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Sakamichi no Apollon e il Jazz come metafora della vita

“Odio tutto questo. Questo sole che ti batte addosso tutto il giorno, questi studenti con la testa completamente vuota, dovere fare questa salita ogni giorno solo per arrivare a scuola… Mi fa venire voglia di vomitare.”

 

Questa citazione non è proprio il massimo dell’allegria, presa fuori dal suo contesto. Lo è ancora meno se considerate che Sakamichi no Apollon (Kids on the Slope) inizia con queste esatte parole, pronunciate dal protagonista mentre si reca a scuola. Non è proprio il massimo come inizio, no?

Sono parole pesanti, che sembrano il preludio a un’opera piena di pessimismo, di tristezza e riflessioni angoscianti: niente di più sbagliato per descrivere Jammin’ Apollon. Anzi, già alla fine del primo capitolo ve ne farete un’idea del tutto diversa, perché sin da subito questo manga si mostra per quello che è: un’opera di crescita.

Sakamichi no Apollon è la storia di tre ragazzi e delle loro prime esperienze fino al superamento dell’adolescenza. L’autore dipinge un contesto assolutamente realistico e colloca al suo interno i nostri tre protagonisti, mostrandoci i loro cambiamenti, le loro sofferenze, i loro successi e le loro delusioni. Quest’opera contiene qualsiasi cosa: amicizie, rivalità, primi amori, passioni… Il tutto tenuto insieme da melodie Jazz che risuonano costanti e che costituiscono la caratteristica peculiare del prodotto.

Se avete amato Bugie D’Aprile, edito da Star Comics, e la sua versione animata Shigatsu wa kimi no uso amerete sicuramente anche questo manga.

Entrambi usano la musica come pretesto per raccontare una storia, e uno strumento musicale come mezzo attraverso il quale filtrare le emozioni dei loro protagonisti e permettere al lettore di toccarle con mano, fino quasi a viverle in prima persona, come se sentisse lo strumento musicale sotto le proprie dita e la musica alle proprie orecchie. E la sofferenza, la gioia e la passione dei protagonisti nel cuore.

Manga o Anime?

Jammin’ Apollon è un manga del 2007 ed edito da Planet Manga nel 2013 che ha anche ricevuto un adattamento animato nel 2012 dallo studio MAPPA.

Quindi, come in altri casi, la domanda sorge spontanea: meglio il manga o l’anime?

Di base, il prodotto originale è sempre ritenuto il migliore, che sia un manga dal quale è stato tratto un anime (come Sakamichi) o viceversa.

Nel caso di Sakamichi no Apollon, però, mi sento di consigliare l’anime e, in un secondo momento, una eventuale lettura del manga.

Il fumetto, in nove volumi, è sicuramente una lettura valida che non è inferiore alla sua trasposizione dal punto di vista della trama o dell’approfondimento dei personaggi, anzi, alcuni personaggi risultano molto meglio caratterizzati e approfonditi nella controparte cartacea. Il motivo per cui consiglio di iniziare con l’anime piuttosto che col manga non è qualitativo. Il reale scarto tra i due sta, in realtà, proprio nella musica.

L’anime è accompagnato da una splendida colonna sonora e, sin dal primo episodio, sentiamo risuonare la batteria, il pianoforte o la tromba seguendo note di Jazz, tanto caro all’opera, o di musica classica. Moanin’, Someday My Prince Will Come: Sakamichi, essendo un prodotto che prima di tutto parla di musica, di canzoni ne è pieno. Queste, poi, sono unite alla splendida colonna sonora di Yoko Kanno, già conosciuta per la ost di Cowboy Bebop.

Il manga ha ottimi disegni e atmosfere. I personaggi sono ben delineati e le loro emozioni riescono a trasparire. Gli sfondi sono spesso appena accennati, lasciati in secondo piano per privilegiare i protagonisti e i loro strumenti, i loro pensieri e le loro emozioni. A livello grafico, il disegno sicuramente riesce a far sentire il lettore parte integrante dell’atmosfera musicale quasi onirica, evocativa dell’opera.

