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Ahiru no Sora: una gradita sorpresa

AHIRU NO SORA

Una gradita sorpresa

 

 

 

La stagione autunnale è iniziata ormai da un po’, e fra attesissimi ritorni e poche novità ci offre, tutto sommato, dei titoli molto interessanti. Fra questi, Ahiru no Sora è stato uno di quelli che più ha catturato la mia attenzione.

Non ha una trama particolarmente originale, anzi possiamo tranquillamente affermare che si tratta di un qualcosa di estremamente già visto, tuttavia a me non ha potuto fare a meno di piacermi fin da subito.

Si tratta di uno spokon (anime/manga sportivo) incentrato sul basket, sport che è già stato abbondantemente trattato da numerosi autori del Sol Levante, come ad esempio da Takehiko Inoue con il suo Slam Dunk.

Considerando ciò, un simile argomento non sembra in grado di offrire spunti per la creazione di una storia convincente, dunque perché sto apprezzando particolarmente Ahiru no Sora?

Proverò a parlarne in questo articolo.

Ahiru no sora 001

IL PROTAGONISTA

Il piccolo Sora, non spicca per caratterizzazione. Capiamo fin da subito che si tratta del classico protagonista da shonen con grandi sogni di gloria, ma con grosse difficoltà nel raggiungerli. Non ci vuole un genio per capire che ovviamente il suo impegno e la costanza cambieranno tutto, permettendogli infine di arrivare in alto.

Diciamo che il protagonista principale, al momento, è il punto più debole di questa serie.

Sora rimane comunque un personaggio giusto per questo tipo di storia, seppur non particolarmente sfaccettato. È un ragazzino determinato, ostinato e con il volto perennemente sorridente ogni volta che ha la possibilità di praticare lo sport che tanto ama.

IMPEDIMENTO FISICO

Una cosa che ho apprezzato è stata la sua non totale incapacità di giocare basket; considerando la premessa mi aspettavo che fosse un giocatore mediocre senza alcun talento, invece non è affatto così.

Sora si dimostra molto capace in alcuni aspetti: possiede un’ innata capacità di analizzare la prospettiva e lo spazio intorno a sé, ciò gli dona una grande precisione nei tiri.

Il grande ostacolo che tanto sembra demoralizzarlo è di natura puramente fisica: è alto appena 149 cm, un vero e proprio nanerottolo, tanto che viene perennemente scambiato per un bambino delle elementari nonostante sia un liceale.

Capite bene che in uno sporto come il basket, in cui l’altezza è tutto o quasi, lui parte in una posizione di grande svantaggio. Il suo talento per i tiri a canestro viene continuamente ostacolato dalla sua bassa statura, che tra l’altro è fonte di numerosi scherni da parte dei suoi coetanei. Nonostante ciò, l’amore per il basket, che sembra sia stata la madre a trasmettergli, è più forte di qualsiasi pregiudizio.

Accetta le prese in giro con grande positività e non lascia mai che queste abbiano la meglio su di lui; non importa se viene deriso tutto il giorno, purché possa giocare a basket. Il suo amore per questo sport è tale che gli basta essere sul campo o stringere una palla fra le mani per essere felice.

Ahiru no Sora

IMMEDESIMAZIONE

Pur non brillando per caratterizzazione, Sora risulta subito simpatico allo spettatore, e tutti possiamo rivederci un po’ in lui. È un protagonista creato appositamente per fartici immedesimare, e la cosa va più che bene, considerando il target di riferimento.

Quanti di noi hanno provato a cimentarsi in un’attività (sportiva o no) per poi abbandonarla delusi credendo di non avere talento? Scommetto tanti, quindi ci viene spontaneo prendere a cuore la situazione di Sora e sperare che tutto gli vada per il meglio.

In lui possiamo rivederci, e se magari noi ci siamo arresi o abbiamo fallito, speriamo in cuor nostro che lui ce la faccia. Gli autori sono furbi ad inserire questi temi, dato che fanno facilmente presa sul pubblico ed è un po’ percorrere una strada sicura. Io non ci trovo niente di male in questa scelta narrativa, purché non diventi troppo melensa.

Inoltre, la serie ci mostra quanto la sua bassa statura, da problema, possa trasformarsi in un suo punto di forza: essendo minuto e rapido, può sfuggire rapidamente dagli avversari e liberarsi da una marcatura.

