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Sword Art Online: Storia di un’incomprensione

Io odio Internet. E’ stata una delle prime cose che ho pensato dopo aver terminato la visione di Sword Art Online; il che da un certo punto di vista è ironico, visto che la serie è basata su un videogioco VRMMORPG.

La cosa che odio principalmente della rete, è che sostanzialmente funge da cassa di risonanza nei confronti dei fenomeni popolari, come appunto in questo caso. La popolarità fa si che un fenomeno venga analizzato in modo ampio, raccogliendo un’eterogeneità di pareri e di opinioni. Se consideriamo il fatto che l’utente medio è avvezzo all’utilizzo del termine “capolavoro”, dall’altro lato c’è un’utenza altrettanto numerosa pronta a controbilanciare le cose; talvolta, esagerando anche in senso negativo.

Proprio per questo motivo è facile che si venga a creare una guerra tra due fazioni, ed è davvero tanto difficile cercare di non farsi coinvolgere quando ci si trova in mezzo. Non riesco davvero a spiegare in altro modo l’odio che si è venuto a creare nei confronti di questa serie; lungi dall’essere un capolavoro, ma anche dalla spazzatura fumante che alcuni sono soliti associare al nome di Sword Art Online. 

Cercherò quindi di fare un po’ di chiarezza e di analizzare nel modo più cristallino possibile (seppur attraverso la mia visione personalissima) una delle serie più influenti dell’ultimo ventennio.

La serie animata

Come ben sappiamo Sword Art Online è un franchise vastissimo, che comprende anime, manga e novel (quest’ultima, scritta da Reki Kawahara, rappresenta l’opera originale). Poiché non ho le conoscenze adatte, non avendo letto la novel e nemmeno il manga, mi limiterò unicamente alla disamina delle prime due serie animate. Non aspettatevi nulla di esageratamente minuzioso, ma vorrei fare un’analisi piuttosto ampia dei temi affrontati da queste due serie animate.

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Spesso sento associare il nome di Sword Art Online ad un’opera piuttosto fumosa, le cui sfarzosità narrative e visive nascondono, secondo alcuni, una totale (o quasi) assenza di contenuto. Tale frase a mio parere è falsissima, ma andiamo ad affrontare più nel dettaglio la faccenda. Trattandosi di un’opera famosissima, mi prenderò il lusso di fare spoiler. Pertanto qualora non aveste visionato la serie in questione e vorreste vederla in futuro, evitate di leggere il proseguo dello scritto.

La trama

Sword Art Online (SAO) è una realtà virtuale di gioco di ruolo in rete multigiocatore di massa (VRMMORPG) pubblicata nel 2022: grazie al NerveGear; un casco in grado di stimolare i cinque sensi dell’utilizzatore tramite la manipolazione diretta del cervello. I giocatori possono impersonare e controllare il loro stesso personaggio nel gioco direttamente con la loro mente.

SAO viene aperto ufficialmente il 6 novembre 2022, ma gli utenti connessi si rendono conto che è impossibile disconnettersi. Il creatore del gioco, Akihiko Kayaba, si rivela uno psicopatico e li informa di averli imprigionati. Se desiderano tornare ad essere liberi, deve essere raggiunto e superato l’ultimo livello del gioco (rappresentato dal 100º piano del castello volante in cui si trova il boss finale Aincrad); tuttavia in caso di morte nella realtà virtuale, il NerveGear causerà un coma cerebrale al giocatore per mezzo di scosse elettriche al cervello.

Sulla base di questi eventi piuttosto interessanti e singolari, si snodano le vicende di Kazuto Kirigaya, classico ragazzo otaku amante dei videogiochi e avverso alla vita sociale. Il resto degli eventi sono ben noti, per cui eviterò di dilungarmi più di tanto.

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La realtà virtuale in Sword Art Online

Una delle cose più interessanti (ed al tempo stesso controverse) di Sword Art Online, è la visione dell’autore sul concetto di realtà virtuale. Questo è probabilmente il motivo principale che ha reso la serie interessante agli occhi di alcuni, e fastidiosa per altri. Kirito riesce a costruire una sua dimensione vera e propria nella realtà virtuale proposta in Sword Art Online, che non viene semplicemente vista come un’estensione fittizia della realtà finalizzata ad una ben più profonda autorealizzazione, ma assume connotati solidi ben definiti.

