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The Case Study of Vanitas, un manga sui vampiri diverso

I vampiri sono tra le creature più sfruttate dalla letteratura e dal cinema per attirare il pubblico.

Non è un segreto, basta guardare ciò che il mercato ci offre: tra serie tv, romanzi e fumetti, sembra che negli ultimi decenni, forse anche a causa del successo della saga letteraria Twilight, qualsiasi cosa con la parola “vampiro” al suo interno equivalga a dire “guadagni assicurati”. Questo, comunque, non implica che la qualità sia sempre alta, anzi.

A causa del loro eccessivo utilizzo sono anche tra i personaggi più a rischio di venire stereotipati o distorti, strappati dalla loro effettiva ragion d’essere e resi qualcosa che non sono, solo per attirare pubblico più facilmente. Capita molto spesso, ed è uno dei motivi principali per i quali una certa categoria di lettori respinge per partito preso qualsiasi prodotto legato al genere.

La figura del vampiro moderno che il cinema ci consegna è, molto spesso, radicalmente diversa rispetto a quella che Bram Stoker o John W. Polidori ci hanno consegnato duecento anni fa.

Spesso si sacrifica il lato spietato, freddo e sanguinario del vampiro e si tende invece a rappresentarlo come un uomo reso cinico da una vita troppo lunga ma che, a causa spesso della coprotagonista femminile della quale puntualmente si innamora, riesce a scoprire nuovamente emozioni che credeva perdute. Si tende, cioè, a preferire una rappresentazione romantica del vampiro che tradisce il significato stesso di “romanticismo”.

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Se il vampiro così come è stato concepito da Stoker e Polidori è una figura che ricalca l’eroe byroniano, oggi questa figura è trasfigurata e i suoi aspetti negativi sono quasi del tutto eliminati in favore di caratteristiche che, diciamolo, ci sono solamente per attirare il pubblico. Che sia Twilight, The Vampire Diaries o, nel panorama fumettistico, opere come Vampire Knight, il vampiro è quasi sempre, nelle opere più famose e diffuse degli ultimi anni, il classico protagonista all’apparenza distaccato, ma che farebbe di tutto per proteggere l’umana della quale si innamora.

Niente di più distante dall’idea di vampiro ottocentesco, che era invece una figura calcolatrice, che non si faceva scrupoli a mentire, a fingere sentimenti che non possedeva e a uccidere per il proprio tornaconto anche la stessa protagonista femminile che aveva finto di amare fino a poco prima. Il vampiro, per sua stessa definizione, deve essere spietato, egoista e privo di qualsiasi tipo di dilemma morale.

Nel panorama fumettistico orientale, comunque, c’è un’eccezione abbastanza illustre rappresentata da Alucard, il vampiro protagonista di Hellsing. Neanche Alucard tuttavia riesce a ricalcare perfettamente l’idea di vampiro di Stoker o Polidori, poiché risulta eccessivamente legato ai toni splatter dell’opera. E no, non è necessario lo splatter per riuscire a rappresentare bene un vampiro o una società fatta da vampiri.

Un esempio?

The Case Study of Vanitas.

The Case Study of Vanitas Volume 1

The Case Study of Vanitas è un manga serializzato in Giappone sulla rivista mensile Gangan Joker a partire da dicembre 2015. L’autrice è Jun Mochizuki, già conosciuta per Pandora Hearts, conclusa con 24 volumi lo stesso anno. Entrambe le opere in Italia sono edite da Star Comics, che ha pubblicato anche le tre guide della seconda.

Stiamo parlando di un manga sui vampiri ambientato a Parigi nel diciannovesimo secolo e con diversi elementi steampunk. Il tutto, comunque, si amalgama molto bene anche grazie agli studi dell’autrice sulla storia e la cultura francese. La Mochizuki infatti si reca a Parigi quasi ogni anno, ciò traspare dalle atmosfere della sua opera. Ogni edificio, strada o palazzo è disegnato nei minimi dettagli, tanto da poter sovrapporre perfettamente un suo disegno e una fotografia.

