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5 serie anime da vedere su VVVVID

VVVVID è una piattaforma piena di serie animate meritevoli, alcune delle quali hanno perso fascino con gli anni. Oggi andrò a fare una lista di 5 titoli che con il tempo sono un po’ scomparse dalle discussioni all’interno di vari gruppi, ma che meritano ancora oggi di essere riscoperte da chi ancora non le avesse viste ai tempi. Alcune di esse saranno un po’ più vecchie, altre un più recenti, ma personalmente parlando ritengo tutti e 5 i titoli di altissimo livello.

5)Nana

La storia, ambientata nel Giappone contemporaneo, segue le vicende di due ragazze ventenni, Nana Komatsu e Nana Osaki, accomunate dallo stesso nome e dall’uguale decisione di trasferirsi a Tokyo. Le due giovani prendono lo stesso treno diretto alla capitale giapponese, ed è lì che si conoscono. Separate alla stazione, si incontreranno successivamente per caso in un appartamento che entrambe hanno intenzione di affittare: decidono così di essere coinquiline e di dividere insieme la vita quotidiana. Nana Osaki decide di andare a Tokyo per avere successo con la sua band, mentre Nana Komatsu, soprannominata “Hachi“, ci va inizialmente per raggiungere il suo ragazzo Shoji. Le due diventano così migliori amiche nonostante le enormi differenze di carattere, e vivranno, insieme ai membri della band di Nana e di quella di Ren,  momenti memorabili e complessi tipici della vita da rockstar.

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La prima serie che vi vado a consigliare è un’opera che si snoda in 50 episodi (di cui 3 riassuntivi denominati “la stanza di Junko”) prodotta dallo studio Madhouse, adattamento del famosissimo manga della Ai Yazawa. La serie qui in Italia ha avuto un ottimo successo, ma è anche conosciuta a causa del fatto che l’autrice non l’ha mai terminata per svariati motivi; pertanto le critiche rivolte alla serie manga sono a dir poco innumerevoli. Nonostante ciò l’adattamento animato riesce a dare un finale ottimo alla serie, che non inficia in alcun modo negativamente sulla storia, ma anzi gli conferisce una tonalità dolceamara e decisamente in linea con tutto ciò che abbiamo visto prima.

Nana è una serie da tenere assolutamente in considerazione a causa della sua unicità, e ciò è dovuto principalmente al fatto che la serie mostra delle caratteristiche molto autoriali, praticamente impossibili da ritrovare in qualsiasi altra serie d’animazione. I toni incredibilmente pesanti che si vengono a creare a causa dei pensieri delle due protagoniste rivolti alle loro vite e alle ansie per il futuro, vengono smorzati da una vena commedy che conferisce all’opera una freschezza non indifferente, e da una componente romantico-musicale molto marcata.

Le due protagoniste sono personaggi incredibilmente complessi e profondamente diversi, ma nel corso degli episodi scopriremo come questa diversità in fondo non è così tanto marcata, ma che nasconde dei punti di contatto molto importanti, nonostante l’estrema diversità nel reagire alla medesima situazione. Ed è da questi eventi che un legame può rompersi a causa dell’estrema diversità caratteriale, oppure trovare in ciò un punto di forza per conoscersi meglio e per provare a capirsi, formando un rapporto ancor più coriaceo e vero.

4) Ergo Proxy

Ergo Proxy è ambientato in un futuro in cui la razza umana è stata quasi sterminata a causa dell’inaridimento del pianeta. I pochi sopravvissuti si sono rifugiati in alcune città protette da enormi cupole in cui viene severamente controllato il controllo delle nascite al fine di garantire la sopravvivenza degli abitanti. Secondo Re-l Mayer, un’ispettrice che vive all’interno di queste città futuristiche, il tempo passa lentamente e in modo monotono; la sua vita, tuttavia, sta per subire un drastico cambiamento con l’arrivo di un virus in grado di attaccare il sistema degli AutoReiv, degli speciali robot ideati per prestare sevizio agli esseri umani, trasformandoli così in delle macchine assassine con la capacità di intendere e volere. L’incarico che verrà affidato a Re-l sarà quello di indagare su questo misterioso virus, che sta provocando sempre più disordini.