UN’ AMARA SORPRESA

La serie si svolge fra i banchi di scuola, com’era ovvio aspettarsi.

Quando il nostro protagonista comincia il suo primo giorno al liceo Kuzu, subito non vede l’ora di entrare nella squadra di basket e poter finalmente dedicarvisi con tutto sé stesso. Peccato che gli altri membri della squadra abbiano idee ben diverse.

Il club di basket del Kuzu è formato da un gruppo di teppisti violenti e svogliati, interessati a oziare tutto il giorno e con zero interesse nello sport. La sala del club è per loro un mero posto di ritrovo dove poter bighellonare in tranquillità, giocare a carte e spiare le ragazze nello spogliatoio accanto tramite un comodo buco sul muro.

I tentativi di Sora per convincerli a giocare sono inizialmente vani, ed arrivano perfino a proibirgli di allenarsi senza il loro consenso. Inutile dire che il suo entusiasmo sarà contagioso e inizierà gradualmente a cambiarli; l’amore genuino che prova per il basket sarà il traino per una gruppo di sbandati che potranno trovare nello sport una via per sfogarsi. Questa è la direzione che la serie sembra prendere, a giudicare dai primi episodi.

MANCANZA DI TALENTO

Il personaggio che ho maggiormente apprezzato è sicuramente Momoharu, leader del club nonché “capetto della scuola”. Quest’ultimo ha giocato a basket per tutto il periodo delle medie, ma arrivato alle superiore decise di rinunciarci. Non aveva talento, o almeno sembrava non averne; non importa quanto si allenasse, quanto provasse a migliorare, era semplicemente incapace di fare alcun progresso.

Sentirsi inadatti a poter fare ciò che tanto si ama non è un qualcosa da poco; io per primo, avendolo provato sulla mia pelle, sono in grado di capire la frustrazione che ne deriva. Momoharu ha dato tutto se stesso per lo sport che ama, ma non è stato ripagato.

Sora diviene inevitabilmente fonte di ispirazione per lui, nonché pretesto per provare nuovamente a seguire la sua passione.

Credeva di aver dato il massimo, di averci provato in ogni modo, ma il nostro protagonista gli fa cambiare idea; i 200 tiri che faceva ogni giorno sembrano una sciocchezza paragonati ai più di 1000 di Sora.

Indubbiamente Momoharu è il personaggio che, finora, ho apprezzato di più. È praticamente lo specchio di Sora, entrambi amano profondamente il basket e si sono sempre allenati con tanto impegno; la differenza sostanziale fra i due è semplicemente che uno ha mollato mentre l’altro ha proseguito sulla sua strada, diventando sempre più determinato.

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NON ESSERE PORTATI

Da ragazzino andavo matto per il calcio, volevo assolutamente dedicarmici e magari puntare al professionismo, ma poco dopo essermi iscritto agli allenamenti, non ci è volle molto prima che mi accorgessi della mia incapacità.

Nonostante mi piacesse quello sport, ero totalmente negato e in breve tempo divenni lo zimbello di tutti. Nessuno mi passava il pallone, nessuno mi sceglieva per la sua squadra, ero praticamente un fantasma, una presenza che correva in mezzo al campo ignorata da tutti.

Gradualmente iniziai ad odiare quel posto, quella squadra e quei ragazzi che non perdevano occasione per burlarsi della mia scarsa bravura.

Ad un certo punto, non volendo più sentirmi così, semplicemente mollai, perché non avevo alcuna intenzione di perdere tempo dietro qualcosa per cui non ero evidentemente portato.

Questo tema assai delicato secondo me è stato affrontato nei migliori dei modi dall’anime.

UN TALENTO NASCOSTO

Molto emozionante è la scena in cui Momoharu, dopo innumerevoli tiri sbagliati, riesce a saltare elevandosi sopra il canestro per eseguire una schiacciata, anche se non andata comunque a buon fine.

Sora rimane a dir poco stupito nel vedere il suo senpai spiccare il volo, elevandosi ad una simile altezza. Da ciò capiamo quale sia il vero talento di Momoharu, e che la sua incapacità finora era dovuta all’aver semplicemente sbagliato ruolo, metodo di allenamento e obbiettivo. Non è portato per i tiri, ma con la sua capacità di salto sarà sicuramente in grado di fare schiacciate micidiali in grado di mettere in grossi guai gli avversari.

