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Intervista ad Emanuele Bresciani: la Virtual Photography in mostra

Siamo riusciti ad intervistare Emanuele Bresciani che si occupa di Virtual Photography. So cosa state pensando ma no, non sono semplici screenshot fatti sulle console che riguardano le vostre scene preferite, bensì vi è molto lavoro dietro.

Emanuele Bresciani è stato il primo in Italia, e secondo al mondo, ad aprire un portale web dedicato alla fotografia in game (electricblueskies). Oggi fa parte del Catalogo degli Artisti Digitalisti Italiani con una certa regolarità a mostre e fiere su tutto il territorio nazionale con le proprie stampe.

Emanuele Bresciani

Emanuele Bresciani- Horizon Zero Down

Questo sabato vedremo il passo in più: la Virtual Photography arriva direttamente in un museo. Si tratta del Museo di arte contemporanea di Luzzana, dove Emanuele esporrà i propri scatti.

Siccome Emanuele è sempre apparso in fiere dedicate ai videogame, come per esempio la Milan Games Week, la prima domanda non poteva essere che Questa: come ci si sente a veder esposte le proprie opere in un ambiente lontano dalla solita atmosfera del tipo “Milan Games Week”?

Emanuele: Diciamo che portare le mie foto al museo di Luzzana è una grande soddisfazione, anche perché fino ad ora avevo esposto le mie opere solo in ambienti prettamente del settore videoludico. Ciò la rendeva un’esperienza interessante quanto frustrante perché da un lato il pubblico conosce il videogame, quindi magari conosce l’ambiente ritratto nella foto e ne riesce a capirne l’essenza, dall’ altro trovi persone che dicono: “beh…sono screenshot di game, non ci vedo nulla di che”, non capendo il lavoro e le ore che ci sono dietro. Quindi per me è stata una grande soddisfazione entrare in un museo con la Virtual Photography, in quanto sono anche il primo in italia e se non sbaglio il primo al mondo a fare un passo così grande. La cosa interessante è il pubblico: al museo sarà di tutti i tipi, anche i fanatici dell’arte, della fotografia, le signore della porta accanto. Insomma, tutti! Sarà emozionante anche spiegare alle persone cosa raffigurano le mie opere, persone che magari non sanno di che videogioco si tratti o che personaggio. Ovviamente io ho fatto il primo passo, ma spero che altri che trattano Virtual Photography andranno in altrettanti musei ad esporre le loro opere, e magari perché no…arrivare al MOMA.

Dr Commodore: Immagino l’emozione, soprattutto sapendo di essere il primo nel settore ad esporsi così. Proprio per questo ti chiedo se è stato difficile dover presentare le tue opere e farti accettare come espositore nel museo.

Emanuele: Diciamo che ho avuto modo di conoscere il curatore del museo e conosco il sindaco, quindi è stato un mix di bravura mia nell’attirare la loro attenzione ed essendo bergamasco poi… la cosa aiuta! Ammetto che comunque ho avuto fortuna, anche nel parlare con persone di larghe vedute e dello stesso luogo, e che hanno ben visto ed accettato questa opzione di inserirmi nel museo. L’emozione più grande l’ho provata quando ho portato alcuni miei scatti davanti ad una commissione di artisti, critici di arte, fotografi professionisti, è stato molto bello ed emozionante.

Dr Commodore:  E dimmi, come riesci a conciliare il tuo lavoro con questa passione, quanto tempo dedichi alla Virtual Photography?