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Ergo Proxy è una serie cyberpunk prodotta dalla Manglobe, che va a chiudere un filone di opere dello stesso genere iniziato un decennio prima con la trasposizione animata di Ghost in the shell diretta da Mamoru Oshii, seguito da opere di altissimo livello come Lain e Texhnolyze. Reminiscente di queste serie e con qualche vagito Nagaiano proveniente direttamente da Devilman, Ergo Proxy rappresenta un viaggio attraverso la conoscenza di ciò che ci circonda, ma soprattutto di noi stessi e condito da elementi filosofici e da una fortissima componente religiosa-esistenzialistica. Una serie decisamente non per tutti e dai ritmi particolarmente dilatati, saprà sicuramente premiare lo spettatore paziente e attento nel capire cosa si cela dietro un determinato aspetto apparentemente illogico e anodino ai fini narrativi.

Degne di nota sono le atmosfere e le ambientazioni futuristiche particolarmente opprimenti e dominate da una colorazione scura, che riflettono perfettamente il grigiore dell’animo umano e l’apatia che avviluppa una società che è ormai l’ombra di sè stessa, in quanto ha perso la sua raison d’etre. L’attenzione non indifferente rivolta ai personaggi, riesce a limare moltissimo la freddezza della serie, cosa che ho gradito tantissimo in un’opera del genere. Le opere cyberpunk generalmente concentrano moltissimo l’attenzione verso i temi trattati e un po’ meno sui personaggi, mostrando come “effetto collaterale” una sorta di atmosfera particolarmente asettica e troppo fredda (che io tuttavia gradisco in quanto amo il genere). Ergo Proxy invece non tratta i personaggi come marionette utilizzate come mero mezzo per sviscerare tematiche etiche e sociali, ma questi diventano il focus più importante su cui far ruotare attorno le varie vicende. Ho visto tantissime opere cyberpunk, e personalmente parlando nessuna riesce a scavare bene nell’animo umano come fa Ergo Proxy.

3) Kenshin samurai vagabondo – Memorie del passato

L’anime è ambientato sullo sfondo dei tumulti che decretarono la fine dello shogunato Tokugawa e l’inizio del periodo Meiji (1868), l’epoca illuminata che segnò un repentino progresso tecnologico e sociale e che emancipò il Giappone dal passato feudale proiettandolo verso la modernità. In questo scenario di violenti scontri fra clan e intrighi politici avviene l’incontro tra il protagonista Kenshin Himura e la misteriosa Tomoe Yukishiro, fra i quali nascerà una disperata e struggente passione.

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Questo splendido OAV dalla durata di 4 episodi, ricalca uno squarcio tra due epoche di grande rilevanza storica, fungendo da palcoscenico degli eventi per il personaggio di Kenshin (samurai freddo e sanguinario, la cui spietatezza è in netto contrasto con le sue fattezze delicate). La storia difatti è molto semplice, ma anche molto diretta e di impatto, in cui predomina l’emotività e il sentimento più puro e genuino che possa caratterizzare l’animo umano. Il tutto scorre senza alcun freno inibitore tra sangue e sofferenze, vendette e rancori, mostrando uno degli aspetti più caratteristici della cultura nipponica:  un orgoglio spropositato che spesso tende a sovrastare in maniera egoistica tutti gli altri sentimenti. Tuttavia talvolta l’orgoglio e il rancore passano in secondo piano, ed è proprio in quel momento che si viene a creare uno dei legami più puri e veri che abbia mai visto in un’opera d’animazione nipponica. Un rapporto in cui non c’è spazio per la ragione, ma solo per il sentimento più istintivo e vero possibile.