In poche parole: la realtà virtuale arriva ad avere quasi lo stesso peso di quella reale. Qui risiede tutta la controversione della visione dell’autore sul concetto di realtà virtuale. Molti difatti potranno ritenere il messaggio profondamente ed umanamente sbagliato; che porta lo spettatore alla non accettazione del mondo in cui si vive ed al rifugio totale o parziale in una realtà virtuale parallela attraverso la rete, che non ha la stessa valenza e che non può sostituirsi del tutto ad essa. Pensiero che, personalmente, non condivido affatto.

Francamente parlando credo sia davvero difficile posizionare un paletto che separa il buonsenso dalla follia, vista la quantità innumerevole di sfumature da cui è caratterizzata l’esistenza. Quello che posso dire con assoluta certezza, ed è ciò che ho sentito in modo diretto dall’autore di Sword Art Online, è che i confini talvolta possono essere più labili di quel ci si può immaginare.

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L’arco di Aincrad è probabilmente il mio arco preferito di Sword Art Online. La motivazione è molto semplice: vengono gettate solide basi per l’approfondimento di temi e personaggi, che avranno già modo di essere sviluppati in modo piuttosto interessante in questi 14 episodi. Questo è l’arco più famoso della serie, che viene citato di più, e che presenta sicuramente dei difetti.

Questa cosa ci tengo a dirla almeno una volta: Sword Art Online non è un’opera perfetta. E’ un’opera per certi versi grezza, ma che a mio parere brilla di una luce davvero intensa. Nonostante temi e personaggi troveranno una loro cristallizzazione ben definita, l’arco soffre di una narrazione piuttosto saltuaria che impedisce allo spettatore di prendere familiarità con il worldbuilding. Che risulta frammentato, poco solido e familiare per lo spettatore che si sente in qualche modo estraneo a certe cose.

Questo è l’arco in cui Kirito ed Asuna si avvicinano ed iniziano la loro relazione, che viene mandata avanti in modo parallelo a quella che è l’avanzata verso la cima del castello fluttuante. Il loro avvicinamento ed il loro rapporto lo trovo davvero genuino, intenso e vero. Se si passa sopra ad alcune situazioni stucchevoli tipiche dell’adolescenza, diventa davvero difficile non empatizzare con la genuinità del modo in cui viene affrontata la cosa.

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Asuna e la sua evoluzione

Qui possiamo notare la prima vera e propria evoluzione del personaggio di Asuna, e di come cambia il suo approccio verso la realtà online. Se fino a quel momento ella vedeva la cosa unicamente in funzione del dover fuggire il prima possibile, con il tempo capisce che la situazione in cui versa potrebbe anche essere irreversibile. Motivo per cui impara a godersi l’attimo, a vivere la vita in modo più fresco e spensierato, perché in fondo ogni attimo va goduto a prescindere. Famosa la scena dell’albero in cui entrambi i personaggi si fanno una bella dormita all’ombra di una giornata particolarmente mite, senza preoccupazioni alcuna verso le battaglie.

Tali comportamenti possono essere visti come una sorta di menefreghismo, e per certi versi lo sono, tuttavia Asuna si rende perfettamente conto che attualmente questa è la sua unica vita, e nonostante voglia tornare indietro, sta costruendo attimi preziosissimi ed un legame molto intenso che ha voglia di immortalare in qualsiasi modo.

Kirito d’altra parte ricopre un po’ il ruolo del genio che si lascia trascinare dalla corrente; risultando così monodimensionale, dando risalto più all’ambiente circostante che a sé stesso.

Virtuale e digitale

Anche questo è un tema molto presente all’interno di quest’arco, sebbene non venga mai chiarito in modo preciso. La serie ci fa notare come la virtualità della realtà non infici in alcun modo con quelle che sono le interazioni tra le persone; che non sono virtuali, ma digitali. La differenza risiede nel fatto che la digitalità di un rapporto consiste nell’interazione tra due persone vere, e quindi non IA, che trova la sua dimensione in un contesto virtuale.

