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My Hero Academia, Stagione 4: Commento episodio 4

Se c’è un elemento che non manca mai in My Hero Academia quello è indubbiamente il fattore emotività. L’aver creato una storia che connette due generazioni, infatti, non fornisce soltanto alla storia di Kohei Horikoshi il pretesto perfetto per concentrarsi sull’ascesa dei giovincelli ma gli permette anche di illustrare il (drammatico) crollo dei vecchietti. E quando a rappresentare questi ultimi è un personaggio del calibro di All Might… è difficile rimanere impassibili durante il processo.

E a proposito di generazioni diverse a confronto: Deku e Milio (o Mirio, che dir si voglia). I nostri due assi si mettono a pattugliare la città in cerca di tracce, e il pericolo non si fa certo fatto attendere. Ciò che mi incuriosisce però è la loro reazione diversa, quasi opposta, dinanzi ad esso. E al di la’ delle considerazioni su quale dei due approcci sarebbe stato più opportuno, mi sembra che quanto visto più che parlare dei due personaggi (e lo fa, indubbiamente), parli dei loro maestri. Ovviamente l’allievo di Sir Nighteye non può che essere un eroe pronto a fare dei sacrifici per ottenere il miglior risultato possibile, e figuriamoci se l’erede di All Might riuscirebbe ad abbandonare anche una sola anima in pericolo, a costo di mandare tutto all’aria o di sacrificare se stesso.

Perché alla fine Sir Nighteye e il nostro (magnificamente disegnato) simbolo della pace si sono scontrati proprio su questo in quel corridoio dell’ospedale. Il loro è stato uno scontro di priorità, dove il primo si è dimostrato disposto a fare dei sacrifici per ottenere un miglior risultato sul lungo periodo, e il secondo si è preoccupato piuttosto del presente. E per quanto fare dei sacrifici con una visione a lungo termine sia importante in tanti aspetti della vita, possiamo davvero farli con cosi tanta leggerezza quando questi sono delle vere e proprie vite umane, specialmente nella posizione di eroe, o, ancora peggio, del più grande degli eroi?

Che ci siano degli eroi, come Sir Nighteye, che risponderebbero “si” a questa domanda non c’è dubbio, ma il punto è un’altro. Il punto è che All Might non è quel tipo di eroe. All Might è quello che non scende a compromessi, quel personaggio testardo che cerca sempre la terza, impossibile soluzione per salvare tutti quanti. E lo fa perché è il suo dovere, perché lui è quello più forte di tutti e non può cedere di un millimetro dinanzi al male. L’unica cosa che può sacrificare è soltanto se stesso e la sua vita, e sappiamo che è sempre stato pronto a farlo.

A differenza del suo acerrimo nemico, però, All Might ha ancora qualcosa da fare. La sua vita ha ancora uno scopo, e questo è quello di concludere il suo dovere da maestro. Ed è proprio quando lo capiamo che l’episodio sfoggia un’altro momento memorabile sotto la calda luce del tramonto. Ho paura, però, che il futuro abbia in serbo un destino tutt’altro che felice per il nostro personaggio. Una cosa è certa, comunque: le profezie non sono esattamente il mio elemento preferito all’interno di una narrazione per tanti motivi, però a Horikoshi invece sembrano piacere tanto e non c’è altra scelta che imparare a conviverci.


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Matteo Mellino

Matteo Mellino

Matteo Mellino, sul web Mr. Gozaemon. Tormenta continuamente amici e familiari parlando dell'argomento che più lo affascina e al quale dedica tutto il suo tempo libero: l'animazione giapponese. Più pigro di Spike, testardo quanto Naruto ma sempre positivo come Goku.

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