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L’Attacco dei Giganti: la battaglia giunge al termine

L’ATTACCO DEI GIGANTI 3° STAGIONE PARTE 2

LA BATTAGLIA GIUNGE AL TERMINE

 

La seconda parte della terza stagione de L’Attacco dei Giganti era partita col botto: un primo episodio ottimo, sia graficamente che narrativamente, ha dato il via alla saga più amata di tutta la serie. E sono felice di constatare che la qualità generale sia rimasta invariata anche negli episodi successivi.

Come già detto nel mio precedente articolo al riguardo, la battaglia di Shinganshina è la più importante di tutto il manga, non solo per la spettacolarità generale della vicenda, ma sopratutto per i cambiamenti radicali che porterà nella trama.

Wit Studio continua a fare ciò che ha sempre fatto con questa serie: rendere epiche e di gran lunga più avvincenti le vicende narrate nel manga, però senza cambiarle troppo. Diciamo che la fedeltà al cartaceo è assoluta, cosa che non può che farmi piacere in questo caso, dato che la trama è il fulcro di quest’opera e, in quanto tale, non deve essere alterata.

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IL DURO ALLENAMENTO RIPAGA

Scoperto il nascondiglio di Reiner grazie ad Armin, la cui intelligenza non smette mai di sorprendere, la battaglia per riconquistare il Wall Maria ha ufficialmente inizio. Entrambi le fazioni si attivano all’istante e procedono con i rispettivi piani d’attacco.

Davvero entusiasmante è lo scontro fra Eren e Reiner, entrambi trasformati; se in passato Eren si era trovato in grosse difficoltà contro l’armatura del gigante corazzato, questa volta è totalmente padrone della situazione, molto più abile. La capacità di indurire il suo corpo da gigante, padroneggiata dopo un estenuante allenamento, è ciò che gli consente di passare in vantaggio. Non ha più bisogno di affidarsi alle leve o alle prese come in passato, ma può facilmente distruggere la corazza del titano con i suoi pugni, indurendone le nocche.

L’indurimento, quindi, gli è essenziale non solo a riparare rapidamente la breccia nelle mura, ma anche a dargli un vantaggio in più durante gli scontri. Eren ha ottenuto tale abilità per puro caso, ma è riuscito a padroneggiarla al meglio, e gli tornerà molto utile nella sua lotta contro i giganti.

REGIA INTELLIGENTE

Com’è sempre stato fin dall’inizio, durante i combattimenti (che siano a mani nude o con i dispositivi di manovra tridimensionale) la regia da il meglio di sé; Tetsurou Araki, avendo già diretto le precedenti due stagioni, ormai sa bene come enfatizzare gli scontri di questa serie: movimenti di camera rapidi, repentini cambi di inquadratura e attenzione per i dettagli, il tutto accompagnato da ottime musiche e animazioni. La combinazione di questi elementi genera delle scene d’azione dal grande impatto visivo, che inevitabilmente sprigionano epicità da ogni frame.

L’IMPORTANZA DEI DETTAGLI

Durante i combattimenti a mani nude fra giganti, trattandosi di creature mostruose e alte quanto palazzi che si prendono a mazzate, per me è di grande importanza saper trasmettere la forza dei loro colpi, e Araki riesce molto bene in questo. Egli mostra le ripercussioni che i colpi hanno sull’ambiente circostante, soffermandosi su alcuni particolari: le tegole di un tetto che si frantumano e volano via grazie alla sola onda d’urto provocata dai pugni di Eren, il terreno intorno che si frantuma sotto al peso dei loro passi o le case che si sgretolano come fossero di cartapesta. Tutti questi dettagli (assenti nel manga) sono ciò che rende quest’anime apprezzabile anche a chi sa già dove andrà a parare; gli scontri varranno sempre la pena di essere visti anche se già si conosce l’eventuale vincitore, essendo un vero spettacolo per gli occhi e decisamente più godibili che nella controparte cartacea.

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ERWIN SMITH

Iniziamo anche a capire molto di più del personaggio di Erwin Smith; considerato da tutti come un eroe, l’enigmatico comandante del corpo di ricerca non ha mai pensato a sé in quel modo. È un uomo con un obbiettivo da raggiungere, che nel corso del tempo è divenuto motivo di ossessione per lui. Erwin vuole vedere la cantina in casa di Eren e scoprire il mistero dietro ai giganti più per ragioni personali che altro, gli importa ben poco dei sacrifici necessari perché ciò avvenga.

