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Bakugan: Battle Planet – Evviva gli anime per bambini!

Anime per bambini

La frase più detestata e temuta che un fan di anime possa concepire? “Gli anime sono per bambini”.
Una bestemmia, agli occhi di un credente, farebbe sicuramente meno danni: nessun appassionato vorrebbe mai trovarsi a sentire tali offese mortali, poiché aderenti ad un preciso luogo comune che vede l’animazione come medium diretto esclusivamente alla fascia infantile. All’argomento sono stati dedicati video, articoli e addirittura conferenze, che naturalmente hanno aumentato il grado di attenzione verso tale problematica.

Tuttavia, per quanto possa sembrare ancor più blasfemo, non c’è nulla di male negli anime per bambini: in Giappone un numero consistente di adulti segue periodicamente serie come Pretty Cure, non per problemi psicologici ma per la cura con cui tali produzioni sono realizzate. Sfottere l’animazione per bambini unicamente a causa del suo target, infatti, vuol dire anche non tenere in conto un contenuto spesso raffinato ed educativo. A meno che non si tratti di serie prescolari, anche un adulto può vedere un anime infantile e divertirsi allo stesso modo di un bambino (quando si è davanti a produzioni di qualità).

Battaglia Bakugan!

La visione in anteprima dei primi 3 episodi di Bakugan: Battle Planet, doppiati in italiano, mi è sembrata sin dal primo momento come un’occasione perfetta per dimostrare quest’affermazione; non essendo infatti un fan del brand (per motivi di età), il mio approccio è stato totalmente scevro da preconcetti. Ciò che mi interessava era comprendere  se alla base ci fosse un intento educativo che trascendesse la necessità di vendere i giocattoli. E, signori, che piacevole sorpresa.

Battle Planet parte come un reboot della serie precedente: Dan, Lia e Wynton, un trio di ViewTuber conosciuto come “I Fantastici”, trovano per caso delle piccole sfere colorate che hanno l’abilità di trasformarsi in creature mostruose. I bakugan, reduci dalla distruzione del loro pianeta, vengono scovati in tutti gli angoli più remoti del pianeta, dando vita ad un vero e proprio fenomeno mediatico; gli adulti non riescono a comprendere, mentre le interazioni sociali dei bambini vengono invece interamente stravolte.

Giocattoli e responsabilità

La serie è contraddistinta da un certo grado di autoironia, chiaramente visibile dagli sfottò a frasi come “la salvezza dell’umanità” e dai trip di LSD causati dal tocco dei bakugan: l’obiettivo si sposta dalla canonica “lotta per l’universo” e diviene più terreno, più concentrato sulla vita di tutti i giorni e su come l’arrivo dei nuovi giocattoli alieni la sconvolga. La possibilità di esercitare un’insperata superiorità nei confronti degli adulti spinge infatti molti bambini ad utilizzare erroneamente i nuovi poteri, imponendosi con violenza o distruggendo intere aree.

I Fantastici, presentati come dei moderni influencer, si trovano quindi a dover fare i conti con un cambiamento molto più grande di loro: prima di potersi porre come modelli, devono anzitutto arrivare a comprendere le responsabilità dell’avere un bakugan. Il punto di vista dei bambini, sconvolto dai cambiamenti, lascia perdere le battaglie per ragionare su come quel potere possa modificare il quotidiano. Un  italiano che “conquista” un parco, tre ragazzini immaturi che spaccano tutto, un ribelle finto punk; gli esempi sono molteplici, tutti aderenti alla moderna società multiculturale.

Alla base della serie poggia un’importante presa di coscienza sui tempi che viviamo, ricchi di etnie e culture diverse da rispettare. Vivere in un mondo tanto ampio e vario vuol dire anche dare attenzione a chiunque senza fare differenze; comprendere è fondamentale, per interfacciarsi agli altri. Lo impara Dan, attraverso il rapporto con l’ambiente, e lo impara anche lo spettatore.

Battle Planet

Chi crede che il titolo di una serie sia un dogma troverà pane per i suoi denti in Battle Planet: in queste prime tre puntate, infatti, le battaglie sono minime e confusionarie.
Come accennavo poco fa, l’attenzione è interamente concentrata sul fattore responsabilità e sulla crescita dei personaggi: più la storia prosegue, più i combattimenti diventano comprensibili. Qualsiasi forma di salvezza del pianeta viene rifiutata in virtù di un’impreparazione che appartiene tanto ai personaggi quanto agli spettatori.

Fatta eccezione per gli enigmatici membri dell’AANIMUS INC, i nemici iniziali sono ragazzini ignari del potere ricevuto. I protagonisti, impreparati alla novità, si interfacciano dunque a tali modi di sfruttare i bakugan crescendo progressivamente con le battaglie; giocare non vuol dire distruggere, ma creare. Un esempio piuttosto chiaro è il rapporto tra Wynton e Trox: la personalità scherzosa ed irriverente del ragazzo si scontra più volte con l’orgoglio del bakugan, stanco di essere usato per i suoi video. La natura degli alieni sferoidi è infatti quella di combattere, e reprimendola si blocca anche l’individualità che li contraddistingue.

I bakugan non sono semplici giocattoli, ma vere e proprie forme di vita da rispettare; per usarli, insomma, c’è anche il profondo bisogno di comprenderli.

Tiriamo le somme

Bakugan: Battle Planet, in termini di genere, è una serie piuttosto standard che riesce però a risultare ben costruita grazie ad alcune brillanti intuizioni. La scelta filo-occidentale di realizzare episodi da 11 minuti, ad esempio, premia un ritmo narrativo molto posato e semplice da seguire. Il chara design, debitore degli ultimi grandi show per bambini (leggasi Sole&Luna), fa una buona impressione specialmente nelle scene comiche; neanche la CGI, per quanto grezza, rovina un discreto colpo d’occhio generale. Ogni singolo elemento, insomma, sembra pensato per dar vita ad una serie per bambini piuttosto canonica, ma anche genuina e divertente.


La serie, prodotta da TMS Entertainment in collaborazione con Nelvana Enterprises e Spin Master Entertainment, conterà in tutto 50 episodi; in Italia sta per arrivare con un buon adattamento su Cartoon Network, ogni sabato e domenica alle 17.30 a partire dall’11 maggio.

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