentino in provincia di Brindisi. Un genio. miliardario, playboy, filantropo non è sicuramente una descrizione calzante. Ha la passione per il cinema, la musica e le magliette macabre. Il suo motto è "Perchè anche oggi mi sono svegliato?"

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