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Apple risponde alle accuse di Spotify: “vuole fare soldi con il lavoro degli altri”

Non si è fatta attendere la risposta di Apple alle accuse di Daniel Ek, CEO di Spotify, che ha deciso di denunciare l’azienda di Cupertino per concorrenza sleale.

Tramite un post sul suo blog, Apple reagisce molto duramente alle accuse di Spotify, spingendosi anche oltre la questione e arrivando ad accusare Spotify di sfruttare gli artisti. Secondo Apple infatti, Spotify vorrebbe servirsi di tutti i benefici dell’ecosistema App Store – come la sua sicurezza e la fiducia dei clienti – senza però contribuire alla sua crescita. E non starebbe “spremendo” solo l’App Store, ma anche gli “artisti, musicisti e gli scrittori di canzoni”, concedendo loro contributi minimi.

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Photo by sgcreative on Unsplash

La questione della Apple Tax

Daniel Ek si era scagliato duramente contro la tassa del 30% che costringerebbe i servizi ad aumentare i costi dei propri abbonamenti. Dal canto suo, Apple ha replicato che “Spotify vuole i benefici di un’app gratuita senza essere gratuita”. Inoltre, Daniel Ek avrebbe omesso di riportare che la tassa è ridotta al 15% dopo il primo anno. Apple dichiara anche che la maggior parte degli utenti utilizzano l’opzione Free – finanziata dalle pubblicità – e che quindi non ne ricava nessun guadagno, garantendo comunque agli utenti Apple l’accesso gratuito all’app.

Diciamo chiaramente cosa significa” viene riportato sul blog. “Apple connette Spotify ai nostri utenti. Mettiamo a disposizione una piattaforma attraverso la quale gli utenti scaricano e aggiornano la loro app. Condividiamo strumenti essenziali per lo sviluppo software per supportare la creazione dell’app di Spotify. E abbiamo costruito un sistema di pagamento sicuro – un’impresa non da poco – che consente agli utenti di avere fiducia nelle transazioni in-app. Spotify sta chiedendo di mantenere tutti questi benefici trattenendo il 100% del guadagno”.

E ancora: “Spotify non sarebbe il business che è oggi senza l’ecosistema dell’App Store, ma ora sta sfruttando la sua dimensione per evitare di contribuire al mantenimento dell’ecosistema per la prossima generazione dell’imprenditoria di app. Non pensiamo sia giusto. Lo scopo di Spotify è di fare soldi col lavoro degli altri. E non è solo l’App Store che sta sfruttando – sono anche gli artisti, musicisti e gli scrittori di canzoni”.

L’84% delle app presenti sullo store, inoltre, non sono soggette alla Apple Tax. Le app gratuite, che guadagnano attraverso la pubblicità, (come la versione Free di Spotify), gli acquisti in app avvenuti al di fuori dell’app e le app che vendono beni fisici – come appunto Deliveroo o Uber, citate da Ek – non sono tassati. Ciò non sarebbe una discriminazione, ma un contributo lecito alla crescita del mezzo che ha consentito all’app di diffondersi e ricavare entrate. Anche se rimane un dubbio: perché un servizio digitale dovrebbe essere tassato, mentre uno fisico no?

Il blocco dell’accesso ai prodotti

Apple si è dichiarata molto stupita dalle dichiarazioni di Spotify riguardo Apple Watch. Secondo Apple infatti, Spotify “è libero di costruire app – e di competere – per i nostri prodotti e piattaforme, e speriamo che lo faccia”.
Quando Spotify ha inviato la sua app per Apple Watch a settembre del 2018 l’abbiamo esaminata e approvata con la stessa procedura e velocità che avremmo avuto con qualsiasi altra app. Non a caso, Spotify Watch è attualmente la prima app nella categoria Watch Music”.

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“L’approccio di Apple è sempre stato quello di dare più opportunità a tutti” conclude Apple. “Creando nuovi marketplace, creiamo più opportunità non solo per il nostro business, ma per gli artisti, creatori, imprenditori e tutti i “fuori di testa” con grandi idee. È nel nostro DNA, è il modello giusto per far crescere le future grandi idee per le applicazioni e, in fine, è conveniente per i clienti”.

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