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PES 2019, la recensione: Konami torna ai fasti di un tempo

Ecco la nostra recensione di PES 2019

Il panorama videoludico vive un dualismo riguardante le simulazioni calcistiche che parte da lontano. Durante i primi anni 2000, nelle case di ogni appassionato era presente l’immancabile copia di Pro Evolution Soccer, protagonista di tante serate passate a tentare goal impossibili con il sempreverde Roberto Larcos. Castolo, Minanda e compagnia erano considerati alla stregua di un Beckham o di un Ronaldo, tanta era la loro fama per tutti gli allenatori in erba che affrontavano l’amata Master League. Tuttavia, durante quegli anni, FIFA cominciava a ritagliarsi il suo spazio all’interno del mercato grazie ad un gameplay che mixava egregiamente realismo e arcade, arrivando praticamente ad annientare il titolo Konami negli anni recenti.

Nonostante gli sforzi della software house giapponese, PES è stato da tempo relegato ad un ruolo di sparring partner, complice un gameplay parecchio legnoso e troppo confusionario, mai gradito da gran parte degli utenti. Tuttavia, a partire dal 2015, Konami ha cominciato un percorso di crescita che sembra aver portato finalmente i suoi frutti con il nuovo PES 2019. Questa giocata di prima da parte di Konami, che ha portato nei negozi il suo gioco circa un mese prima rispetto alla rivale, potrebbe essere un tiro in porta con successo per svariati motivi, che analizzeremo nella nostra recensione.

0 a 0, palla al centro

Lo diciamo sin da subito, senza mezzi termini: PES 2019 è un gran bel gioco di calcio. Quest’anno Konami ha infatti riversato tutti i suoi sforzi per migliorare le meccaniche del titolo, eliminando (quasi) tutte le magagne che le affliggevano da tempo. Ciò che nello sviluppo è stato tenuto a mente è un tipo di simulazione molto più realistica e fisica, e assicuriamo che è in grado di donare grandi soddisfazioni e tante ore di divertimento. Tutti i match che abbiamo disputato infatti ci hanno restituito un feeling molto vicino a quello del calcio giocato, grazie ad una serie di implementazioni davvero interessanti che coinvolgono soprattutto la fisica del pallone; una su tutte, il First Touch Impact.

First Touch Impact è una feature degna di nota

Grazie a questa feature, Konami ha totalmente rinnovato l’interazione col pallone, che adesso risponde al tocco di ogni parte del corpo del giocatore. Ogni controllo palla, ogni contrasto e ogni dribbling danno al giocatore l’impressione di stare giocando a quanto di più simile ci sia al calcio visto allo stadio, in TV o giocato per strada in piazza. Ovviamente, tali implementazioni richiedono una maggior padronanza dei movimenti degli undici giocatori scesi in campo, rendendo di conseguenza ogni partita molto più impegnativa rispetto agli anni passati.

Il senso di realismo è dato non solo dal First Touch Impact, ma anche dalle animazioni dei calciatori, davvero ben fatte, e dal “peso” che Konami ha donato a questi all’interno del rettangolo di gioco. Insomma, vincere un duello fisico con Koulibaly o Chiellini sarà davvero un impresa ardua. Purtroppo, i miglioramenti alla fisica del pallone non si ritrovano più di tanto in condizioni climatiche avverse, come la neve o la pioggia; la sfera infatti non subirà grossi cambiamenti in base alle condizioni del campo. Un’inezia, che tuttavia mina l’illusione di realtà insita all’interno di tutta l’architettura del gioco.

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Gratificante si, ma difficile da padroneggiare

Ovviamente, tale sistema di gioco, nonostante sia parecchio gratificante, porta con sè dei piccoli problemi. Nonostante l’aprirsi la strada nelle difese avversarie con una fitta rete di passaggi dia davvero grande soddisfazione, un errato movimento di uno o più componenti, dettato dall’IA del gioco, potrebbe portare a conseguenze disastrose. Certo, questo discorso si inserisce nel contesto ludico creato per il titolo, e ne è una naturale conseguenza, ma un minimo di attenzione in più sul versante CPU sarebbe stato gradito.