La serie OAV si presenta come un prequel dell’omonima serie animata (prodotta sempre dallo studio Deen), ma può benissimo essere vista singolarmente senza alcun riferimento di sorta. I toni più leggeri che caratterizzano la serie animata, vengono completamente rimpiazzati da un’atmosfera decisamente più malinconica, passaggio assolutamente necessario per veicolare il tipo di storia in questione. Non meno importante è l’apparato tecnico, assolutamente sublime; animazioni di altissimo livello e una scenografia che è un vero e proprio spettacolo per gli occhi. Il lavoro fatto sulla parte visiva ha il preciso scopo di enfatizzare in maniera parallela l’emozione che viene vissuta in quel momento (particolarmente fredda e cupa nei momenti tristi, fugacemente luminosa in quegli istanti di effimera felicità).

2) Star Blazers 2199

Anno 2199, la razza umana è stata quasi annientata dalla civiltà aliena del pianeta Gamilas attraverso il sistematico bombardamento della superficie con bombe termonucleari altamente radioattive. I sopravvissuti sono stati costretti a rifugiarsi in città sotterrane, ma gli scienziati stimano che potranno continuare a vivere al massimo per un altro anno, poiché la radioattività penetra sempre più in profondità. Inoltre, l’ultima flotta terrestre viene annientata nella battaglia di Plutone. L’ultima speranza per gli umani è rappresentata da una misteriosa tecnologia, donata da un lontano pianeta, Iscandar.

Da quel mondo la regina Starsha invia sua sorella in una missione disperata per consegnare ai terrestri i progetti per costruire un motore interstellare, la tecnologia “a onde moventi”, e consentire loro di raggiungere il suo pianeta che si trova dall’altro lato della galassia. La marina spaziale terrestre decide allora di trasformare in corazzata spaziale il relitto della nave da battaglia giapponese Yamato, affondata dagli americani alla fine della Seconda guerra mondiale. I giovani ufficiali Susumu Kodai e Daisuke Shima partono con la potentissima corazzata spaziale alla volta di Iscandar per recuperare la tecnologia con cui salvare la Terra dalla radioattività. Ma per portare a termine la loro missione, avranno soltanto un anno di tempo e dovranno attraversare combattendo l’enorme impero di Gamilas.

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Remake delle celebre space opera di Leiji Matsumoto del 1974, questa serie riesce a riproporre ai giorni nostri una delle serie animate più importanti della storia dell’animazione giapponese di sempre. La struttura narrativa rimane di base la stessa della serie originale, tuttavia vengono modificati in parte gli eventi secondari tramite l’introduzione di alcuni episodi autoconclusivi completamente assenti nella prima serie, che conferiscono alla serie una tonalità decisamente più moderna. L’introduzione di moltissimi personaggi femminili ed una particolare attenzione rivolta all’apparato tecnico, rendono Star Blazers 2199 un ottimo remake della magnum opus di Matsumoto.

Leiji Matsumoto fa parte di quella fetta di autori che hanno vissuto sulla propria pelle gli effetti della seconda guerra mondiale, e questa serie incarna nel modo più puro e genuino un’ipotetica rivalsa di un popolo pesantemente sconfitto (sentimenti causati dal dolore della ferita mai rimarginata che Matsumoto ha nei confronti di quell’evento), che fa valere i propri diritti sulla base del voler sopravvivere a tutti i costi per difendere ciò che gli è più caro. Le svariate riflessioni che accompagneranno lo spettatore durante l’intera visione, saranno accompagnate da una storia epica, maestosa, dal sapore melodrammatico e nostalgico che viene (seppur in parte) ripreso dalla serie storica e riproposto in modo più “soft” e meno angosciante.

Uno dei motivi principali per guardare questa serie, è la presenza di una veste grafica incredibile che ci delizia con dei background incredibilmente dettagliati ed una computer grafica assolutamente perfetta e mai fuori luogo. E’ davvero difficile non rimanere estasiati di fronte ad un lavoro del genere, che permette di farci assaporare al meglio le varie ambientazioni spaziali lasciandoci senza fiato ad ogni inquadratura.

