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Mortal Shell, la recensione: vorrei, ma non posso

Ecco la nostra recensione di Mortal Shell! 

Il genere soulslike è forse uno dei generi più di successo degli ultimi anni. Sin dall’uscita di Demon’s Souls prima e Dark Souls poi, tanti sono stati gli studi di sviluppo che, giustamente, hanno cercato di cavalcare l’onda generata dal genio del maestro Hidetaka Miyazaki e dai due capolavori menzionati in precedenza. Purtroppo però, escludendo rarissimi casi, gran parte degli esponenti del genere soulslike non si avvicinano neanche lontanamente alla qualità dei titoli From Software, che hanno fatto la loro fortuna grazie ad un gameplay stratificato e ben studiato, a tante possibilità di personalizzazione delle build del nostro personaggio, oltre che ad una serie infinita di altri elementi che sarebbe anche inutile e superfluo elencare. Molti di questi “cloni” infatti, risultano essere mere copie carbone delle opere di From prive di personalità, di una direzione artistica originale e di un gameplay che risulti essere piacevole e divertente. Nonostante ciò tuttavia, l’annuncio di Mortal Shell, titolo disponibile su PlayStation 4, Xbox One e PC sviluppato da Cold Simmetry, destò la curiosità di tantissimi amanti del genere. I tanti video gameplay diffusi mostravano infatti una direzione artistica particolarmente evocativa, unita a stralci di gameplay che sembravano avere tutte le carte in regola per fare del titolo un degno erede dei souls, o quantomeno un degno esponente del genere soulslike. Noi di DrCommodore.it abbiamo avuto la possibilità di provare questo interessantissimo progetto, e siamo finalmente pronti a dirvi se Mortal Shell è realmente ciò che sembra, o se siamo davanti ad un ennesimo, malriuscito tentativo di imitazione. Curiosi? Beh, proseguite nella lettura!

Mortal Shell Screenshot

Nessuno mette Miyazaki in un angolo

In Mortal Shell, così come nella gran parte dei soulslike, la narrazione non è affidata a lunghe ed esplicative cutscenes, quanto piuttosto ad elementi testuali che contribuiscono alla creazione di un universo narrativo; come avrete ben capito dunque, siamo davanti ad un titolo che fa della lore l’unico punto di forza della sua narrazione. Purtroppo però, a differenza della maestosa lore creata da Miyazaki, le idee che fanno da sfondo alle avventure del protagonista, un guscio vuoto capace di abitare le spoglie di guerrieri caduti, non riescono a mostrare nulla di originale né di innovativo, risultando essere null’altro che un confusionario sfondo utile a giustificare il percorso che ci porterà ai titoli di coda e che ci vedrà correre in lungo e in largo per recuperare dai vari boss le “Sacre Ghiandole”. L’unico, e a dirla tutta, brillante guizzo del comparto narrativo di Mortal Shell è quello relativo al background dei guerrieri caduti che andremo a possedere e controllare: il Crociato, lo Studioso, il Ladro ed il Guerriero. Le loro voci, le loro storie, addirittura i loro nomi saranno infatti rivelati progredendo con la trama, mostrando una caratterizzazione che risulta essere indubbiamente superiore a quella del “non morto prescelto” ideata da Miyazaki nel suo Dark Souls. Scoprire le storie ed i nomi di ognuno dei personaggi giocabili è uno dei motivi che spinge il giocatore a proseguire nella confusionaria avventura ideata da Cold Simmetry, ed è anche una delle più fulgide dimostrazioni del fatto che, con i giusti accorgimenti, Mortal Shell sarebbe potuto essere molto più di quello che è. Purtroppo la caratterizzazione che gli sviluppatori hanno donato ai personaggi secondari non è pari a quella per i PNG, presenti perlopiù a Falgrim, l’hub centrale del gioco. Sorella Genessa, la misteriosa figura che prenderà il posto dei classici falò di Dark Souls sarà infatti l’unico personaggio non giocante degno di nota; gli altri, purtroppo, tenderanno a finire nel dimenticatoio dopo pochissimo tempo a causa di un’estetica e di una caratterizzazione piuttosto vuota e piatta. Estetica piatta che si riverbera anche nel mondo di gioco, che risulta essere sviluppato in maniera piuttosto svogliata e mancante di location degne di nota; la stessa Falgrim menzionata in precedenza è infatti spoglia e priva di un’identità precisa, così come gli altri luoghi presenti all’interno del titolo. Insomma, sul piano narrativo purtroppo Mortal Shell non ci ha convinti; escludendo l’ottima caratterizzazione delle spoglie mortali che vestiremo, l’action RPG sembra essere poco più che un esercizio di stile che tenta di scimmiottare la celebre narrativa silenziosa senza però mai riuscirci.