Apprezzabilissimo inoltre il fatto che top player quali Messi, Mbappè, Neymar e Cristiano Ronaldo non siano più così letali come in passato e come lo sono nel gioco della concorrenza – la loro forza sarà nel modo in cui li si utilizza, non nelle loro statistiche. Infatti, ogni scatto e ogni dribbling dovranno essere ponderati e utilizzati a dovere anche con i più forti calciatori dell’anno. Dunque, un utilizzo casuale di questi non porterà assolutamente a nulla.

Un single player valido, ma che necessita di un tocco in più

Quest’anno PES 2019 propone un’offerta ludica che rimane sostanzialmente invariata rispetto al passato, e che forse necessiterebbe di uno svecchiamento. Per ciò che concerne il single-player infatti, oltre alle classiche Amichevoli da giocare contro la CPU o contro un amico, troviamo la modalità che ci permetterà di giocare una qualunque competizione, la modalità Diventa un Mito, che permette di controllare un giocatore da noi creato, e il sempreverde campionato Master. Quest’ultima, leggendaria modalità è sicuramente la migliore del comparto dedicato al giocatore singolo.

Nella Master League avremo la possibilità infatti di creare un allenatore, interamente personalizzabile nell’aspetto grazie ad un ricco editor, e di metterlo alla guida di uno dei team disponibili in game. Ci sarà dunque affidato l’annoso compito di fare mercato, di gestire le finanze della squadra e di accontentare tutte le richieste provenienti dai ragazzi che si hanno in rosa, oltre che ovviamente di allenare tutti coloro che abbiamo a disposizione per portarli alla vittoria. All’interno della Master League sarà inoltre possibile scegliere tra due diverse modalità di gioco e due diverse difficoltà. Infatti, sarà possibile scegliere di occuparsi della sola parte manageriale della società sportiva, lasciando nelle mani della CPU il destino del team per ciò che concerne il campo, o di occuparsi di entrambe le cose in prima persona.

La Master League è profonda e divertente, ma serve qualcosa in più

Sarà inoltre possibile affrontare il Campionato Master con un approccio ancor più realistico tramite il selettore della difficoltà, che se aumentata renderà le trattative molto più complicate e moltiplicherà a dismisura i malumori dei giocatori presenti in rosa. Nonostante giocare la Master League sia sempre molto divertente, l’offerta proposta da Konami è ormai simile a sé stessa da tanto, troppo tempo. Crediamo dunque che il comparto single player di PES necessiti di qualcosa di nuovo, che possa attrarre quanti più utenti possibile. Una nuova modalità, che abbia la valenza che “Il Viaggio” ha avuto per il rinnovamento di FIFA, sarebbe dunque parecchio apprezzabile per rendere il gioco ancora più appetibile al pubblico. Sia chiaro, le modalità dedicate al giocatore singolo del titolo sono comunque divertenti, ma cominciano a soffrire di una certa “pesantezza“.

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Le modalità multiplayer divertono, e tanto

Anche l’offerta multiplayer di PES 2019 è rimasta sostanzialmente invariata rispetto all’anno scorso. Il titolo propone le classiche amichevoli online, da giocare contro sconosciuti o contro gli amici, una modalità cooperativa 3 VS 3, una modalità competitiva chiamata Stagioni e, ultima ma non meno importante, la modalità myClub. Quest’ultima ricorda per certi versi il celeberrimo Ultimate Team presente in FIFA. Tutte le modalità adesso enunciate, tranne l’ultima, sono piuttosto classiche, e non apportano alcun tipo di novità al titolo. Le partite online non subiscono alcun tipo di rallentamento, e sono supportate da un netcode piuttosto stabile che raramente da problemi di lag. Anche il matchmaking, nonostante qualche piccola incertezza, è parecchio veloce e ci ha sempre abbinato ad avversari molto simili al nostro livello di bravura e al livello della nostra squadra.

