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Assassinio sull’Orient Express – La nostra recensione

Assassinio sull’Orient Express

Nel 1974 Sidney Lumet, ispirandosi ad uno dei romanzi più famosi di Agatha Christie, diresse un lungometraggio che stregò il pubblico di tutto il mondo, grazie soprattutto alla superba interpretazione di Albert Finney nei panni di Hercule Poirot.

A più di quarant’anni di distanza, spetta a Kenneth Branagh l’arduo compito non solo di dirigere il remake di “Murder On The Orient Express”, ma anche quello di interpretare il ruolo dell’investigatore belga più famoso del mondo.

Dopo aver risolto un crimine a Istanbul, Hercule Poirot viene richiamato a Londra per un nuovo caso. L’investigatore belga, grazie all’intercessione del suo vecchio amico Bouc, riesce a salire sull’Orient Express, un treno che collega la vecchia Costantinopoli con la capitale britannica. Un viaggio apparentemente tranquillo e rilassante, si trasforma nella scena di un crimine, quando uno dei passeggeri viene ritrovato esanime nel suo scompartimento. Sarà compito di Poirot scovare l’omicida tra tutti i passeggeri e di consegnarlo alla giustizia. L’impresa però, si rivelerà tutt’altro che semplice, perché, come afferma lo stesso investigatore: “Tutti sono dei sospettati”.

Parlando della regia, essa è strutturata in modo tale da dividere il film in due sezioni quasi distinte: la prima parte della pellicola è caratterizzata da inquadrature in rapida sequenza e da dialoghi brevi e veloci. La presentazione dei personaggi avviene in un’unica scena, nella quale, nonostante poche battute, si riescono a cogliere i tratti principali della personalità di ognuno. Questa scelta registica è motivata dal fatto che, mentre in un primo momento i passeggeri vengono mostrati in maniera leggermente stereotipata (L’anziana principessa snob con cagnolini e cameriera al seguito, la missionaria timorata di Dio, il professore austriaco austero e razzista…), essi successivamente vengono “smascherati” da Poirot, il quale mostrerà quanto in realtà siano complessi e “a tutto tondo”. In generale il ritmo e l’atmosfera di questa prima parte risultano essere molto più vicini a quelle della commedia, piuttosto che di un giallo, con molte battute e situazioni surreali.

Nella seconda parte della pellicola, ovvero dopo l’omicidio, si assiste ad un rallentamento: i dialoghi diventano più lunghi ed articolati, le sequenze di inquadrature meno rapide e l’atmosfera assume quell’aura di drammaticità degna di un thriller.

E’ in questa fase che possiamo ammirare le incredibili doti investigative di Hercule Poirot e ciò che salta all’occhio fin da subito sono le somiglianze tra il personaggio di Agatha Christie e il celebre Sherlock Holmes. E’ indubbio che l’autrice britannica si sia ispirata al personaggio nato dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle, ma vi sono alcune differenze importanti. Per fare un esempio, nonostante siano entrambi individui dotati di uno spiccato talento deduttivo, il detective britannico risulta far fatica ad integrarsi nella società, al contrario di Poirot, il quale risulta sia socialmente che umanamente più sopportabile.

Anche la fotografia è stata studiata in modo tale da seguire la regia e di creare quindi una dicotomia tra la prima e la seconda parte: nella prima frase vi è un prevalente uso di colori caldi, soprattutto il giallo, il quale viene usato per dipingere l’atmosfera della affollata e movimentata città di Istanbul. Nella seconda fase vi è un drastico passaggio ad una atmosfera più cupa grazie all’utilizzo di colori estremamente freddi, come il blu scuro e il grigio.

In generale sia la regia che la fotografia risultano essere ricercate e ben realizzate. Una nota dolente è l’eccessivo uso di CGI nella costruzione del treno: vi sono molte scene in girate all’esterno in cui la computer grafica del veicolo non si riesce ad armonizzare con l’ambientazione, rendendo la scena quasi surreale.

Un grosso punto a favore del film è sicuramente il cast stellare: oltre a Kenneth Branagh vi sono Penélope Cruz, Willem Dafoe, Judi Dench, Johnny Depp, Josh Gad, Derek Jacobi, Leslie Odom Jr., Michelle Pfeiffer e Daisy Ridley. Grazie all’ottima interpretazione di ognuno di questi grandi attori, lo spettatore risulta ancora più rapito dal caso.

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