Mortal Shell screenshot

Combat System interessante, ma il resto?

Se la narrativa di Mortal Shell non ci ha convinto appieno, lo stesso non possiamo dire del suo gameplay e soprattutto del suo combat system. Partiamo da un presupposto fondamentale: a differenza dei titoli da cui prende spunto, Mortal Shell non offre né loot, nè personalizzazione dei parametri ad ogni level up.

Come già accennato in precedenza, il protagonista Foundling è capace di abitare i cadaveri di guerrieri caduti in battaglia, prendendo in prestito le caratteristiche e le abilità che questi avevano in vita; tali cadaveri non sono altro che le varie classi che sarà possibile utilizzare in game, differenziate come già anticipato in Guerriero, Ladro, Mago e Crociato. Ognuna di queste classi avrà i suoi personali parametri, oltre che una sola arma a disposizione legata ad un moveset specifico che non potrà essere in alcun modo modificato data l’assenza di qualsivoglia tipo di loot; tale feature, coraggiosa ma tutto sommato ben studiata, allontana quell’alone di imitazione che Mortal Shell si porta dietro. Le classi sopra menzionate tentano dunque di accontentare qualunque tipo di giocatore, che potrà scegliere in ogni momento quale sia il personaggio più adatto per affrontare le mostruosità che si pareranno voi davanti; durante ogni combattimento infatti potremo liberamente passare da una classe all’altra, seppur con qualche rischio, poiché i nemici approfitteranno sicuramente di quel lasso di tempo per porre una prematura fine al vostro viaggio. Padroneggiare le varie classi, tutte estremamente bilanciate fra loro, potenziarle tramite il Tar e le Visioni non sarà infatti impresa facile, e scegliere il giusto personaggio spesso farà la differenza tra una morte veloce o un combattimento molto agevole. Tornando per un secondo al bilanciamento, ci è sembrato che il Crociato sia molto più potente delle altre classi disponibili: ciò potrebbe portare ad una preferenza nei suoi confronti, anche se dovrete fare i conti con una stamina piuttosto bassa ed una velocità di movimento praticamente nulla.

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Qualunque sia la classe che sceglierete tuttavia, vi ritroverete davanti ad un combat system piuttosto classico, che mutua parecchi elementi dai soulslike ma condito da qualche interessante aggiunta; parliamo in particolare della Pietrificazione e del Sigillo Ossidato. La prima, come facilmente intuibile, permetterà al giocatore di parare tutti gli attacchi dei nemici per un breve periodo di tempo azzerando i danni subiti, mentre il Sigillo avrà più di una funzione. Oltre ad essere utilizzato per parare e parryare, questo, una volta potenziato, metterà a vostra disposizione una serie di bonus attivi e passivi, come il recupero della salute o attacchi speciali utili a sterminare tutti i nemici di fronte a voi. L’utilizzo di queste due meccaniche tuttavia consumerà la Determinazione del vostro personaggio, che potrà essere recuperata o tramite appositi oggetti o sferrando ripetuti attacchi ai nemici; se però non riusciremo a riempire un intero segmento dell’apposita barra, questa si andrà pian piano svuotando. Ciò dona varietà agli scontri, che il più delle volte richiederanno un atteggiamento più aggressivo e meno attendista per essere portati a termine.