Addirittura, sembra che il suo desiderio personale gli sia ben più caro della sorte dell’umanità. L’anime ci rappresenta questo suo conflitto interiore raffigurandolo sopra una pila di cadaveri, soldati amici e compagni che lui stesso è conscio di aver mandato a morire per i suoi ideali. Decine di vite spezzate gli pesano sulla coscienza, delle morti che potrebbero anche essere state del tutto vane, e malgrado non rimpianga le sue scelte, il senso di colpa lo attanaglia ugualmente.

A QUALUNQUE PREZZO 

Ho sempre trovato molto affascinante la figura di Erwin Smith; fin dalla sua entrata in scena non si è mai capito veramente cosa provi, cosa pensi o in cosa creda realmente. Ai miei occhi risultava un personaggio dal grande carisma, ma in grado di fare qualsiasi cosa per i suoi scopi, anche approfittarsi dei suoi stessi camerati.

A molti questo suo lato potrebbe risultare egoista, a tratti perfido, ma secondo me lo rende uno dei personaggi più umani di tutta la serie; un uomo disposto a diventare un demone per realizzare il suo sogno e portare sulle spalle il peso dell’umanità. Il desiderio di trovare le risposte che cerca è il suo unico motivo di andare avanti, la sua ragione di vita, la sua reale meta, di conseguenza non si può non rimanere di stucco quando, successivamente, vi rinuncia di sua spontanea volontà.

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LA MORTE DI MARCO

Chi si ricorda di Marco, quel personaggio abbastanza inutile apparso per una manciata di episodi nella prima stagione?

Ecco, finalmente vediamo i retroscena della sua morte: lui è stato il primo a scoprire che Reiner, Berthold e Annie erano dei traditori, e questi lo hanno ucciso per impedirgli di parlare. Tuttavia, lascia davvero amareggiati il modo subdolo e meschino in cui questo avviene.

Se già lo spettatore era portato a disprezzare questi tre personaggi in quanto traditori, l’astio nei loro confronti non può che aumentare vedendoli togliere il dispositivo di manovra tridimensionale a Marco e lasciarlo in balia di un gigante. Non sono particolarmente felici del loro operato (in particolare l’incredulo Reiner, che palesa segni di un evidente sdoppiamento di personalità) ma la serie sottolinea la loro codardia, dipingendoli come personaggi profondamente negativi ai nostri occhi.

NON ESISTONO BUONI O CATTIVI

Nonostante sia facile etichettare Reiner e compagni come i “cattivi”, vi invito a non correre troppo; in questa storia non esistono buoni o cattivi, ma solo fazioni diverse con diversi obbiettivi, e ve ne accorgerete più avanti.

Certo, alcuni personaggi ci sembrano più immorali di altri, ma ciò dipende esclusivamente da che punto di vista li si osserva. Seguendo la storia dalla prospettiva di Eren, risulta naturale considerare “i cattivi” tutti coloro che minacciano lui o i suoi amici, ma sarà davvero così? Al momento, non voglio espormi ulteriormente su quest’argomento per evitare di spoilerare a chi non segue il manga, ma fidatevi quando vi dico che la cosa non è così semplice come appare.

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UNA SITUAZIONE ARDUA

Ciò che mi è sempre piaciuto di questa serie è la grande umanità dei suoi personaggi, che immersi in un ambiente cosi estremo reagiscono sempre in maniera plausibile e credibile di fronte agli avvenimenti. Per questo non mi sorprende il fatto che i membri della 104 esitino nell’uccidere Reiner; egli è un traditore, un vigliacco, qualcuno che ha causato la morte di migliaia di persone innocenti, ma per loro è anche stato un compagno fidato per molto tempo, una persona con cui hanno condiviso sia momenti belli che brutti e con il quale hanno creato un legame.

Noi spettatori, nonostante la voglia di vedere Reiner distrutto, riusciamo a capire il perché della loro esitazione. L’autore è stato bravo ad enfatizzare quanto per loro sia difficile rivolgere le armi verso qualcuno di cui si fidavano ciecamente e al quale si sono inevitabilmente affezionati.