A ciò si aggiunge uno studio approfondito degli avvenimenti che vengono trattati, come il caso della bestia di Gévaudan. L’autrice attinge a piene mani dalle proprie letture a riguardo e propone un’interpretazione del fenomeno estremamente interessante.

Assieme a queste caratteristiche inoltre vi è una chiara lettura delle opere di Stoker e Polidori, che danno alla Mochizuki una buona base a partire dalla quale caratterizzare e scrivere i propri vampiri.

Il mondo accuratamente disegnato da Jun Mochizuki

Nel mondo di The Case Study of Vanitas una tragedia – la tragedia di Babele – ha alterato la “formula” del mondo creando dei fenomeni prima inesistenti. I vampiri sono un prodotto di tale alterazione. Sempre a causa di questa tragedia è nato un mondo parallelo, Altus, abitato interamente da vampiri ma identico in tutto e per tutto alla società umana.

Altus

Ci sono quindi delle regole e delle posizioni politiche e ideologiche che si sviluppano al suo interno. Abbiamo i vampiri più moderati, che ritengono che bisogna nascondersi e vivere in pace con gli umani, cercando di evitare il più possibile lo scoppio di altre guerre, e i radicali, che invece sostengono la necessità della guerra contro gli umani.

Le varie fazioni ideologiche sono descritte e identificate attraversi brevi ma efficaci flashback.

In questo contesto, comunque, i vampiri possono vivere più o meno liberi, anche tra gli esseri umani, a patto che nascondano la propria natura. Esattamente come Lord Ruthven, vampiro protagonista de Il Vampiro di Polidori, che viaggia per l’Europa senza il minimo problema.

Altus è delineato perfettamente già dai primi volumi della serie. Dalle gerarchie, alle posizioni politiche, fino ad arrivare agli usi e i costumi della nobiltà, tutto è tratteggiato perfettamente senza mai risultare eccessivo. Tutto è mostrato al lettore, senza mai calcare troppo la mano.

Un atipico protagonista

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Ciò che realmente rende The Case Study of Vanitas un manga estremamente particolare è che non ci sono storie d’amore né drammi di quel tipo. C’è semplicemente un medico che gira per la Francia, cercando di curare i vampiri “maledetti”.

Vanitas, il protagonista, è un umano erede del “Libro di Vanitas”, grimorio contenente incantesimi e maledizioni da scagliare contro i vampiri in modo da corrompere il loro essere e “rubare il loro vero nome”. Prende il nome dal Vampiro Vanitas, nato durante una notte di Luna Blu e proprio per questo odiato ed isolato dagli altri vampiri (nati sotto quella rossa). Il proposito iniziale col quale il libro era stato creato era vendetta: il vampiro desiderava vendicarsi contro i vampiri che lo avevano isolato e condannato senza ragione.

Il nostro protagonista, invece, è mosso da proposito del tutto diversi. Desidera salvare tutti i vampiri, curarli e aiutarli, indipendentemente dalla loro volontà e dai loro desideri. Ben presto risulta chiaro allo spettatore che lo fa non per altruismo, né per amore del suo prossimo, bensì per un egoistico desiderio di vendetta nei confronti del vampiro che lo ha cresciuto. Come se il desiderio di vendetta fosse stato tramandato, assieme al nome e al grimorio, dal vampiro Vanitas al nostro protagonista, in un circolo vizioso, un continuo ruotare di ingranaggi distorti che porteranno avanti la storia.

Accanto a lui, Noé, un vampiro che non si è mai allontanato dalla campagna in cui viveva, in viaggio per scoprire la vera natura del libro di Vanitas.

Un Lord fedelissimo alla tradizione vampirica

Uno dei personaggi più interessanti dell’opera è Lord Ruthven. Debutta nel primo volume, per poi venire mostrato di più dal quarto. Ciononostante, risulta ancora uno dei personaggi più misteriosi, e che sicuramente giocherà un ruolo fondamentale alla fine della storia.