Detto in poche parole: è un rapporto vero, genuino, ed autentico, tanto quanto quello che si viene a creare nella realtà. Spesso erroneamente si tendono a confondere i due termini, ma è bene ricordarsi che quando ci si interfaccia ad una persona vera, pur trovandosi in una realtà virtuale, il rapporto non è anch’esso virtuale.

In realtà la serie propone anche un rapporto piuttosto interessante con una IA, dai vaghissimi ricordi di alcune opere cyberpunk di qualche anno prima. Mi riferisco ovviamente a Yui; intelligenza artificiale nata nel sistema e cristallizzatasi in un’autocoscienza vera e propria.

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La fine di Aincrad e la figura di Akihiko Kayaba

Giunti alla fine dell’arco, Kirito si scontra direttamente con il creatore del gioco: Akihiko Kayaba. Passando sopra alcuni passaggi di sceneggiatura poco chiari e un po’ forzati, è possibile godersi uno dei momenti più intensi a livello visivo e registico di tutto Sword Art Online. Una fotografia particolarmente curata, con l’uso di una colorazione piuttosto intensa ed impostata su tonalità calde ed accese, suscitano forte emotività nello spettatore e creano una messa in scena davvero complessa.

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Nonostante la figura di Akihiko Kayaba risulti più che enigmatica e verrà ripresa più volte nelle serie successive, il quadro generale di questo personaggio ci appare relativamente limpido.

Kayaba non ne esce fuori come personaggio totalmente malvagio, questo appare piuttosto evidente a mio parere. E’ interessante notare come il suo personaggio appaia come un rivoluzionario eccentrico ed imperfetto. Non gli si perdona di certo l’essere diventato un criminale, tuttavia il suo più intimo desiderio appare nobile e molto sentito. In Sword Art Online vedremo tantissimi personaggi negativi; tuttavia Kayaba nella sua ambiguità e nell’impossibilità di comprenderlo del tutto, risulta tutt’altro che monodimensionale.

Il gioco viene quindi terminato e un Kirito piuttosto provato si risveglia nel mondo reale; così si chiude il primo arco.

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La seconda ed ultima parte della prima serie di Sword Art Online vede come evento principale un nuovo gioco, ovvero ALfheim Online. La ripresa di alcuni giocatori appare difficoltosa, ed Asuna non è ancora uscita dal coma. Secondo alcune voci, Asuna sarebbe rimasta intrappolata in questo nuovo videogioco gestito da alcuni funzionari che hanno preso le redini della ormai ex compagnia che gestiva Sword Art Online. Motivo che spingerà Kirito a provare questo nuovo videogioco, nella speranza di poter salvare la sua ragazza.

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Da qui in avanti la narrazione diventa di tipo road molto classico, tuttavia non mancheranno ulteriori temi da intersecare con quelli già sviluppati nel primo arco. Il solo fatto che ALfheim esista, è indice del fatto che ormai la società ha preso questo tipo di direzione; le persone in Sword Art Online cercano il più possibile un contatto nel mondo virtuale.

Se da una parte la società appare vogliosa di progredire sempre più, dall’altra appare impellente il bisogno della rete e del nascondere la propria identità. Tale concetto, seppur sviluppato in una maniera molto adolescenziale, viene affrontato tramite il rapporto tra Kirito e Suguha. 

Suguha inizia ad approcciarsi ai videogiochi per poter capire come si sentisse Kirito. Il solo fatto che entrambi i personaggi conducano un’esistenza parallela senza riconoscersi nel mondo virtuale, ci fa capire quanto sia facile camuffare sé stessi nel mondo della rete. Pur risultando un plot device un po’ forzato (visto che entrambi i personaggi si sono incontrati per caso), trovo piuttosto interessante questa ulteriore sfaccettatura del mondo virtuale. Tuttavia anche qui non mancheranno dei parallelismi con il mondo reale; sebbene sia facile essere meschini nel mondo virtuale, se una persona è meschina lo sarà sempre, a prescindere dal mezzo con il quale si esprime.

