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Viaggio nella mente di un Nerd

Vi siete mai chiesti cosa gira nella testa di un Nerd? Io si, vi racconto la mia esperienza…

 

Verona, sabato 4 novembre 2017

Penso: “Dai, quest’anno mi faccio la giornata a Lucca Comics and Games…da solo? Ma sì, mi prendo del tempo per me in una bella città, durante un evento che mi piace!”

Lucca, Lucca Comics and Games, Domenica 5 Novembre 2017

Cammino per le vie della città toscana e ovunque mi giro vedo fumetti, Cosplayers, action figures, giochi, e statuette a non finire! Insomma, in quei giorni Lucca diventa letteralmente la città dei Nerd.
Sono anni che condivido questa passione. Eppure, solo in quel preciso giorno, in quel preciso luogo, da solo in mezzo a tutta quella gente, mi sono chiesto: perché?
Perché una persona adulta si ritrova a spendere i guadagni del proprio lavoro, nella fattispecie durante un evento del genere, in statuette, action figures e oggettistica varia che più comunemente associamo ai ragazzini? Da cosa è spinta a livello psicologico? Forse una regressione infantile? Ah, sarà una di quelle domande che ci si pone per un momento e poi, appena si viene distratti da altro, la si dimentica.
E invece no, la curiosità mi ha accompagnato per tutta la giornata, finché… ecco l’epifania: “Un momento! Io conosco una persona che sicuramente potrà rispondere a questa mia domanda!”

lucca comics

Verona, Mercoledì 12 Aprile 2018 (6 mesi di crucci dopo)

Mi ritrovo così nello studio della Dott.ssa Giulia Perusi (psicologa veronese nonché mia carissima amica), la quale mi ha gentilmente concesso un po’ del suo prezioso tempo per fare luce sulla questione. Confrontandomi con lei, devo dire che sono venute fuori delle cose molto interessanti.

ANDREA: Partendo dalla macrodomanda generale: cosa spinge un uomo adulto (esempio, dai 25 anni in su) a spendere il frutto del proprio lavoro in oggettistica come action figures, statuette ecc.?

DOTT.SSA PERUSI: Di getto verrebbe da rispondere che sia una tendenza infantile, come una sorta di regressione, ma sarebbe troppo riduttivo classificare i Nerd come un insieme di bambinoni.

A: Insieme di persone in cui m’inserisco pure io.

Risate

DOTT. P.: La reale domanda da porsi è come il ruolo infantile, inteso come legame con l’infanzia, possa essere una componente nella vita adulta. Esso in realtà è presente in chiunque, solo che in forme diverse e quindi la forma del “gioco” risulta essere una ricchezza, che ci permette di evadere dall’ordinario.

nerd

A: C’è un legame col fatto che si prediligano figure come supereroi, personaggi del Cinema o dei fumetti, o che comunque siano uomini o donne fuori dall’ordinario?

DOTT. P.: Il ricorso a personaggi fantastici in realtà è comune a tutte le epoche.

Sbigottimento da parte mia nel sentire nel mio cervello accendersi una luce, un ricordo.

DOTT. P.: Pensa al teatro greco: utilizza gli déi che vengono antropomorfizzati, diventando uomini con tutte le caratteristiche di un umano, ma con “superpoteri”. Quindi non siamo di fronte ad una novità da questo punto di vista, siamo solo di fronte ad una sua nuova forma. In più aggiungerei che, oltre alla componente del binomio protezione/superpotere, penso che in tutti questi personaggi oltre al sentimento umano ci sia anche un forte senso di rivalsa personale, il vedere questi personaggi che si riscattano da dei passati non sempre felici.

A: Tutto ciò è davvero affascinante, in quanto ripenso al teatro greco citato prima: riconduco tutto anche all’attrazione che da sempre l’uomo ha per le storie (teatro, bardi, cinema, libri, fumetti…). Stiamo proprio parlando dell’appagamento che ha l’animo umano nel vedere risolvere il conflitto di questi personaggi nella loro storia. 

Nerd

In una discussione che abbiamo avuto mesi fa, mi hai parlato anche del fatto che il circondarsi di questo genere di figure dà a chi le possiede una sorta di sicurezza. Questa ricerca di sicurezza può in qualche modo essere riconducibile, a monte, da una forma di insicurezza?

DOTT. P.: Questo è molto interessante. L’oggetto in sé, l’avere fisicamente la statuetta o altro e quindi avere la presenza visibile del personaggio invece che “rinchiuso” e astratto nella nostra immaginazione, rimanda ad un bisogno essenziale del bambino. Il bambino ha la copertina, il ciuccio, il peluche, oggetti che sono la materializzazione di qualcosa di rassicurante. Nello specifico andiamo proprio a parlare di oggetto transizionale, ovvero qualcosa di fisico che dà al bambino la stessa sicurezza che nei primi mesi dà la figura del genitore.

A: Quindi l’oggetto fisico che posso toccare come protezione è qualcosa che chiunque si porta dietro dall’infanzia?

DOTT. P.: Chi più chi meno, sì. Mi viene da pensare alla superstizione, per esempio quando per un esame ci si porta sempre dietro quel particolare oggetto che dà sicurezza. Quindi, per rispondere alla tua domanda precedente, direi che riconduciamo questo processo ad un retaggio del legame materno, non ad un fattore di insicurezza.

A: So che ti troverai d’accordo con me nell’affermare che, negli ultimi tempi, la figura del Nerd è uscita dallo stereotipo del soggetto sovrappeso, occhialuto, brufoloso ed antisociale. Andando a comprendere più tipologie di giovani e non.

DOTT. P.: Confermo, soprattutto a causa dell’avvento di diverse tipologie di servizi più accessibili a tutti e meno di nicchia. Più che moda la chiamerei ormai una vera e propria tendenza virale.

nerd

A: Tornando, per concludere, alla questione sicurezza infantile, la questione gioco invece, che ruolo ha in questo?

DOTT. P.: Dunque, partiamo dal presupposto che il fattore gioco non abbandona mai nessuno. Tutti gli individui ce l’hanno, in coloro che sono più legati alla concretezza chiaramente si percepisce meno. Invece nei soggetti di cui stiamo parlando, si percepisce di più e posso affermare con certezza che sia un fattore legato direttamente alla creatività, alla curiosità e alla ricerca del di più.

 

Ringrazio la Dott.ssa Perusi che ha voluto mettere a disposizione la sua professionalità per questo articolo, il quale ha aiutato me e spero tutti i lettori – nerd e non – a far luce su questa particolare curiosità.
Proprio la curiosità, la continua ricerca di stimoli, di storie, di lieti fini e non, l’alimentazione della creatività, sono un aiuto fondamentale per poter in qualche modo evadere da un mondo che spesso, non è abbastanza grande per molti.

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