Purtroppo però il discreto combat system di Mortal Shell deve fare i conti con delle animazioni parecchio legnose, con un feedback dei colpi praticamente assente e con un gameplay che non risulta essere assolutamente alla sua altezza. Il mondo di gioco è infatti eccessivamente dispersivo e mal costruito, condito da un level design a nostro parere insufficiente, parecchio lontano da quel capolavoro che fu il primo Dark Souls, e da un backtracking al limite del noioso. Dopo aver ammazzato i boss presenti ed aver recuperato le Sacre Ghiandole infatti sarete costretti a percorrere a ritroso il percorso fino all’hub centrale; percorso che tuttavia sarà avvolto dall’oscurità e sarà illuminato solo dall’oggetto appena recuperato. Come se non bastasse, il percorso verrà inondato da creature molto più forti di quelle battute in precedenza, rendendo l’esplorazione, già parecchio confusionaria e poco stimolante, un vero e proprio supplizio. Se non fosse per questi problemi, Mortal Shell avrebbe potuto sicuramente avere altre fortune, ma purtroppo così non è stato.

Buona direzione artistica, Tecnica così e così

Concludiamo quest’analisi di Mortal Shell analizzando il comparto artistico ed il comparto tecnico del titolo targato Cold Simmetry. Anticipiamo subito che entrambe non ci hanno convinto pienamente, ma per motivi diversi. La direzione artistica per quanto riguarda i gusci vuoti che andremo ad abitare e Sorella Genessa è infatti degna di nota: i personaggi che controlleremo e l’NPC sono infatti originali, ben costruiti nell’estetica e siamo sicuri che sarebbero potuti diventare addirittura iconici, per certi versi. Lo stesso purtroppo non possiamo dire del mondo di gioco, privo di personalità e davvero poco ispirato, così come dei nemici che non ci hanno colpito assolutamente per originalità. Dal punto di vista tecnico invece, dobbiamo purtroppo rilevare alcune sbavature più o meno gravi riguardanti sia il frame rate, abbastanza ballerino nelle situazioni più concitate, sia nelle animazioni e nel feedback dei colpi, che come già anticipato è praticamente assente; assente come le collisioni con gli elementi dello scenario, che possono si risultare comode durante gli scontri ma la cui mancanza è inaccettabile anche in un titolo low budget come Mortal Shell. A fare da contraltare a questi problemi c’è una resa grafica più che discreta, che riesce a donare un colpo d’occhio tutt’altro che banale.

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In conclusione..

Mortal Shell è un esperimento riuscito a metà. Il titolo Cold Simmetry fallisce sia sul piano tecnico, sia, seppur parzialmente, su quello narrativo, risultando nient’altro che un pallido tentativo di imitazione delle opere di From Software condito da un backtracking tedioso e da un mondo sviluppato male. Tuttavia è innegabile che l’idea di abitare gusci vuoti ed alcuni degli spunti del suo combat system siano particolarmente ben riusciti ed originali; tali spunti, se correttamente sfruttati in un ipotetico secondo capitolo, potrebbero sicuramente dar vita ad un titolo degno di nota. Di conseguenza, se proprio non riuscite a frenare la vostra voglia di soulslike, Mortal Shell potrebbe divertirvi e donarvi qualche ora di piacevole svago; in caso contrario, sarà meglio per voi recarvi su altri lidi.

VOTO: 6.2

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Carlo D'Alise

Carlo D'Alise

Videogiocatore dagli indimenticabili tempi dello SNES. Praticante avvocato nel tempo libero, appassionato in particolare di Action, Soulslike ed RPG, ma in generale del videogioco in (quasi) tutte le sue declinazioni. Sono ad un panino dall'obesità.

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