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Metro Exodus, la recensione dell’esodo di A4 Games

Metro Exodus: il freddo esodo della Russia

L’ultima opera dei ragazzi di A4 Games è finalmente tra noi e dopo una decade, è pronta a chiudere una trilogia che ha fatto della narrazione il suo punto di forza in questi anni. Con a capo nuovamente Dmitrij Gluchovskij , padre dell’opera letteraria originale, il team di sviluppo ha avuto a che fare con nuove tematiche da trattare e nuove atmosfere, incentrando il tutto in una struttura più free roaming e meno lineare che in passato in alcune sezioni, senza dimenticare il cruciale passaggio da un sistema di shooting frenetico ad uno più pesante e rallentato che aumenta notevolmente l’immersività nei nuovi ambienti di gioco. Scopriamo insieme dunque, com’è andata la chiusura dell’odissea Russa dell’Ordine in Metro Exodus.

Il silenzio trainante

In Metro Exodus ci ritroveremo a vestire i panni di Artyom, protagonista della serie Metro, che non si dà pace sulla ricerca di sopravvissuti all’esterno della Metro. Perseverando per questo obiettivo, scopriremo che l’intuito del nostro protagonista trova fondamento e da qui inizia il nostro viaggio attraverso la fredda Russia e verso la civiltà. Durante il nostro cammino interagiremo con gli Spartani, il colonnello Miller e sua figlia, nonché moglie del protagonista, Anna che svolgono di pari passo un ruolo fondamentale nelle vicende narrate.

Con grande rammarico ci ritroveremo a fare i conti con una realtà tutt’altro che rosea. Le persone che incontreremo sono il risultato di una guerra che ha generato dei mostri sociali, psicopatici di ogni tipo e perlopiù ostili con i quali ci troveremo inevitabilmente a fare i conti. Nonostante le avversità, il silenzio di Artyom e la sua tenacia condurrà l’Ordine verso un lungo esodo in una Russia post guerra che lascia alle spalle gli spazi angusti della Metro a cui siamo stati abituati.

Metro Exodus

Un grande Esodo…

Forte della figura di Dmitrij Gluchovskij, il titolo di A4 Games ha utilizzato un approccio diverso per la campagna, nonostante lo spirito della serie rimanga comunque intatto; questo terzo capitolo conclusivo sia della trilogia ludica che delle narrazioni letterarie dello scrittore russo, ha deciso di investire in un approccio free roaming per alcune sezioni di gioco che non sminuiscono assolutamente l’impianto ludico complessivo, ma che vanno ad esprimere il potenziale latente della serie.

A bordo dell’Aurora, il treno con il quale ci ritroveremo a viaggiare con gli Spartani al fine di lasciarci alle spalle la fredda Mosca, è un collante perfetto per la narrazione e le scelte di gameplay dove il nuovo approccio free roaming di alcune aree si incastra perfettamente con le meccaniche di gioco, seppur gli angusti corridoi dei vecchi capitoli mantenevano quel tratto distintivo che ha santificato la serie. Tuttavia, il ritmo della campagna, nonostante questo cambio di struttura più libera, non viene rallentato, anzi: non vi è mai dispersione ma concentramento delle vicende opzionali parallele nella principale, che garantisce un’immersione totale nella storia.

Anche il sistema di shooting in prima persona molto pesante adottato in Exodus ben si sposa con questa struttura, che aggiunge anche al sistema di crafting un senso più vasto nell’ottica del free roaming, nonostante gli elementi dedicati al crafting stesso, al di là delle munizioni e della manutenzione degli oggetti, rimangano pochi e fini a sé stessi se paragonati ad altri titoli dello stesso segmento.

Metro Exodus

L’Aurora e il karma

Il nostro viaggio a bordo dell’Aurora ci vedrà protagonisti nell’affrontare apertamente tutte e quattro le stagioni climatiche con conseguente modifica delle ambientazioni, tra vaste lande ed edifici abbandonati in cui al proprio interno ritrovare lo spirito classico della saga. Le sezioni lineari classiche infatti non mancano e verranno proposte più volte durante la campagna principale e talvolta nello svolgimento di attività secondarie. Il titolo ci propone un lungo e pericoloso viaggio attraverso i residui della terza guerra mondiale, in cui ci viene concesso il più delle volte di scegliere come approcciare alle situazioni proposte e in cui le nostre azioni avranno rilevanza anche per alcune vicende, necessarie per la chiusura della campagna. Ecco quindi che occorre scegliere con saggezza come agire se non si vogliono brutte sorprese, poiché torna la meccanica del karma che ad ogni variazione ci viene notificata da un semplice flash su schermo.