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Kirito riesce a liberare Asuna e riceve dalla coscienza di Kayaba “il seme del mondo”. Starà quindi a lui scegliere se distruggere o meno il lascito di Kayaba, che consentirà alla società di portare la realtà virtuale su un piano decisamente superiore. Ovviamente la risposta è piuttosto scontata, visto che fino ad ora la serie ha demonizzato sempre l’essere umano e le sue azioni, non i suoi mezzi.

Ci introduciamo quindi nella seconda stagione; qui i toni cambieranno completamente e verranno introdotti ulteriori temi. Sebbene alcuni passaggi di sceneggiatura inizino a scricchiolare a causa della ripetizione svogliata di alcune situazioni, non mancheranno temi del tutto nuovi ed interessanti. Questa volta le vicende saranno affrontate all’interno di un nuovo gioco chiamato Gun Gale Online. Qui Kirito indagherà su un caso inerente ad un sedicente serial killer; ex Laughin Coffin capace (almeno in teoria) di uccidere le persone nel mondo virtuale.

Tale espediente narrativo permette a Sword Art Online di cambiare registro in modo significativo; la road story si trasforma in thriller e le ambientazioni si fanno più cupe. Viene introdotto il personaggio di Asada Shino con i suoi traumi e i suoi impensabili legami con il sedicente serial killer.

 

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Il dualismo in Phantom Bullet

La cosa più interessante di Phantom Bullet a mio avviso è rappresentata dal modo diametralmente opposto con cui alcuni personaggi si siano interfacciati al mondo della rete. Qui abbiamo un ulteriore plot device e veniamo a sapere che il serial killer che sta facendo tremare il mondo della rete, altri che non è l’amico di infanzia di Asada. Mentre Asada riesce, tramite la rete, a superare i suoi traumi ed a divenire una persona migliore, il suo amico degenera completamente diventando un mostro. Ulteriore conferma del fatto che se c’è una cosa da demonizzare, questa è sempre la volontà umana e non il mezzo con il quale si esprime. Ogni persona può trarre positività o negatività dalla rete, è solo ed esclusivamente una questione di scelta.

Caliburn Arc

Caliburn Arc rappresenta un momento di puro stallo a livello tematico in Sword Art Online. Kirito forma una squadra con i suoi amici per il completamento di una quest all’interno di ALfheim Online. La quest consiste nel liberare un popolo da una razza che li ha oppressi, ottenendo come ricompensa la spada leggendaria Excalibur. Non mi dilungo ulteriormente su quest’arco, visto che c’è davvero ben poco a livello contenutistico. Caliburn Arc offre allo spettatore momenti di action adventure su scenari fantasy ad ampio respiro.

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Mother’s Rosario Arc

Ci avviamo verso la fine della seconda stagione di Sword Art Online con l’ultimo arco: ovvero Mother’s Rosario. A mio parere Mother’s Rosario rappresenta il secondo miglior arco di queste due stagioni (secondo solo ad Aincrad), ed il primo in assoluto se consideriamo unicamente il livello di spessore contenutistico. Si può dire che la seconda stagione di Sword Art Online termini con il botto; creando da una parte una storia dall’impatto emotivo e contenutistico non indifferente, dall’altra prendendo ancora una volta il personaggio di Asuna e facendolo crescere ulteriormente.

Nel mondo virtuale di ALfheim Online è apparso un nuovo personaggio che si fa chiamare “la spada assoluta”. Tale individuo ha iniziato a sfidare una marea di persone e non ha mai perso. Asuna incuriosita dalla situazione che appare piuttosto strana, si accinge a controllare. Col tempo veniamo a scoprire l’identità e l’obiettivo de “la spada assoluta”, che sta cercando un membro da reclutare nella sua gilda per poter sconfiggere un boss e immortalare il suo nome e quello dei suoi compagni sul monumento di pietra del gioco.