1) Le situazioni di lui e lei

Yukino Miyazawa è una studentessa del primo anno all’istituto superiore Hokuei della prefettura di Kanagawa, invidiata da tutti per la sua bellezza, il suo comportamento distinto e di buone maniere, ha sempre ottenuto risultati scolastici fuori dalla norma grazie al suo impegno e al suo notevole talento. Tuttavia, non è come sembra: infatti, dietro il comportamento pubblico impeccabile di Yukino si cela una ragazza viziata, pigra e testarda, con lo spasmodico desiderio di sentirsi sempre apprezzata, lodata e al centro dell’attenzione. La sua “maschera” viene, tuttavia, infranta quando incontra Soichiro Arima, un ragazzo altrettanto bello, intelligente e popolare, che scopre casualmente la vera personalità di Yukino e inizia a ricattarla, assegnandole ogni tipo di compito e faccenda scolastica al posto suo. Anch’egli, però, dietro il suo comportamento nasconde ciò che è realmente, animato dal profondo desiderio di non deludere i genitori adottivi, che lo hanno preso con loro sottraendolo a un’infanzia difficile. Inizialmente come rivali, Arima dichiara il suo amore a Yukino e, nonostante lei lo respinga in un primo momento, il rapporto tra i due si fa sempre più stretto, prima come amici, poi come qualcosa di più.

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L’ultima serie che vado a consigliarvi è un adattamento animato di un manga shojo scolastico sentimentale, diretto da Hideaki Anno (Evangelion, Gunbuster) e prodotto dallo studio Gainax. Genere spesso snobbato dagli appassionati, Le situazioni di lui e lei riesce a proporre degli eventi piuttosto interessanti, divincolando la storia dai soliti clichè che siamo abituati a vedere (e spesso ad odiare) all’interno di opere di questo tipo. Attese infinite e situazioni estremamente dilatate, momenti eccessivamente imbarazzanti e personaggi troppo ingenui; questa serie non ha nulla di tutto ciò e propone inoltre delle cose davvero molto interessanti .

Le difficoltà che trovano i due protagonisti nel mostrarsi realmente per quello che sono agli occhi degli altri, il concetto di “maschera” con forte reminiscenza Pirandelliana e i toni decisamente opprimenti in alcuni frangenti, sono tutte caratteristiche degne di considerazione che conferiscono all’opera uno spessore non indifferente, e che va molto oltre la solita storiella d’amore che nasce tra i banchi di scuola. Yukino e Arima apprenderanno col tempo l’uno dall’altro e avranno modo di crescere insieme nei 3 anni di scuola superiore, affrontando diverse difficoltà (anche abbastanza importanti) che metteranno a dura prova la loro relazione e le loro convinzioni.

La serie  mostra in modo decisamente marcato la presenza di Hideaki Anno come regista; difatti spesso e volentieri la sua mano conferisce all’opera un’atmosfera decisamente opprimente, causata per lo più da inquadrature lunghe e fisse e da un’attenzione maniacale per il dettaglio, andando ad inquadrare in maniera ravvicinata dei particolari apparentemente irrilevanti. Tanti sono tuttavia i momenti goliardici, pregni di comicità novantina e di ulteriori escamotage stilistici (uno tra tutti il super deformed) che conferiscono alla serie la giusta atmosfera nei vari momenti comedy.

La mano di  Anno tuttavia ha causato il disappunto dell’autrice del manga originale, che ha spinto il regista ad abbandonare il progetto al diciottesimo episodio. L’opera, inoltre, è rimasta  incompiuta, in quanto adatta approssimativamente 1/3 del manga. Consiglio pertanto caldamente anche la lettura dell’opera originale, in quanto i 2/3 restanti dell’opera non adattata rappresentano la parte più bella della storia.

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Tommaso Felici

Tommaso Felici

Sono veramente euforico

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