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Apple: a rischio l’App Store, potrebbe chiudere

Tutti i possessori di iPhone sanno che, se si vuole acquistare un’app, bisogna obbligatoriamente passare attraverso l’App Store. La presenza di questo unico mezzo per acquistare applicazioni è costata ad Apple l’accusa di monopolio. L’azienda di Cupertino, infatti, non ha mai permesso lo sviluppo di un market alternativo. Dopo aver ascoltato le argomentazioni dei clienti questo lunedì, la Corte Suprema delibererà se i clienti potranno procedere alla denuncia contro Apple.

Corte suprema americana 1

La Corte Suprema Americana

 

Lo scenario possibile

Se la Corte Suprema dovesse accettare la richiesta dei consumatori, Apple potrebbe dover “chiudere” l’App Store: ciò causerebbe la perdita di un gran numero di introiti, oltre ad avere possibili conseguenze su alcune cause. Infatti, anche se il prezzo medio di un’app è inferiore a un dollaro, l’App Store genera un fatturato stimato nel 2017 di circa 11 miliardi di dollari. Tutto ciò, unito alle possibili migliaia di cause contro l’azienda, sarebbe un duro colpo a livello economico, con danni stimati in milioni di dollari.
Con la nuova legge sull’Antitrust, infatti, i risarcimenti per danni sono triplicati, consentendo a ogni singolo querelante di incassare cifre da capogiro.

Le dichiarazioni delle parti

Da una parte, gli sviluppatori di Cupertino dichiarano che un risultato sfavorevole della sentenza porterebbe gravi ripercussioni anche in altri mercati, come ad esempio il Play Store di Google. Dall’altra, alcuni gruppi di consumatori dicono che invece potrebbe favorire una libera concorrenza con relativo abbassamento dei prezzi.

Apple inoltre dichiara di non vendere nulla, ma di fornire solo una piattaforma che mette in comunicazione i vari sviluppatori con gli utenti finali, in una sorta di “mercato virtuale”.
Essendo i prodotti Apple progettati per eseguire programmi venduti solo tramite App Store, Apple si limiterebbe a controllare che i prodotti messi in vendita siano compatibili con i propri device e privi di malware, addebitando quindi una commissione del 30% circa sul prezzo di vendita.
Rimane però una domanda chiave: chi è responsabile per eventuali sovrapprezzi, gli sviluppatori, che stabiliscono il prezzo, o Apple, che preleva una commissione su ogni app venduta?.

Le dichiarazioni degli avvocati

David Frederick, avvocato per i consumatori, ha dichiarato:

“Il sistema intenzionalmente chiuso di Apple impedisce la concorrenza, che consente all’App Store di incassare un prezzo più alto rispetto se Apple fosse costretta ad attirare i cercatori di app in un mercato competitivo”

Dal lato opposto Daniel Wall, avvocato per Apple, ha risposto:

“L’azienda lungi dal soffocare la concorrenza ha creato un nuovo settore dinamico dove prima non esisteva nulla, con oltre due milioni di programmi ora offerti tramite l’App Store, si è creato un mercato elettronico che ha guidato un’esplosione di sviluppo e innovazione per le app mobili”

Causa sì, causa no.

La questione per la Corte Suprema è semplice: “chi può fare causa?”. In passato, solo il cliente (in questo caso gli sviluppatori) poteva fare causa per danni dovuti al monopolio illegale. Ma una sentenza recente della Corte d’Appello del Nono Circuito ha stabilito che Apple funge da rivenditore tramite l’App Store, acquistando e vendendo prodotti. Come tale, anche i clienti non sviluppatori possono farle causa per monopolio e danni.

La corte emetterà un verdetto entro la fine di giugno, anche se l’amministrazione Trump si è schierata dalla parte della casa di Cupertino.

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Gianmarco Vinciguerra

Gianmarco Vinciguerra

Giocatore di Ruolo incallito, Nerd di vecchio stampo .

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