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Midollo spinale: micro impianti guariranno le lesioni

Sono passati due decenni, ma la cattedra in di ricerca in Restauro Funzionale della Dott.ssa Mushahwar continua a puntare sul sogno di aiutare le persone a camminare nuovamente. Durante i suoi studi pensava bastasse collegare dei cavi; le risate ancora risuonano, ma oggi quello che sembrava utopia potrebbe realizzarsi. Così ai suoi studi in ingegneria elettrica ha affiancato degli studi sulla biologia umana. Poi un programma di ricerca Canadese, e infine il punto di svolta

Siamo a 105 m dalla cura

Parliamo di un micro impianto rivoluzionario che collega il midollo spinale lesionato, permettendo il ritorno del segnale elettrico. Non si tratta semplicemente di ricollegare un cavo. Sono necessarie tre imprese: tradurre i segnali cerebrali; capire e controllare il midollo spinale; far comunicare di nuovo le due parti.

Un tempo sembrava tutto fantascienza mentre oggi, seppur ancora in fase embrionale, il progetto sta dando i suoi frutti. Ci vorrà ancora un decennio, forse, ma  il team presenta una mappa per identificare quali parti del midollo spinale innescano l’anca, le ginocchia, le caviglie, le punta delle mani e le aree che mettono insieme i movimenti. Il lavoro ha dimostrato che le mappe spinali sono state notevolmente coerenti in tutto lo spettro animale, ma è necessario ulteriore lavoro prima di passare a sperimentazioni umane.

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Le prossime tappe

Attualmente il passaggio a un ambiente clinico umano porterebbe diverse complicazioni, ma il team di ricerca è attualmente al lavoro per far sì che il sogno si realizzi. “C’è stata un’esplosione di conoscenza nelle neuroscienze negli ultimi 20 anni”, ha detto Mushahwar. “Siamo al limite della fusione tra l’umano e la macchina.”

I prossimi passi sono l’ottimizzazione dell’hardware – la miniaturizzazione di uno stimolatore impiantabile – e la protezione delle approvazioni di Health Canada e FDA per gli studi clinici. Ricerche precedenti hanno affrontato il problema della traduzione dei segnali cerebrali e dell’intento in comandi per l’impianto intraspinale; tuttavia, la prima generazione degli impianti intraspinali richiederà al paziente di controllare la deambulazione e il movimento. Gli impianti futuri potrebbero includere una connessione con il cervello.

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