NON C’È ALTRA SCELTA

Lo stesso discorso lo possiamo fare quando Armin tenta inutilmente di convincere Berthold a ragionare poco prima che quest’ultimo si trasformi; tenta di instaurare un dialogo, vuole riuscire a comprendere i motivi dietro le loro azioni, ma invano. Ed è proprio in quel momento che vediamo quanto persino Armin, il personaggio che più di tutti ripudia la violenza, sia disposto a prendere posizione e accettare di dovere uccidere i loro ex-compagni di squadra, e gli altri personaggi lo seguono.

No ho mai potuto evitare di interrogarmi su cosa farei io in una situazione del genere. Cosa farei dinanzi all’obbligo di combattere contro una persona a cui tengo, di dover uccidere qualcuno a cui in passato avrei affidato la mia vita?

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SENZA SACRIFICI NON SI VINCE

Mentre Eren e gli altri sono occupati con Reiner e Berthold (che nel frattempo si è trasformato nel gigante colossale), Levi, Erwin e il resto del corpo di ricerca se la vedono con il gigante bestia. Ciò che avviene in seguito è una delle mie parti preferite di tutta la serie, che già adorai nel manga quando lo lessi al tempo, ma che ho amato ancora di più nel vederla animata eccellentemente da Wit Studio: lo scontro fra Levi e il titano bestia.

Ma prima di ciò, dobbiamo assistere ad una scena memorabile che sottolinea l’importanza di Erwin Smith all’interno della trama: essendo distante in un ambiente aperto, il gigante bestia e irraggiungibile senza essere notati, ed è per questo che escogita un piano tanto agghiacciante quanto efficace. Nonostante il suo sogno di vedere a tutti i costi la cantina di Eren e scoprire i segreti custoditi all’interno, il comandante del corpo di ricerca decide di lanciarsi in una carica suicida insieme agli altri soldati, nel disperato tentativo di distrarre il gigante bestia mentre Levi lo raggiunge.

MORIRE CON UTILITÀ

La carica suicida è una scena notevole, suggestiva e drammatica, ricordo che mi commosse non poco leggendola nel manga. Erwin decide di dare il tutto per tutto, rinunciando al suo sogno pur di fare il necessario per vincere.

I soldati urlano e corrono verso il titano bestia a bordo dei loro cavalli, pronti a morire, incitati e incoraggiati dal loro comandante, per poi venire dilaniati da una pioggia di pietre da lui lanciate. Nonostante ciò, quelli che rimangono continuano imperterriti ad avanzare verso la morte con molti rimpianti nel cuore e un profondo desiderio che il loro sacrificio sia di una qualche utilità alla causa.

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LA FURIA DELL’UMANITÀ

Dopo l’ennesima pioggia di pietre, anche gli ultimi superstiti cadono. Una distesa di cadaveri si estende davanti al titano bestia, il quale contempla la scena compiaciuto, talmente fiero del proprio operato da non accorgersi che Levi lo ha raggiunto. E il soldato più forte dell’umanità piomba su di lui con tutta la sua furia, sconfiggendolo in pochi secondi.

Personalmente trovo che lo scontro fra i due non avrebbe potuto essere meglio diretto e animato. Come al solito, Wit Studio ha sfruttato i canali espressivi in più di cui dispone l’animazione per migliorare ulteriormente il già ottimo risultato ottenuto nel manga da Isayama. La telecamera dinamica segue Levi in ogni movimento, inquadrando spesso dettagli come il suo piede appoggiato saldamente al collo del titano per tagliarglielo meglio.

Ho amato questa battaglia dal primo all’ultimo secondo. Fin da quando la lessi nel manga, non vedevo l’ora di godermela animata e non ne sono rimasto affatto deluso; non solo è bella da vedere, ma l’intera scena coinvolge lo spettatore, che travolti dall’emozioni, si sentono partecipi della situazione. Con l’immaginazione ognuno di noi sente di essere lì insieme a Levi a far sentire tutta la furia dell’umanità al titano bestia. Ogni singolo fendente al suo collo è motivo di gaudio per chi osserva, e vedere il terrore negli occhi del gigante quando capisce di essersi messo contro l’avversario sbagliato dà una soddisfazione ineguagliabile.

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ARMIN ARLERT, IL PIÙ CORAGGIOSO

Se dovessi scegliere la scena più memorabile degli episodi usciti finora, sarebbe assolutamente il sacrifico di Armin; il piccolo genietto col caschetto biondo, armato di un coraggio fuori dal comune, decide di dare la sua vita in modo che Eren possa mettere fine al titano colossale.