In base alle azioni compiute durante la storia avremo un finale più o meno buono con delle varianti per le cutscene di ogni capitolo. Oltre all’approccio alle missioni principali, il karma può essere incrementato anche portando a compimento delle missioni secondarie opzionali in giro per la mappa, contrassegnate con dei punti interrogativi e funzionali alla trama principale, tutte ben diversificate tra loro e utili per l’ottenimento dei componenti per l’equipaggiamento. Il motore trainante dell’opera fatica ad ingranare nelle prime fasi di gioco in cui vi sono delle tracce di una pesantezza di fondo, con la quale occorre fare il callo per proseguire. Entrati nell’ottica vera di Exodus e alle prese con la prima libertà di movimento in fase esplorativa appare chiara immediatamente la deriva della serie.

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…In un mondo parzialmente aperto

Perdersi nelle zone abbandonate della mappa, magari in cerca di risorse ed equipaggiamento è appagante quanto pericoloso, ma necessario se si vuole ottenere un arsenale più vasto con il quale progredire. Il cambiamento fondamentale dagli ambienti chiusi dei vecchi Metro a quelli aperti di Exodus potrebbe creare disorientamento nelle fasi iniziali, specialmente se si è fan del brand alla lontana, ma il modello free roaming è relegato solo a delle specifiche aree, con precisione due delle quattro maxi aree della campagna di gioco, mentre le altre (incluso il prologo), prettamente lineari, restituiscono solo un’illusione di enormità esplorativa. Tuttavia nei dungeon, in cui la linearità prevale, è doveroso l’utilizzo di tutti i nostri gadget, soprattutto la torcia e la maschera, quest’ultima, da sempre fondamentale, necessita di attenzione e riparazioni costanti con annesso ricambio di filtri al fine di sopravvivere nei posti più angusti il più a lungo possibile.

Sul fronte dell’azione, prediligere l’interessante approccio stealth ove possibile si dimostra molto efficace, garantendoci di preservare le preziose munizioni per situazioni più complesse e massive, che comunque non godono della stessa intensità ludica degli approcci più cauti, silenziosi e ragionati; anche per nascondere una certa legnosità del sistema di movimento e shooting nel cuore delle sparatorie. Ecco quindi che la gestione delle risorse diventa una componente fondamentale dell’esperienza anche in Metro Exodus in quanto una mancata manutenzione dell’equipaggiamento e la scarsa parsimonia nell’uso delle munizioni non permette l’avanzamento. Occorre quindi rivedere i canoni classici dello shooting sfrenato e dedicarsi alla componente survival, qui più marcata che mai.

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Suggestione e Giorno/Notte

Durante le nostre esplorazioni ci imbatteremo in alcune safe zone in cui potremo trovare dei tavoli da lavoro con i quali craftare o modificare l’equipaggiamento, o riposare nei letti accanto, recuperando interamente la salute e scegliendo l’ora del giorno in cui riprendere il nostro percorso. L’inclusione del ciclo giorno/notte infatti, permette di intraprendere le missioni a nostro piacimento, sfruttando le dinamiche del buio e della luce del sole a nostro vantaggio. A seconda del tempo in cui ci muoveremo, è possibile imbatterci in situazioni diverse, più o meno complesse in base alla zona di gioco.

Lasciarsi catturare dall’enormità delle zone russe fa parte del gioco, in cui la realizzazione delle ambientazioni, davvero suggestive, imprime all’opera una credibilità senza pari, dove tutto è al proprio posto, in uno scenario in cui la guerra nucleare ha lasciato un segno indelebile. Più ci si allontana da Mosca e più il carattere della narrazione subisce un cambiamento di genere, focalizzandosi di più sulla vita esterna e ciò che vi troviamo: tribù ostili, schiavisti e sette che rinnegano la tecnologia; il tutto mantenendo sempre un’ottima atmosfera che ben si incrocia con il passaggio tra i nostri pellegrinaggi e la linearità della trama.

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Sparare e sopravvivere

La rudimentalità delle armi da fuoco è un tratto imprescindibile del genere e restituisce quel tocco di sopravvivenza che combinato ad un livello di difficoltà selezionato elevato, saprà dar del filo da torcere specialmente nelle prime fasi del gioco, dove le risorse per il crafting scarseggiano. Ogni proiettile in canna potrebbe rivelarsi utile per il prosieguo delle missioni se usato a dovere, laddove l’abuso delle risorse ottenute e distribuite in malo modo punisce pesantemente il giocatore.

Fare manutenzione al proprio equipaggiamento e con costanza è essenziale e obbligatorio per non lasciarci le penne, essendo le armi da fuoco parte essenziale del brand: necessitano di pulizia e modifiche adeguate alle situazioni proposte ed è quindi necessario sfruttare lo zaino e i banchi da lavoro sparsi per la mappa di gioco per effettuare la giusta manutenzione e creazione di munizioni di vario tipo, accessori per armi o migliorie e ricambi per l’armamento. Il crafting è anche possibile in mobilità anche se limitato, grazie al sopraccitato zaino. Grazie ad esso riusciremo a tenere in funzione l’arsenale anche se ci troviamo distanti dalle safe zone. Consultare su schermo l’intera dotazione a disposizione di Artyom ci permetterà di conoscere il nostro stato e quello dell’ambiente circostante, permettendoci ad esempio di monitorare la carica della torcia, o di verificare il livello di radiazioni dell’ambiente grazie al contatore geiger.

