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L’inestimabile valore della poetica di Leiji Matsumoto

Quando si parla di autori e di opere dimenticate nei meandri del tempo, mi viene sempre naturale pensare a Leiji Matsumoto. Spesso la figura di Matsumoto viene ricordata a fatica da qualche nostalgico fruitore di anime anni 70-80, mentre viene un po’ troppo sottovalutato dai più. Parliamo sicuramente di un autore figlio dei suoi anni e le sue opere possono risultare desuete per molti. Tuttavia ritengo necessario comprendere la poetica di Matsumoto ed il suo genio, per arrivare a capire appieno come si è evoluta l’animazione giapponese fino ai giorni nostri.

Matsumoto è un autore che ha segnato profondamente il mio animo e sarà praticamente impossibile parlarne unicamente in modo tecnico. Pertanto sarà un’analisi decisamente personale su parecchi aspetti; tuttavia vorrei evitare di lasciare che i miei sentimenti prevalgano troppo e di equilibrare questi ultimi con uno scritto che renda giustizia al suo pensiero.

Akira Matsumoto

Akira Matsumoto, vero nome dell’autore, nasce a Kurume nel 1938. Probabilmente ereditò da suo padre (il quale fu un ufficiale delle forze aeree imperiali che presero parte alla seconda guerra mondiale) l’interesse per i veicoli militari e per la volta celeste.

Provenendo da una famiglia caduta in povertà, si vide costretto a vendere la sua collezione di dischi musicali per pagarsi un viaggio a Tokyo. Lì si propose come disegnatore, ed a soli 15 anni vinse un premio come miglior autore esordiente. Grazie ad esso riuscì a pubblicare il suo primo lavoro nel 1954, riscuotendo un buon successo.

Solo nel 1965 iniziò ad usare il nome d’arte Reiji (tradotto in Leiji per il pubblico occidentale), altro rimando all’aviazione militare giapponese. Oltre a ciò nelle sue opere appare un certo interesse verso la Germania militarizzata della seconda guerra mondiale, il che potrebbe a prima vista far apparire Matsumoto come un nostalgico fortemente nazionalista, tuttavia il contesto che ha plasmato la sua essenza ha provocato in lui grosse ferite che si ripercuoteranno fortemente sulla sua poetica, che è ben lontana dall’essere nazionalista.

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Un’importanza non indifferente rivolta ai personaggi femminili

Prima di dedicarsi unicamente alla space opera, Matsumoto acquisì un’esperienza importante lavorando a decine di manga shoujo sentimentali, in cui per forza di cose l’attenzione rivolta ai personaggi femminili ed all’emotività è molto alta. Nascerà in seguito uno dei tratti distintivi dell’autore, ovvero una figura femminile iconica, aulica e molto affascinante.

Lo stile grafico dei personaggi di Matsumoto è decisamente peculiare nei personaggi femminili, i quali risultano sinuosi, aggraziati, con un taglio degli occhi profondo e delle ciglia molto lunghe. Spesso i personaggi femminili di Matsumoto riescono a creare un forte alone di mistero a causa della moltitudine di segreti che nascondono, generando una sorta di “gioco archetipico”.

Quella degli archetipi è una caratteristica tipica dell’autore; in questo modo riesce a generare un connubio di personaggi che si imprimono fortemente nella mente dello spettatore. Tale gioco crea una varietà di personaggi (l’aiutante misterioso, l’eroe assoluto, la donna aulica, la strega) che creano un’atmosfera fiabesca in un contesto fortemente nostalgico e melodrammatico.

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Al contrario invece molti personaggi maschili risultano più sgraziati e caricaturali, generando un contrasto molto marcato in cui entrambe le parti spiccano in modo particolare. Sono tutti piccoli “trucchetti” con cui Matsumoto gioca rendendo il suo stile unico e facilmente riconoscibile.

Uchuu Senkan Yamato

Uchuu Senkan Yamato rappresenta la serie che meglio veicola la visione della guerra di Matsumoto. Fortemente voluta da Yoshinobu Nishizaki, la serie fu scritta a quattro mani assieme a Matsumoto che ne curò anche il character design e la regia assieme a Noboru Ishiguro (regista di Logh e Macross), facendo così il suo fecondo debutto nel mondo dell’animazione.