Lord Ruthven, tra le altre abilità, possiede quella di porre una maledizione sui vampiri: questa obbliga loro il rispetto di un suo ordine. Che sia tacere un argomento o compiere un’azione in futuro, il vampiro colpito dal suo morso dovrà necessariamente obbedirgli.

Al di là dei propri poteri, che lo rendono uno dei vampiri più temibili, ciò che stupisce del personaggio è il suo immenso carisma.

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Viene subito presentato come un uomo influente, tra i ranghi più alti della società e a stretto contatto con la Regina dei Vampiri.

È soprattutto grazie a dei capitoli flashback che comprendiamo la sua vera natura. Nato come vampiro che cercava un compromesso per far vivere in pace o propri simili e gli umani, ben presto finisce per rendersi conto dell’impossibilità di tale progetto. Annegò nella disperazione scaturita dai propri stessi ideali, divenendo un Lord spietato che farebbe di tutto non per garantire la pace, ma per vedere realizzati i propri scopi.

Sebbene all’inizio sembrasse una semplice comparsa la sua presenza sta diventando sempre più opprimente per i protagonisti, e sembra proprio che alla fine si rivelerà uno degli antagonisti principali.

Riferimenti che arricchiscono l’opera

The Case Study of Vanitas si dimostra, sin dai primi volumi, un’opera sui vampiri molto diversa dagli standard ai quali siamo abituati.

Come ho detto, a renderlo particolare ci sono i numerosi riferimenti che la Jun dissemina per la sua opera. Citazioni ad opere o autori letterari, riferimenti a fatti realmente avvenuti nella Francia del periodo, non manca nulla. Tutto è affrontato ed approfondito alla perfezione.

Il miglior esempio possibile è la Bestia del Gévaudan, che disseminò il terrore e uccise più di duecento persone in Francia tra il 1764 e il 1767.

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Al lettore vengono forniti gli elementi necessari per conoscere il fatto, e poi le vicende prendono una piega del tutto diversa dalla realtà. Ciò, oltre a causare shock, dà la possibilità al lettore di riflettere su tematiche come la natura umana, la religione e la moralità.

Molto curioso è poi il caso di due personaggi: Chloé e Jean-Jacques.

Si tratta di due vampiri inseparabili, che fanno la loro comparsa nel quinto volume. Al di là delle vicende, i nomi non sono lasciati al caso. Sono un riferimento alla letteratura francese del 1700.

Chloé, infatti, prende il suo nome dall’opera Dafni e Chloé, e Jean-Jacques da suo autore, Jean-Jacques Rousseau.

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Potrà sembrare un dettaglio di poco conto, ma ci aiuta a capire quanta cura la Mochizuki metta nei suoi personaggi e nelle sue opere.

Disegni

A rendere l’opera ancora più godibile ci sono gli spettacolari disegni ai quali l’autrice ci ha abituati già col suo precedente lavoro.

Qui riesce persino a superare se stessa, portandoci nelle atmosfere della Parigi del tempo. Ogni edificio e ogni luogo storico è curato nei minimi dettagli. Riusciamo così ad immergerci totalmente sia nelle atmosfere festose dei balli in maschera sia in quelle più inquietanti delle Catacombe.

Conclusioni

The Case Study of Vanitas offre sia ottimi disegni, dall’espressività dei personaggi alle scene d’azione, sia un’ottima storia. È un’opera che consiglio vivamente se cercate un fumetto diverso dal solito, capace di mischiare diversi temi, rimanendo fedele a se stesso.

Scheda tecnica Girl From the Other Side

Autore: Jun Mochizuki
Editore: Star Comics
Data di pubblicazione:  03/05/2017 (in corso)
Formato e rilegatura: Brossurato,  13 x 18
Stampa: col – b/n
Pagine: 254

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Daniela Reina

Daniela Reina

Nel tempo libero viaggia attraverso tempo, spazio e mondi di fantasia in compagnia di qualche buona lettura. Il suo manga preferito è Berserk, l'anime Neon Genesis Evangelion.

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