Questo è un discorso magari un po’ banale, ma ciò effettivamente potrebbe rispecchiarsi nella vita di tutti i giorni. Se non ottieni risultati, magari, prima di mollare si può provare a fare le cose da un’altra prospettiva, perché magari stavi semplicemente sbagliando approccio.

Chi lo sa, magari anch’io quando giocavo a calcio avevo semplicemente scelto il ruolo sbagliato da avere in campo, e sceglierne uno più adatto a quelli che sono i miei punti di forza mi avrebbe sicuramente permesso di avere risultati migliori.

UN DILEMMA IRRISOLVIBILE

Trovo sia giusto dedicarsi a ciò per cui si è portati e ignorare il resto, ma trovo altrettanto giusto perseguire ostinatamente ciò che ami a prescindere dai risultati. È un dilemma abbastanza complesso, la cui soluzione varia a seconda della personalità di ciascun individuo. Non tutti hanno questa mentalità, ma se l’attività in questione è davvero la tua passione e vuoi farla con tutto te stesso, troverai sempre una scusa per poterci tornare.

Ahiru no Sora riesce a trattare questo argomento in maniera molto efficace, evitando di essere stucchevole o eccessivamente melenso.

Dopo aver dimostrato la sua bravura sconfiggendoli pesantemente in una sfida, Sora inizia ad essere preso più in considerazione dai suoi senpai, sopratutto da Momoharu e dal pigro Chiaki, fratello di quest’ultimo.

Ora che fa parte della squadra le sfide non tarderanno ad arrivare. E infatti, per via di una rissa con alcuni membri di una squadra rivale, lui e gli altri vengono sfidati in un incontro di basket.

La squadra avversaria si presenta molto più abile e grintosa, ciò suscita una profonda euforia in Sora, che ovviamente non vede l’ora di confrontarsi con avversari più bravi di lui.

Inizialmente riluttanti, alla fine tutti i membri accettano di partecipare, nonostante tutti i pronostici gli gli diano come sfavoriti, e presto vedremo la prima partita vera e propria di questa serie.

Sinceramente sono molto curioso di vederla; da quel poco che si è visto finora, le animazioni e la regia sono più che buone durante le azioni di gioco, e non dubito che la partita sarà soddisfacente almeno dal punto di vista visivo.

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UN OTTIMO SPOKON?

A me piacciono gli spokon, perché è una tipologia di anime in grado di trasmettere molte emozioni; i giocatori che lottano fino all’ultimo per vincere, sconfitte, vittorie, delusioni e rivincite sono le caratteristiche tipiche di questo genere, che ogni volta sanno come conquistarmi.

Un buono spokon non solo è capace di intrattenerti con le partite, ma anche di farti interessare notevolmente allo sport trattato, indipendentemente che tu lo conosca o no. È un po’ presto per dire che Ahiru no Sora sia uno di questi, ma se continua su questa strada ha ottime possibilità di riuscirci.

I personaggi sono abbastanza carini e istantaneamente simpatici, i disegni sono tutto sommato buoni, così come le animazioni. Al momento, solo Sora e Momoharu sono stati approfonditi, ma non dubito che presto conosceremo più a fondo il background degli altri membri del club di basket del liceo Kuzu.

Vediamo che cosa ci riserveranno le prossime puntate e sopratutto se riuscirà a rimanere su questi standard di qualità.

CONCLUSIONE

Se avete tempo, io vi consiglio di dargli un’occasione.

Probabilmente non sarà una visione che vi cambierà la vita, ma Ahiru no Sora può rivelarsi una sorpresa inaspettata e offre spunti di riflessioni molto interessanti, per quanto banali.

Il tema principale del talento naturale di un individuo, finora, è stato trattato nel giusto modo e non dubito che verrà ulteriormente approfondito in seguito.

Non so se la mia opinione cambierà nei prossimi episodi, probabilmente sì, perché ci vuole poco a rovinare e a rendere ridondanti storie del genere, ma voglio avere fiducia.

Quest’articolo esprime le mie impressioni personali sui primi tre episodi, giusto per darvi un’idea di ciò che Ahiru no Sora può offrirvi.

Se siete interessati a recuperarla, potete trovarla in maniera ufficiale su Crunchyroll. Ahiru no Sora probabilmente non sarà la serie che vi cambierà la vita, ma per gli amanti degli spokon o per chi cerca una serie semplice ma efficace, può rivelarsi una visione assai piacevole.

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