Il colpo di scena di quest’arco è rappresentato dal fatto che la gilda in questione è composta unicamente da malati terminali, il cui obiettivo è quello di immortalare e lasciare un segno indelebile del loro vissuto all’interno di quel gioco. La componente estremamente drammatica di quest’arco si va a legare ancora una volta al dualismo bilaterale della rete, che abbiamo visto non essere stata mai demonizzata in senso assoluto.

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Vivere ogni istante

Ci sono cose che si possono comunicare solo combattendo.

Per tutti coloro che criticano la formula narrativa proposta da Sword Art Online, non accettando la fuga dalla realtà dei personaggi, Mother’s Rosario rappresenta la smentita migliore. In fondo i personaggi facenti parte della gilda in questione non hanno una realtà, non l’hanno mai avuta. Yuuki è una malata terminale attaccata ad un apparecchio medico di ultima generazione 24 ore su 24, e i restanti membri della gilda non se la passano di certo meglio. Se hanno potuto avere una vita degna di essere vissuta, se hanno potuto costruire legami veri e solidi con altre persone, è stato solo ed esclusivamente grazie alla rete. Una lezione non indifferente che verrà impressa sulla pelle di Asuna; si verrà a creare un legame fortissimo, tra i migliori (se non il migliore) in Sword Art Online.

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Appare piuttosto chiaro il parallelismo che viene fatto tra la vita di Asuna nel mondo reale e le esperienze che sta vivendo nella realtà virtuale. Certe cose purtroppo non si possono risolvere se non combattendo. La vita fa paura, non è umanamente possibile non tirare fuori gli artigli almeno una volta per ritagliarsi la propria posizione nel mondo. Per citare Scrubs, una delle mie serie preferite in assoluto: “Non esiste nessun rimedio miracoloso, dipende tutto da noi. Nella vita le cose che contano non si ottengono mai con facilità”.

Comparto tecnico

Appare piuttosto evidente il fatto che ci troviamo di fronte un’opera dall’indubbio valore tecnico. Una buona qualità del character acting accompagna delle animazioni complessivamente di ottimo livello (che danno il meglio nelle sequenze action), che poco risentono di alcuni derp sparsi qua e là. La messa in scena visiva finale risulta complessivamente buona e regala momenti di altissimo livello; primo tra tutti il finale dell’episodio 14 (di cui ho già parlato nell’arco di Aincrad). Molto bella anche la resa atmosferica dell’episodio 9, in cui i background caratterizzati da tonalità scure vengono tagliati da un azzurro molto acceso e intenso che va a creare un effetto molto suggestivo. Tali momenti di altissimo livello sono comunque alternati da tanti altri in cui la messa in scena è meno complessa e ispirata. Bellissima anche la colonna sonora, che risulta sempre incisiva e conferisce pathos ai momenti action.

Episodio 9

Conclusione

In definitiva il mio pensiero su Sword Art Online appare piuttosto chiaro: non credo meriti tutte queste critiche, ma non credo nemmeno si tratti di un capolavoro assoluto come alcuni affermano. Si tratta di una serie che ha innumerevoli difetti ed è ben lontana dall’essere un capolavoro, ma in fondo quante serie possono vantarsi di esserlo? Non mi sembra davvero una motivazione sufficiente per sminuire qualcosa in un modo così becero. La verità è che alla gente piace sminuire alcune opere che riscuotono un successo spropositato e che ricevono elogi da parte di una notevole fetta di pubblico, magari poco esperta e molto incline all’uso del termine “capolavoro”.

Poco sensato è, dal mio punto di vista, criticare questa serie per una vuotezza contenutistica e per spacciare profondità dove non c’è; più sensate invece sono le critiche rivolte alla monodimensionalità del main character e ad alcune situazioni particolarmente stucchevoli, tipiche comunque di un’opera rivolta ad un pubblico che si assesta sulla tarda adolescenza.

Ho deciso volutamente di non parlare di Ordinal Scale e di Alicization in quanto sarebbe risultato esageratamente prolisso in un unico articolo. Inoltre considerando che Alicization è ancora in corso, sarei stato impossibilitato nell’affrontare un’analisi altrettanto totalizzante e completa.

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Tommaso Felici

Tommaso Felici

Sono veramente euforico

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