La modalità myClub, degna rivale di FUT

Per quanto riguarda invece la modalità myClub, questa è sicuramente quella meglio strutturata e più appassionante del comparto multiplayer. Partendo infatti con una squadra composta da giocatori perlopiù mediocri, dovremo assoldare Agenti o Osservatori – che, per essere chiari, funzionano come i pacchetti di FUT – al fine di ingaggiare giocatori sempre più forti per competere contro gli altri allenatori online. Tuttavia, il mercato non si ridurrà al comprare il Messi di turno, quanto piuttosto ad individuare i giocatori che avranno più intesa con quelli che abbiamo a disposizione.

Quest’ultima viene determinata dalla nazionalità, dalla squadra/campionato di provenienza, e dalla posizione in campo. Più il valore della squadra salirà, più l’allenatore scelto dovrà essere potenziato, in quanto le capacità gestionali standard dei singoli coach non permetteranno di avere una quantità eccessiva di top player in squadra. Insomma, il myClub è un ottima modalità online, che se correttamente approfondita e supportata saprà dare belle soddisfazioni ai giocatori. Da segnalare, in quest’ultima, la possiblità di ingaggiare – a prezzi stratosferici – delle Leggende. Una su tutte, ovviamente, quella presente nella special edition di PES 2019: David Beckham. Tirando le somme, il comparto online di PES è davvero ben riuscita, nonostante non proponga nulla di particolarmente innovativo.

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Che colpo d’occhio!

Sotto il profilo tecnico PES 2019 strabilia. La qualità grafica del titolo, mosso dal Fox Engine, è davvero impressionante, ed è impreziosita da un nuovo motore di illuminazione dinamica chiamato Enlighten. I volti dei giocatori più noti sono riprodotti in maniera pregevole, così come i pochi stadi su licenza, portati nel titolo con un altissimo livello di dettaglio. Purtroppo però, a causa della mancanza di moltissime licenze ufficiali, non è possibile apprezzare la qualità grafica delle divise di squadre come Manchester City, Chelsea, Manchester United, e così via.

Niente che non possa essere risolto con un file opzioni, ma comunque una mancanza assolutamente da non sottovalutare, che va a minare in maniera concreta il senso di realismo di cui il titolo è permeato. Da dimenticare invece la telecronaca, che nella lingua italiana necessita assolutamente di una svecchiata; tra nomi che sembrano pronunciati da un bot, volume parecchio basso e frasi assolutamente sconnesse, crediamo che Fabio Caressa necessiti di un po’ di riposo. Da ridisegnare, almeno secondo noi, la grafica dei menu, che risulta ancora un po’ troppo spartana e poco chiara. Infine, degna di nota la colonna sonora, piena di brani davvero interessanti.

PES 2019 Ingame

In conclusione

Konami, con questo PES 2019, ha centrato in pieno il bersaglio. Il titolo offre una simulazione calcistica divertente, tecnica e competitiva che difficilmente annoia il giocatore. Peccato per l’assenza di numerose licenze, che avrebbero donato al titolo un appeal sicuramente maggiore, e per la mancanza di vere innovazioni riguardanti il comparto single-player. Mancanze che tuttavia non minano la qualità di un titolo che quest’anno darà parecchio filo da torcere al rivale. A nostro avviso, Konami ha imposto uno standard nel modo di intendere il gioco della palla. Non vediamo l’ora di recensire il diretto rivale, per definire chi siederà sul trono virtuale dei giochi calcistici per ardita novità e qualità complessiva.

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Carlo D'Alise

Carlo D'Alise

Videogiocatore dagli indimenticabili tempi dello SNES. Praticante avvocato nel tempo libero, appassionato in particolare di Action, Soulslike ed RPG, ma in generale del videogioco in (quasi) tutte le sue declinazioni. Sono ad un panino dall'obesità.

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