Ecco a voi la nostra recensione di Rage 2!
Circa otto anni fa, nel lontano 2011, Rage, un FPS dal setting post apocalittico sviluppato da id Software, arrivava su Xbox 360, PlayStation 3 e PC. La critica accolse il gioco in maniera agrodolce, in quanto nonostante l’eccellente gunplay e l’ottimo comparto tecnico, Rage soffriva di problemi relativi soprattutto alla varietà di situazioni di gameplay ed all’insufficiente attenzione riservata al suo comparto narrativo che risultava essere poco approfondito nonostante le ottime premesse. Dopo ben 8 anni dunque, id Software, in collaborazione con Bethesda ed Avalanche Studios, ha finalmente pubblicato Rage 2, arrivato su Xbox One, PlayStation 4 e PC il 14 maggio 2019, ad un anno esatto dal suo reveal ufficiale. Sarà riuscito questo seguito a risolvere i problemi che affliggevano il suo predecessore? Scopritelo nella nostra recensione!
La narrativa non brilla
Sebbene la narrativa non sia il punto focale di una produzione votata alla confusione ed alla spettacolarità, non possiamo sorvolare sulla poca cura che, anche questa volta, id Software ed Avalanche Studios hanno riservato alla trama di Rage 2. Ambientato trent’anni dopo il suo predecessore, il gioco ci farà vestire i panni – maschili o femminili, è una vostra scelta – di Walker, che dopo essere sopravvissuto ad un improvviso attacco della rediviva Autorità, un gruppo di alieni ostili pronti a tutto pur di distruggere il genere umano, si ritroverà a vestire l’armatura di un Ranger fatto a pezzi da uno degli enormi mutanti che militano tra le fila dell’esercito nemico. Pochi istanti dopo aver illegittimamente guadagnato lo status di Ranger però, il protagonista assisterà alla morte di Prowley, un’anziana Ranger che lo ha cresciuto, decidendo quindi di vendicare la sua morte e di porre fine al dominio che l’Autorità ha imposto sulle Zone Devastate. Per farlo, il nostro Walker dovrà trovare tre importanti figure che potranno supportarlo in questa difficile missione: John Marshall, vecchia conoscenza dei fan di Rage, Loosum Hagar, sindaco della città di Wellspring ed abile combattente, ed infine Anton Kvasir, uno scienziato fondatore dell’Ordine dei Ranger che prestava i suoi servigi all’Autorità prima di ribellarsi ad essa . I tre saranno necessari per riportare alla luce il misterioso progetto DAGA, creato appositamente per far fronte ad una probabile nuova invasione da parte dell’Autorità e del suo capo, il generale Cross. La trama fila via senza particolari sussulti e colpi di scena, somigliando più ad un mero pretesto per far fuori quanti più nemici possibile durante la nostra permanenza nelle Zone Devastate. La storia è infatti narrata in maniera approssimativa, con dialoghi scritti in maniera decente ma recitati, sia in italiano che in inglese, in modo piuttosto “anticlimatico”. Sono state rare le occasioni in cui il tono della voce del protagonista e dei comprimari, dalla caratterizzazione abbastanza scadente, rispecchiavano ciò che accadeva su schermo; ciò porta inevitabilmente ad una mancanza di pathos che va a spezzare l’epicità dei pochi momenti memorabili della trama di Rage 2. In sostanza dunque una maggior cura per ciò che concerne il comparto narrativo di questo folle sparatutto sarebbe stata sicuramente apprezzata, dato che, come per il primo capitolo, le basi c’erano ed il setting, splendido in alcuni casi, pure.
Molto Open, poco World
Dopo il dinamico e spettacolare tutorial, utile ad apprendere le basi del combattimento, Rage 2 ci catapulta immediatamente nel suo enorme open world fatto di lande desertiche, paludi e città luminescenti. L’esplorazione della Zona Devastata è totalmente libera, ed è relegata principalmente all’utilizzo del Phoenix, un enorme veicolo corazzato armato di tutto punto e liberamente potenziabile, che verrà dato in dote al protagonista dopo i primissimi minuti di gioco. Il Phoenix è inoltre dotato di una simpatica intelligenza artificiale che ci comunicherà con voce suadente ed ammiccante i problemi che in quel momento affliggono il blindato, come ad esempio il surriscaldamento delle mitragliatrici o la sua imminente distruzione. I primi minuti a bordo del Phoenix sono esaltanti; ci viene infatti proposto uno scontro a là Mad Max, in cui abbiamo dovuto distruggere un convoglio dell’Autorità pesantemente scortato grazie ai nostri fucili mitragliatori. Uno scontro adrenalinico, in pieno stile Rage, che purtroppo però verrà ripetuto più e più volte – sottoforma di missione opzionale – durante il corso dell’intero gioco. Passata l’esaltazione infatti, abbiamo purtroppo riscontrato come l’open world creato da Avalanche Studios sia povero di contenuti e risulti, per certi versi, vuoto. Le sezioni d’esplorazione con il nostro corazzato sono infatti intervallate da momenti in cui ci ritroveremo ad affrontare altri veicoli o le fastidiose Sentinelle dell’Autorità, da momenti in cui dovremo liberare alcuni avamposti dal controllo dei pochi umani ancora presenti nella Zona Devastata ed infine da sessioni in cui ci ritroveremo a cercare le Arche, degli artefatti che doneranno al nostro Walker potenziamenti per la tuta da Ranger e nuove armi; tutto qui. Sarebbe stato dunque preferibile, almeno per chi vi scrive, creare un titolo più “guidato” che avrebbe sicuramente divertito di più rispetto ad un open world svuotato da qualunque varietà contenutistica. Le stesse fasi di guida sono sicuramente ben congegnate, tanto è che i vari veicoli nonostante una certa legnosità rispondono comunque bene ai comandi, ma dopo un po’ iniziano ad annoiare; una volta sbloccato un eliveivolo infatti, abbiamo praticamente abbandonato il nostro corazzato per percorrere lunghi tratti di strada nel minor tempo possibile. La struttura open world di Rage 2 dunque non ci ha convinto, risultando eccessivamente ripetitiva e non perfettamente strutturata; nonostante ciò però, non sono di certo mancati i momenti in cui l’enorme mondo aperto ci ha fatto divertire.