L’anime si snoda in 26 episodi e narra un’originale epopea spaziale incentrata sul viaggio interstellare dell’astronave Yamato (ricavata dal relitto della famosa corazzata giapponese della seconda guerra mondiale). La corazzata verrà inviata nelle profondità dello spazio per recuperare un dispositivo su un lontano pianeta in grado di spazzare via dalla Terra morente l’intensa radioattività causata dai bombardamenti interplanetari compiuti dalle forze di invasione del pianeta Garmillas.

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La visione della guerra

Fortemente nostalgica, romantica ed enfatica, Uchuu Senkan Yamato appare un’opera perpetuatrice del vecchio ordine prebellico attraverso la vittoria virtuale della guerra. Matsumoto ripercorre in modo evidente gli avvenimenti della seconda guerra mondiale, e stavolta a vincere è il Giappone.

Lo spirito di rivalsa che permea la serie, mostra le ferite più profonde dell’autore e la sua chiarissima visione della guerra. Ferite che in Matsumoto non hanno mai smesso di fare male, e che si mostreranno in modo piuttosto marcato in tutte le sue opere più importanti.

La guerra secondo Matsumoto non è tanto un mezzo con cui mostrare la propria superiorità, ma una necessità che spinge entrambe le fazioni a lottare per sopravvivere. In Yamato infatti non ci sono buoni e cattivi, ma due parti che sono costrette a lottare per salvare la propria specie.  Degno di nota inoltre l’utilizzo di bombe radioattive con i suoi effetti su scala planetaria, che costringono gli abitanti della Terra a rifugiarsi nel sottosuolo. Yamato è stata una delle prime serie a mostrare una cosa del genere, ed inoltre rappresenta la prima space opera della storia dell’animazione giapponese.

L’opera più Matsumotiana

Pochissimi autori sono stati in grado di creare un’opera capace di riflettere in modo genuino tutta la poetica di chi l’ha partorita. Osamu Tezuka è stato sicuramente uno di essi con La Fenice, autore a cui Matsumoto deve parte del proprio stile.

Proprio come la magnum opus di Tezuka, Galaxy Express 999 non si presenta come un’opera il cui scopo principale è caratterizzato dal narrare gli eventi in modo consequenziale, quanto piuttosto di sviscerare al meglio la poetica del proprio autore. Ed è proprio questa la prima cosa da capire quando ci si approccia ad un’opera del genere; far passare in secondo piano gli eventi e concentrarsi maggiormente sui sentimenti più reconditi di chi l’ha scritta.

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Galaxy Express 999 è la storia di un ragazzino che insegue il vano mito dell’immortalità, viaggiando nel cosmo a bordo di un treno a vapore ed in compagnia di una bellissima donna misteriosa.

Una storia semplice, dall’impronta fiabesca e reminiscente di opere come La Fenice, Le petit prince Ginga tetsudō no yoru. Con quest’ultimo ne condivide la caratteristica più iconica, ovvero il treno a vapore che viaggia nel cosmo. Tuttavia mentre Ginga tetsudō no yoru è un’opera che si basa sulla morte e sul dolore della perdita, Galaxy Express 999 è una storia di crescita; un ritratto evanescente di un’adultità inafferrabile quanto incomprensibile, ricca di contraddizioni e miti illusori.

Si tratta di un’opera estremamente eterogenea dalle molteplici sfaccettature. Le tonalità che la compongono sono innumerevoli, difatti l’opera vanta di un insieme di generi sapientemente ben orchestrati tra loro che conferiscono all’opera una sorta di “aura totalizzante” ed una capacità pressoché illimitata di mostrare la fantasia dell’autore. Si spazia senza problemi dalla space opera, al drammatico, all’horror, al western, al nosense…

In ogni episodio ci viene mostrato un nuovo pianeta, che rappresenta uno spaccato tagliente della condizione umana. L’aspetto fantascientifico dell’opera è solamente un pretesto narrativo finalizzato ad un’analisi ben più introspettiva della società e delle sue innumerevoli contraddizioni, paure e vani miti; il tutto filtrato attraverso la visione di un giovane ragazzino in fase di crescita e di maturazione.