Ciò che più lascia stupefatti, però, non è solo il gesto in sé, ma anche la crudezza che lo caratterizza. Siamo costretti a veder uno dei personaggi principali della serie (al cui per forza di cose ci siamo affezionati molto) venir bruciato vivo lentamente. Gli animatori hanno calcato molto sul gore in questa scena, rendendola ancora più esplicita che nel manga,  e la cosa mi ha stupito molto considerando la censura applicata in alcune scene precedenti.

Vediamo Armin morire soffrendo molto, la sua carne che brucia e la pelle che si stacca dalle mani prendendo fuoco: un modo decisamente doloroso di andarsene. Tuttavia, durante il suo martirio, non perde mai la speranza, crede fermamente che Eren riuscirà a vedere il mare che tanto ha sognato anche per lui, quindi può andarsene senza rimpianti.

Credo nessuno si aspettasse una cosa del genere da Armin: lo abbiamo sempre creduto un personaggio debole, indeciso e timoroso, ma che in realtà è (come affermato dallo stesso Eren) il più coraggioso di tutti.

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LA SCELTA PIÙ ARDUA

Il sacrificio di Armin non è stato vano; Eren riesce a sconfiggere Berthold estraendolo dal gigante, per poi scoprire con gioia che Armin è ancora vivo e può essere salvato, così come il comandante Erwin, che non è perito sotto la pioggia di pietre insieme agli altri. Qui inizia il momento che ha diviso totalmente i fan: quale dei due salvare?

Levi possiede un siero per trasformare uno dei due in titano e fargli divorare Berthold, ciò lo salverebbe da morte certa, ma chi dei due?

Il fatto che Levi scelga Armin alla fine scommetto non ha sorpreso poi molti, visto che in fondo ce lo si poteva aspettare. Molti avrebbero preferito salvare Erwin, dato che (nonostante l’intelligenza di Armin) la sua esperienza lo avrebbe reso una figura sicuramente più utile nella lotta contro i giganti, e non sono del tutto in disaccordo con tale ragionamento.

UNO DEI MIGLIORI PERSONAGGI

Di tutta questa vicenda le cose che ho più apprezzato sono state due: la totale mancanza di musica fino alla fine, e la valorizzazione di Armin. Durante la puntata, sentiamo solo le fantastiche voci dei seiyuu senza alcun tipo di OST in sottofondo, scelta stilistica che dona al tutto un aria molto più seria e cupa.

E il fatto che Armin venga valorizzato non può che farmi felice, perché malgrado la sua debolezza fisica, si è rivelato più volte essenziale nella creazione e riuscita dei piani. Mi è sempre piaciuto molto come personaggio, a differenza della maggior parte dei fan; nessuno vorrebbe identificarsi in un personaggio così debole fisicamente in un ambiente come quello, ma la sua grande abilità di pensiero compensa perfettamente qualsiasi altra sua mancanza. È un personaggio davvero eccezionale, e anche se Erwin, forse, sarebbe stata la scelta migliore, non ho potuto fare a meno di rallegrarmi nel vederlo risorgere dopo aver mangiato Berthold.

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LA BATTAGLIA TERMINA

Dopo questo evento, la battaglia di Shinganshina giunge finalmente al termine. Il gigante bestia e Reiner scappano, Berthold viene ucciso e ora i nostri protagonisti hanno il potere del colossale dalla loro parte. Possiamo dire che le cose si mettono decisamente bene per loro, almeno per il momento.

Dopo un breve ristoro, Levi, Hanji, Eren e Mikasa si avviano verso la cantina di casa Jeager, dove è custodita la risposta al mistero dei giganti. Ciò che c’è dentro a molti stupirà, ad altri meno, ma si tratta di qualcosa di molto coerente, plausibile e che risponde egregiamente ai molti dubbi sorti nella serie. Dopo aver scoperto la verità, tutti i pezzi disseminati da Isayama durante i capitoli inizieranno a comporre un quadro sempre più chiaro della situazione.

Nel prossimo episodio de L’Attacco dei Giganti vedremo il passato di Grisha Jeager, padre di Eren, il quale ci illustrerà cosa succede veramente fuori delle mura, una rivelazione di grande importanza che cambierà completamente il nostro modo di vedere questa serie.

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