Emanuele: Diciamo che per 3 ore di gioco, in realtà gioco solo un oretta, le altre 2 le passo a fotografare. In 6 ore significa quindi che ne passo 4 a fotografare e 2 a portare avanti la storia, anche perché è da calcolare che più porti avanti la storia più entri totalmente nel gioco e più le foto vengono belle. Raramente mi sono venute foto belle dopo 3 ore di gioco, è una legge: più ci giochi e più ci entri dentro. Per dirti quanto tempo ci ho messo per poi arrivare al museo di Luzzana… ebbene, ti dirò 10 anni. Anche perché come giusto hai detto, io stesso la Virtual Photography la considero una passione, un amore, di certo non un vero lavoro. Io sono un imprenditore quindi il mio lavoro è quello, anche perché il solo star dietro ad una ditta è un grande sforzo anche mentale, quindi magari la sera arrivo a casa che ho voglia di tutto tranne che fotografare videogame.

Emanuele Bresciani

Emanuele Bresciani- Days Gone

Sicuramente molti di voi stanno pensando se si possa trasformare questa passione anche in un lavoro. Ed è qui che l’ intervista si fa interessante!

Dr Commodore: Mi rendo conto che quindi non è facile conciliare il lavoro, vita privata con questa passione che comunque richiede molto tempo. Ci sono invece dei consigli a chi vuole approfondire la Virtual Photography? Magari facendone un vero e proprio lavoro.

Emanuele: Si diciamo che conciliare vita privata con questa passione è abbastanza complicato ma non mi lamento. Almeno per quanto mi riguarda, con il lavoro che faccio è difficile. Per collegarmi alla tua domanda, se non hai un’entrata al di fuori della Virtual Photography, potrebbe risultare difficile. Mi risulta complicato risponderti perché comunque ci sta molto impegno di base ma risulta difficile trovare sbocchi, non credo che al momento ci sia qualcuno che ne faccia una professione, ma se anche ci fosse si deve studiare tanto. Si devono imparare le inquadrature, inclinazioni etc. Il motivo per cui le mie foto sono diventate famose è successo perché ho dato un’idea diversa di quella che è il videogame. Nel senso se le guardi sembra che siano uno screenshot promozionale, un art work, magari fanart. Come ho detto prima, il tutto consiste in molte ore di lavoro dietro, vari utilizzi di colore, luci, ombre… credo sia stato quello che mi ha reso famoso, rendere lo screenshot non uno screenshot. Posso dire che il primo segreto è staccarsi dalla camera del gioco, rendere uno screenshot tutto tranne che quello. Il brutto di tutto ciò è che molti ti dicono “vabbè ma tanto non fai nulla… è uno screenshot e basta”. Quando invece il tocco che do io è unico, lo rendo meno videogioco, ci metti un poco a capire che lo è. Magari una persona che non sa che è tratto da un videogame, lo prende come fanart. Diciamo che ci si rimane male di fronte a  quelle persone che dicono “beh è solo uno screenshot”, quando invece c’è molto lavoro dietro, molta passione, ed ovviamente la differenza si vede.

Dr Commodore: Capisco la frustrazione, trattandosi magari di una nuova arte, molti la vedono come una cosa banale. Passando invece ai retrogame, anche perché molti dei tuoi scatti sono tratti da videogame presenti su console che posseggono la modalità foto, quindi molto recenti, c’è qualche gioco a cui vorresti fare le foto? Credi sia possibile farla?

Emanuele: Purtroppo acquisire immagini da un videogioco senza foto mode non è considerato Virtual Photography. Per essere tale devi poterti staccare dalla camera di gioco per poter fotografare meglio. Vorrei tanto fotografare giochi dalla Wii o Gamecube, mi piacerebbe davvero tanto, ma sarebbe difficile e soprattutto faticoso. Tramite Dolphine ho fotografato qualche scatto di The Legend of Zelda su di un emulatore del Gamecube, ma non sono venute molto bene e di tutte quelle che ho fatto me ne sono conservata solo una e non era il massimo. I mezzi a tua disposizione sono pochi e rari, con i retrogame non potrei fare un servizio come quello che faccio ora, ma farei anzi un disservizio purtroppo. La cosa a me dispiace ma non me la sento di farlo perché la qualità non sarebbe di alto livello.