Maetel e i vani miti dell’uomo

Maetel è la donna che viaggia assieme ai sogni di un adolescente. Ha viaggiato con milioni, decine di milioni di ragazzi, tanto lontano. Infatti, ci sono tante Maetel quanti ragazzi. Questo è anche il motivo per cui lei può apparire in ogni storia. Tutti i ragazzi hanno incontrato Maetel in circostanze differenti. Questo vale anche per Antares, Emeraldas o Harlock. Sono tutte storie incrociate, ma possono essere considerate autonome. Pertanto, se cambi prospettiva e personaggi, puoi creare quante storie desideri. Shadow e Emeraldas, che erano ragazze nella loro adolescenza, avevano incontrato qualcuno chiamato Maetel nel cuore, direttamente dalla loro infanzia, o durante un periodo in cui erano piene di sogni. E’ un viaggio in treno attraverso la mente di una persona. E ogni individuo compie un viaggio differente [Leiji Matsumoto].

Maetel

Maetel è indubbiamente uno dei personaggi più misteriosi di tutto il Leijiverse. Parlare di Galaxy Express 999 senza approfondire la figura di Maetel, sarebbe decisamente riduttivo.

Personaggio incredibilmente affascinante e schivo, incarna la figura della grande madre, una madre universale che accompagna qualsiasi persona nel suo viaggio verso l’adultità. Il suo animo nasconde sempre qualcosa; volutamente impenetrabile, superiore a qualsiasi cosa, fa vibrare le corde del suo animo con tutto ciò che la circonda. Non si limita ad osservare, ma a comprendere ed a fare propria qualsiasi esperienza, qualsiasi emozione esterna e qualsiasi evento. E’ la madre che vive nel nostro animo e che simbolicamente ci accompagna nella crescita.

Galaxy Express 999 in fondo parla proprio del viaggio della vita, il cui capolinea rappresenta quella che è la nostra scelta più importante. Diventare uomini meccanici immortali perfettamente omologati ai meccanismi ben rodati e contraddizioni su cui la società è fondata, oppure rinunciare alle assurdità che il mondo ci propina e vivere seguendo i propri ideali? Quest’ultima scelta tuttavia comporta una serie di difficoltà e la certezza di essere emarginati da una società non disposta ad accogliere, proprio come Harlock (uno dei personaggi più fedeli a questo concetto).

L’unico appiglio dell’uomo

Le sconfinate ambientazioni desolate di Galaxy Express 999, alternate a momenti di pura claustrofobia e senso dell’assurdo, trasmettono un forte senso di cupezza, desolazione e freddezza. Matsumoto non sceglie le mezze misure e decide di mostrare il mondo e la condizione umana nei suoi aspetti più tetri e contraddittori. La forte impronta fiabesca dell’opera viene sempre rotta dalla presenza di una morale indefinita, che spinge lo spettatore alla riflessione e non alla risoluzione.

Quando Maetel e Tetsuro lasciano di volta in volta un pianeta, le varie questioni rimangono spesso interrotte, come se non ci fosse una vera e propria soluzione al problema, quasi come se fosse parte integrante della natura stessa e della natura dell’uomo. La natura dell’universo è spietata, vige la legge del più forte, i deboli vengono emarginati e sconfitti, il più forte si nutre del più debole e ogni modo per avvantaggiarsi a scapito del prossimo pare legittimo.

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Proprio a causa dell’estremo cinismo che caratterizza l’esistenza, forse l’unico appiglio dell’uomo è proprio il dono dell’empatia e della compassione. Quindi si, il mondo è un posto orribile e probabilmente alcune battaglie sono già perse in partenza, ma la compassione ci permette di non renderlo ancora peggiore.

Il capolinea della vita

Il finale di Galaxy Express 999 rappresenta anche la concretizzazione assoluta della poetica di Matsumoto. La materializzazione del concetto di eroismo secondo il Leijiverse prende quindi forma e si manifesta la vera accettazione di quella che è la realtà. L’eroe prende consapevolezza, accetta la caducità delle cose e la bellezza della vita in tutte le sue difficoltà e contraddizioni. Non è un eroe in grado di cambiare le cose, ma di esprimere al meglio la sua essenza. Ha ormai capito che il viaggio della la vita non è finito ma ha ancora tanto da raccontare. Un viaggio che probabilmente non ha un vero e proprio scopo se non quello di dare valore alla vita stessa, la cui morte rappresenta l’unico vero capolinea.

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Tommaso Felici

Tommaso Felici

Sono veramente euforico

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