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Riccione: la recensione ma come se fosse un film bello

Dopo il fragoroso successo di Natale a Roccaraso, mamma Rai ha deciso di riprovarci con Riccione, sempre con il Pancio ed Enzuccio perché squadra che vince non si cambia

Riccione parte nel 2001, con un Edoardo Mecca provato e che vuole annegare le sue disgrazie nell’alcool, una chiara metafora della vuotezza dei tempi che spesso viene colmata dai piaceri fugali. A venire in soccorso di quest’anima tormentata ci pensa però la barista, interpretata da Ludovica Pagani. Subito si capisce che con quest’opera si sta cercando di alzare il livello della recitazione mondiale. Entra la voce fuoricampo di Maurizio Merluzzo che scava nei pensieri e nelle corde più profonde di personaggi e spettatori. Improvvisamente appare lei, il deus ex dell’opera, la 5 Euro. E non la 5 euro del 2001, ma quella di oggi. Chiaro simbolo dell’estemporaneità dell’opera. Sulla 5 euro, infatti, vi è scritto il numero della barista che è stata ammaliata dal nostro pigmalione tormentato.

(Tutta la questione della 5 euro, capiremo dopo, è un chiaro omaggio ad il corto 5 euro diretto da Tekla Taidelli, un intento per far scoprire il cinema underground italiano anche alle masse).

Il nostro pigmalione usa la 5 euro con il numero sopra per assopire i suoi istinti primordiali a peripatetiche. Ed è dalle mani della donna di quadrivi ed angiporti che parte il viaggio della nostra banconota. In 5 minuti di opera, il regista, ci sbatte subito in faccia la dura realtà che viviamo. In soli 5 minuti, infatti, abbiamo avuto peripatetiche, droga il Pancio ed Enzuccio. La banconota travalica pure i limiti geografici approdando anche dove è un mero pezzo di carta poichè come per il tempo anche il luogo è estemporaneo.

Il passaggio alla Riccione del presente 

Incontriamo subito quelli che saranno i nostri veri protagonisti, ossia il Pancio ed Enzuccio. Subito ci rendiamo conto di trovarci una meta dimensione in cui tutto costa un multiplo di 5. L’inflazione non esiste in questa dimensione, ed ogni cosa costa 5 euro, il deus ex. Subito vediamo come il regista ha voluto tenere alta la tradizione delle donne italiane in scena. Come novelle Anna Magnani o Sofia Loren appaiono sullo schermo, Valentina Vignali e Roberta Carluccio.

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L’omosessualità, in tutto questo, viene raffigurata in modo classicheggiante, una rappresentazione d’altri tempi.

Dopo un profondissimo discorso sul corteggiamento degno dei gentiluomini che percorrevano le strade romane della Dolce Vita, ed un omaggio di colonna sonora interpretata da Shade che prende a piene mani dalla tradizione morriconiana, si passa ad un altro grande coadiuvante dell’italianità: il calcio.
Qui il gioco del pallone è un interessantissimo pretesto per raccontare i cambiamenti climatici e per rimembrare i fasti italici di un tempo.

Dopo, il nostro Pancio, prenderà un taxi per rientrare nel suo alloggio. Il tassista investirà la bicicletta della figlia del signor Il Santone dello Svapo. La scena ha una palese simbologia legata alla caducità della vita.

Restiamo sempre sul tassista che va a prendere uno dei due signor Panpers. Il signor Panpers 1 vuole i servigi del taxi per 35 metri. Il tassista chiede 200 euro per poi scontare a 195, sempre multipli di 5, giusto per la scusa di far girare ancora una volta la 5 euro.

Come nella Divina Commedia, quindi, la numerologia ricopre un ruolo fondamentale in questa Cabala di Riccione. Qui il Panpers 1 incontrerà il Panpers 2 nelle vesti di bartender. Qui si affronterà il complesso discorso della bassa natalità italiana con il Panpers 2 che invità il Panpers 1 ad accoppiarsi. Ci riuscirà? È la sensibilità dello spettatore che deve fantasticare.

L’ingresso in scena di ENZO SALVI

Questa è sicuramente la scena madre dell’opera. Qui entra in scena sua maestà ENZO SALVI (si scrive tutto in maiuscolo perchè nel suo nome ogni lettera è importante come quella successiva). Il grande maestro interpreta un poliziotto in borghese che deve sventare un traffico di droga. In sua compagnia c’è il suo fidato collega cane. I due sono intenti a consumare un pasto e tra i due chi ha la leccornia è il cane. ENZO SALVI, guarda la pietanza dell’amico con grande acquolina. Qui la denuncia a chi abbandona i cani è palese tanto quanto la citazione a La Grande Abbuffata di Marco Ferreri. Ma i nostri due eroi sono lì per sventare la criminalità, e ci riescono grazie ad un astutissimo travestimento.

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La dicotomia tra nord e sud

In questa parte di film si affronta una delle questioni più care alla tradizione della commedia italia, la dicotomia tra nord e sud. Qui i due protagonisti della fortunata serie Casa Surace sono stati invitati dal signor Fede Rossi al suo compleanno. Tra divertimento citazionale a La Grande Bellezza e rotture di pregiudizi tra gente del nord e quella del sud, accade una rimarcazione importante della dicotomia. Il ragazzo del sud si ritrova impreparato quando scopre di dover dividere il conto della festa di compleanno, poichè usanza tipicamente nordica. Per ovviare la mancanza di pecunia, si ritrova a dover interpretare la maschera del furbo tanto cara alla commedia goldoniana. Inoltre, l’artigianato culinario che sblocca la situazione è un chiaro messaggio di valorizzazione del prodotto nostrano ed una denuncia alla brutta abitudine di essere culinariamente esterofili.

Il film si chiuderà con la 5 euro che torna nelle mani di Mecca, che però ha scelto come compagna la paripatetica, chiaro omaggio a Pretty Woman.

In conclusione

In conclusione, Riccione, è un film completo. Con soli 39 minuti, il regista Giorgio Romano riesce a concentrate tutto quello che la commedia deve essere. Tradizione ed innovazione, risate e cultura. Nulla è lasciato al caso e l’alto citazionismo e lo schierarsi nettamente di registi ed autori verso questioni spinose è il valore aggiunto. Le interpretazioni sono quasi pasoliniane. Il lavoro fatto a togliere più che ad aggiungere è evidente. L’Italia ed il mondo hanno bisogno di pellicole come Riccione.

Voto

10/10

Commodoriani voi lo avete visto Riccione? Cosa ne pensate? Fatecelo sapere nei commenti.

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Alessandro Mezzolla

Alessandro Mezzolla

Alessandro Mezzolla è di San Pancrazio Salentino in provincia di Brindisi. Un genio. miliardario, playboy, filantropo non è sicuramente una descrizione calzante. Ha la passione per il cinema, la musica e le magliette macabre. Il suo motto è "Perchè anche oggi mi sono svegliato?"

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