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Risorse e dispersività

L’impiego di tutte le nostre risorse è fondamentale specialmente nei dungeon di gioco che molto spesso si rivelano essere edifici abbandonati traboccanti di mutanti di ogni tipo. Prepararsi a dovere prima di addentrarci nella linearità dei ruderi di industrie o vecchi corporazioni è doveroso anche se l’intelligenza artificiale di Metro Exodus lascia un po’ a desiderare, specialmente per quanto riguarda le figure umane, che tendono ad incastrarsi il più delle volte e a non spararci a vista, perdendo molto tempo a trovare una posizione di riparo, talvolta scorretta. Al di là di questo, l’incontro con i mutanti specialmente nei cunicoli più stretti, garantisce il più delle volte un eccellente fattore tensione che non ci molla fino all’uscita, tangibile in ogni angolo buio delle strutture. Durante i nostri spostamenti, la sensazione di essere attaccati da un momento all’altro è sempre dietro l’angolo.

Un’altra paura che può sorgere è quella riguardante la dispersività delle ambientazioni più vaste. Rassicuriamo che nonostante gli ambienti siano perlopiù aperti, il gioco risulta di rado dispersivo grazie ad una mappa che segnerà sempre l’obiettivo principale della nostra missione e la nostra posizione. Anche la linearità dei dungeon ci guida sempre verso l’uscita grazie ad una struttura semplice ma non priva di insidie e sezioni dove reperire oggetti utili o anche vie alternative con cui proseguire.

Metro Exodus

Grafica e Tecnica

Il motore di gioco proprietario A4 Engine è magistrale e fa bene il suo lavoro, al di là di qualche glitch grafico, bug strutturale e una stabilità su console in alcune aree non proprio brillante, il mondo di gioco si presenta ricco di dettagli e maestoso allo sguardo in cui anche le luci vengono gestite perfettamente e la qualità degli ambienti è ad altissimi livelli. Sempre la pesantezza del motore purtroppo tende a prolungare i caricamenti che su PlayStation 4 Standard tendono ad essere esasperatamente lunghi. Il gioco su console opera a 30 frame al secondo con dei cali in alcune situazioni concitate in alcune ambientazioni che talvolta mettono a dura prova gli esiti delle sparatorie.

Il comparto audio si presenta buono e stabile per la maggiore, non soffermandoci su alcuni piccoli glitch di poco conto durante il fuoco dell’arma. Un buon doppiaggio in italiano accompagna il nostro esodo nel mondo di gioco, costellato da molteplici linee di dialogo distinte e udibili ad ogni nostro movimento in un preciso istante verso i compagni; peccando però nel lip-sync e mancando qualche colpo in alcune aree dove il riverbero e l’eco alternano fin troppo la nitidezza del canale vocale. Ottima la colonna sonora che accompagna la nostra storia durante alcuni eventi, sempre pronta a rendere ogni momento clou memorabile.

Metro Exodus

In conclusione

Metro Exodus è un ottimo titolo, coraggioso, e per certi versi innovativo per la serie, la quale non viene snaturata e che dona all’ultima avventura di Artyom e gli Spartani la conclusione che merita. Il free roaming relegato solo ad alcune macro aree non snatura il fascino della linearità classica della serie che anche qui viene riproposta spesso e più volte tra uno spostamento ampio e l’altro.

Al netto di qualche problema di stabilità tecnica su console e un’ottima trama che impiega un po’ di tempo per decollare, l’ultima fatica di A4 Games riesce a soddisfare i fan della serie e ad avvicinare, seppur con qualche difficoltà, i novizi non avvezzi al sistema di shooting pesante e a tratti macchinoso di Exodus ma che trascende un’immersività davvero elevata. L’esodo di Artyom merita sicuramente di essere vissuto in tutte le sue sfaccettature, e se saprete chiudere un occhio sui piccoli difetti elencati, ne rimane un titolo comunque ottimo che saprà rapirvi e lasciarvi a bocca aperta grazie ai suoi ambienti che incarnanano perfettamente l’atmosfera della terza guerra mondiale post nucleare e un’ottima trama che finalmente vede la sua degna conclusione.

Metro Exodus

Versione testata: PlayStation 4 Standard

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Mirko Proietti

Mirko Proietti

Videogiocatore classe '96 operativo dall'età di 3 anni. La prima esperienza con Sega Mega Drive e PlayStation in contemporanea. Prediligo il genere Platform e GDR, ma da sempre mantengo una visione a 360 gradi del panorama videoludico. Laureato in Comunicazione, cerco la completezza nella produzione del videogioco, che tendo a considerare un'arte vera e propria.

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