Emanuele Bresciani

Emanuele Bresciani- Alice

Dr Commodore: Un gran peccato anche perché dei titoli di retrogame si potrebbero fare liste infinite e sarebbe molto interessante farlo. Sono curiosa di un tuo pensiero riguardante il post mostra: secondo te potrà cambiare la percezione del videogame stesso, magari senza vederlo con occhi aggressivi insomma, ma per quello che è, ovvero pura arte?

Emanuele: Vorrei tanto saperti rispondere… Sicuro la mostra mobilita la parte sia foto e sia la parte videogame. Ovviamente se uno va in un museo ci va trovando roba di qualità, infatti più che artista mi definisco un artigiano della qualità come nella pubblicità. So di essere un creativo, un artigiano appunto, faccio fatica a rappresentarmi come artista. Probabilmente la gente che verrà non sa che nel videogioco ci sta tutta questa arte, bellezza, design… spero che guardando le mie foto possano pensare di trovarci altro e non solo morte, violenza, guerra come molti purtroppo pensano. Sapere che viene tanta gente al museo e pensare che di videogiochi non sanno nulla, ma magari possono pensare “le tue foto mi piacciono davvero tanto” è una bellissima soddisfazione. Se dopo questa mostra la notizia si espande, sarà un traguardo bellissimo, non solo per me ma per i videogame stessi. Magari oggi io, domani un’altra persona ad un museo di Milano, poi un altro ancora in un’altra città dell’Europa, per arrivare al MOMA. Difficilmente succederà, ma lo spero. Io ringrazio il fatto che ci sia un segno scritto, come questa intervista, in modo che tra 10/20 anni si possa dire “Emanuele è stato il primo in Italia nonché primo al mondo”.

Dr Commodore: Magari se capito al MOMA tra 20 anni e si sviluppa questo fenomeno posso dire “io c’ero, ero testimone”. Invece, ultima domanda e ti lascio libero, come è stato veder sviluppate le tue foto. Siccome si tratta di foto digitali, ne perdono di risoluzione o magari vengono meglio?

Emanuele: Vedere le mie foto stampate è stato un crescendo di emozione, perché ovviamente ho iniziato a stamparle su Canvas che non erano di elevata qualità, poi le ho fatte su Florex. I colori sono esplosi, le foto erano molto meglio. Per la mostra, 8 foto le ho stampate su Skybond che è un materiale misto di vinile, alluminio e PVC. Mi costano 80 euro ma la resa è perfetta. Prendendo le foto su Playstation 4 a 1080p è un formato quasi vecchio, anche se può creare un’ottima foto. Ovviamente ho stampato in un massimo di definizione per non perdere i pixel insomma. Si deve considerare anche il fatto che è differente fare foto da Playstation e da PC, perché il PC ha una risoluzione maggiore e quindi potrei fare foto più grandi e più risolute. Diciamo che per come le sto presentando adesso, viste da vicino, non sacrificano nulla da come salvata dal PC e la tipografia non sacrifica nulla. In futuro col 4k e 8k non può che migliorare.

Emanuele Bresciani

Emanuele Bresciani- Uncharted 4

Dr Commodore: Una buona notizia allora che non perdano di qualità, anche perché so che molti fan vorrebbero un pezzo della tua arte in camera, almeno saranno soddisfatti. Ti ringrazio per il tuo tempo, sei stato esaustivo e gentilissimo, ti auguro di continuare con le mostre e far vedere la tua arte ovunque.

Emanuele: Grazie a te, spero che con questa mia opera la gente possa vedere il bello dei videogiochi, è stato un piacere.

Durante questa intervista ci sono state molte risate, per non parlare di come si notava l’amore che Emanuele prova verso questa sua passione. Vi invito ad andare sul profilo Instagram di Emanuele Bresciani (@emalord) per guardare altre opere di questo genere, e se riuscite andate anche al Museo di Luzzana.

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