Eppure questo non basta.

Il manga trova il suo limite proprio per il fatto di essere cartaceo, composto solo da disegni e privo di suono, laddove invece l’anime trova in questo la sua forza, aiutando lo spettatore a immergersi completamente nei suoni e nelle musiche protagoniste di Sakamichi no Apollon.

La musica come vita

“A volte la vita è come il Jazz… Prende una direzione inaspettata.”

Una delle caratteristiche migliori dell’opera è sicuramente lo spiazzamento che genera nello spettatore. Questa, infatti, inizia presentando i protagonisti come il classico secchione e il teppista attaccabrighe, capovolgendo totalmente ogni stereotipo sin dalla prima puntata.

Kaoru, il protagonista, sembra un secchione, uno snob fin troppo serio e distaccato. Sentarou, d’altra parte, sembra il classico duro, sempliciotto bravo solo a fare a botte.

È proprio grazie a questo personaggi che l’opera riesce a prendere così tanto il lettore. Ci ritroveremo sin dai primi episodi coinvolti nella vita privata e nel passato dei due protagonisti, capiremo perché si comportano in un certo modo e quali i drammi e le ansie che si portano dentro.

Soffre di solitudine, sente di non essere capito dalle persone attorno a lui e ovunque vada desidera solo andare via, perché sente che quello non è il suo posto. Trova nella musica una via d’uscita, un farmaco contro la solitudine che prova nello stare in una casa dove nessuno lo apprezza veramente.

Sentarou sembra un sempliciotto, Kaoru lo invidia perché ha tutto ciò che lui non possiede: una famiglia che gli vuole bene, una casa dove non si sente mai solo. Nulla di più sbagliato per definire il personaggio. Anzi, Sen prova una solitudine profonda quanto quella dell’amico. Ed è proprio nella musica che i due trovano la loro salvezza: un modo per sentirsi parte di qualcosa, a casa.

Non capisce quale sia il suo posto nel mondo, ma ogni tanto sente che questo non sia casa sua, di non possedere il diritto di rimanere lì. È sempre stato rifiutato, sin da piccolo, e per questo si comporta in modo distaccato, cercando di evitare di parlare apertamente dei suoi sentimenti, proprio come Kaoru, che ha passato la vita sentendosi fuori posto ovunque andasse.

Entrambi useranno la musica come mezzo per esprimere se stessi, e il loro rapporto crescerà proprio grazie a questa. Non servono parole, né gesti, basta sentire i propri strumenti che procedono in un’armonia perfetta perché tutti i rancori o i problemi vengano dimenticati.

Nessuno dei due pensava, al loro primo incontro, che sarebbero diventati parte di qualcosa di così grande, eppure…

La vita è come il Jazz: pieno di improvvisazioni, di avvenimenti inaspettati ai quali, nonostante tutto, siamo costretti ad andare dietro.

Sakamichi no Apollon è sicuramente un’opera consigliatissima se siete appassionati di musica o di storie vere, nelle quali chiunque può immedesimarsi. Tra il solitario Kaoru, la dolce Ritsuko o il duro fuori ma fragile dentro Sen, troverete sicuramente un personaggio che sentirete più vicino a voi, e vivrete in prima persona le vicende di questo trio e del loro amore per la musica, dei loro primi amori, le loro prime gelosie e della loro cresciuta.

Dopotutto, e questa è la grande forza del prodotto, sono esperienze attraverso le quali siamo passati tutti. E, chi prima e chi dopo, abbiamo riso ripensando al passato e a quelle vicende. Esattamente come i protagonisti, tra lacrime, note di Jazz e risate.

 

 

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Daniela Reina

Daniela Reina

Nel tempo libero viaggia attraverso tempo, spazio e mondi di fantasia in compagnia di qualche buona lettura. Il suo manga preferito è Berserk, l'anime Neon Genesis Evangelion.

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