Un gunplay eccellente e rabbioso
Se la struttura open world di Rage 2 non ci ha per niente convinto, lo stesso non si può dire del gameplay del titolo Avalanche Studios, o meglio, del gunplay del titolo di Avalanche Studios. La mano di id Software infatti, se negli altri compartimenti analizzati era praticamente inesistente, si mostra in tutto il suo splendore nel momento in cui facciamo ciò che più diverte in Rage 2: sparare a qualunque cosa si muova. Il feeling con le tante armi presenti nel gioco è semplicemente incredibile, così come la frenesia che si prova in ogni scontro; ricordate l’eccellente reboot di Doom? Ecco, la sensazione è, ovviamente, esattamente la stessa. Nel titolo pubblicato da Bethesda ci sono svariati tipi di armi – recuperabili tramite una visita alle già citate Arche disseminate nel mondo di gioco – tutte con la propria peculiarità ed utilità: si passa dal classico fucile d’assalto, letale dalla media/lunga distanza, al devastante fucile a pompa con delle modalità di fuoco molto particolari, fino ad arrivare a revolver con proiettili adesivi che esplodono dopo uno schiocco di dita del nostro protagonista ed a un arma a proiettili gravitazionali che scaglia il nemico nella direzione da noi indicata. Impossibile ovviamente dimenticare una delle vere e proprie icone di Rage, il Wingstick, che nonostante venga considerato come un’arma secondaria, ci è stato utile in più di un’occasione. L’intuitivo e ben congegnato sistema di controllo contribuisce poi ad aumentare il già ottimo feeling con ogni singola arma, rendendo ogni scontro a fuoco un vero e proprio piacere. Peccato per la poca varietà di nemici presenti – divisi in Bulli, Cinghiali, Mutanti dell’Autorità e Sudari – e dei boss riciclati più e più volte. Nonostante tuttavia sparare sia il maggior punto di forza di Rage 2, dobbiamo doverosamente fare una critica alla facilità con cui i nemici vanno giù; a difficoltà normale infatti il livello di sfida proposto dal titolo è davvero bassissimo, ed i boss in particolare danno davvero pochi grattacapi se affrontati con la giusta attenzione. Il basso livello di difficoltà influisce negativamente anche sulla longevità del gioco, che si assesta sulle 10-12 ore di gioco. Poco riuscita anche la componente GDR del prodotto, incarnatasi nel classicissimo albero delle abilità, che tuttavia non offre grandi spunti che cambiano in maniera radicale il gameplay; per intenderci, alcune abilità sono davvero peculiari, ma il loro utilizzo non risulta essere fondamentale all’interno del comparto ludico del titolo. In sostanza dunque, il gameplay di Rage 2 è la parte meglio riuscita dell’offerta, nonostante soffra di alcuni problemi da non sottovalutare.
L’Apex Engine si comporta benissimo
Dal punto di vista tecnico invece Rage 2 riesce a donare grandi soddisfazioni. L’Apex Engine offre infatti un’ottima pulizia dell’immagine, corredata da un’effettistica tutt’altro che banale. I modelli poligonali di personaggi e nemici sono un piacere per gli occhi, così come le tante e varie ambientazioni “chiuse”, che offrono un ottimo esempio di design ambientale. Discorso diverso invece per quanto riguarda l’open world vero e proprio, che purtroppo non offre alcuno spunto degno di nota, offrendo paesaggi tutti troppo simili tra loro ed una costante ripetizione di strutture ed ambientazioni. Ottimo anche il frame rate, ancorato ai 60 fps almeno su PlayStation 4 PRO, console su cui abbiamo provato il titolo, che non cala neanche nè con l’aumentare dei nemici a schermo nè con tutta l’effettistica del caso. Discreta anche la colonna sonora, che si assesta su brani punk rock molto adatti al setting di Rage 2.
In conclusione..
In conclusione Rage 2 vive una strana dualità: risulta un ottimo esponente del genere FPS nel momento in cui c’è da sparare e fare a pezzi i nemici, ma nel momento in cui si passa alle fasi open world, questo diviene un gioco mediocre e per certi versi vuoto e poco curato. Un vero peccato, dato che la mano di id Software c’è e si vede; i problemi arrivano nel momento in cui la supervisione della software house autrice di Doom si è limitata ad essere supervisione e non azione. Il risultato dunque è un titolo strano e controverso, che siamo sicuri piacerà tanto a chi ama il genere FPS. Un vero peccato, dato che Rage 2 avrebbe potuto essere molto, molto di più.
VOTO: 7
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