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Stranger Things 2 – La nostra recensione

Stranger Things 2

(Ri)innamorarsi degli anni ’80

 

Se non siete stati rapiti da un Demogorgone e non avete passato l’ultimo anno nel Sottosopra, non potete non conoscere questo piccolo gioiello horror/thriller/sci-fi prodotto da Netflix e che sprizza anni 80 da tutti i pori.

La prima stagione, che ha stregato milioni di persone, ha lasciato parecchie domande senza risposta: cos’è successo a Eleven? Il Demogorgone è realmente morto? Perché Will vomita lumache interdimensionali alla Ron Weasley e ha visioni del sottosopra? Insomma, gli interrogativi sono molti, ma le risposte non tardano ad arrivare.

La storia è ambientata un anno dopo i fatti della prima stagione, sempre nella cittadina di Hawkins, dove il gruppo dei nerd, composto da Mike, Dustin, Lucas e da un ritrovato Will, tenta di andare avanti come se nulla fosse accaduto. Altre “Cose Estranee” arriveranno, purtroppo, a turbare le loro giovani vite e quelle degli altri protagonisti, ai quali se ne sono aggiunti di nuovi: un simpatico ometto di nome Bob Newby, interpretato da Sean Astin (Sam de “Il Signore Degli Anelli”), una ragazzina di nome Maxine “Max” Mayfield, il suo fratellastro Billy Hargrove, un giornalista e cospirazionista di nome Murray Bauman e il Dr. Sam Owens, nuovo responsabile dei laboratori. Tra epidemie misteriose, visioni mistiche di Will e nuove mostruose creature che sembrano essere uscite dai libri di Lovecraft, i nostri eroi tenteranno di scongiurare una minaccia molto più grande di quelle affrontate in passato. Saranno pronti?

Stranger Things 2

Analizzando questa seconda stagione da un lato puramente tecnico non si può non parlare della regia dei fratelli Duffer, la quale risulta essere non eccessivamente ricercata ma proprio per questo molto pulita, soprattutto durante gli attacchi notturni: durante una scena concitata lo spettatore non rischia quindi mai di confondersi su quale personaggio vi sia nell’inquadratura e le creature sono sempre ben visibili.

La regia inoltre, insieme ad un’ottima fotografia, la quale gioca molto sul contrasto tra colori freddi e caldi (specialmente tra il blu e il rosso), riesce a costruire una serie horror di atmosfera invece che basata esclusivamente sui jumpscare (ovvero come sono strutturati la maggior parte degli horror da una decina di anni a questa parte): le creature non compaiono quasi mai all’improvviso, ma vengono presentate attraverso sapienti inquadrature e musiche incalzanti, che riescono a generare ansia nello spettatore, senza però spaventarlo.

Parlando sempre delle musiche e della colonna sonora, esse sono un vero e proprio omaggio alla cultura Rock di quegli anni. Gruppi e artisti come i The Clash, i Queen, Bon Jovi, gli Scorpions, i The Police… riescono a far immergere veramente lo spettatore all’interno di un mondo in bilico tra realtà e fantascienza.

Stranger Things 2

I nuovi personaggi sono stati introdotti senza stravolgere eccessivamente le relazioni interpersonali già formate nella prima stagione, andando, al contrario, ad inserirsi ottimamente all’interno di esse. Alcuni di essi forse non erano necessari, come ad esempio Billy, un ragazzo turbolento appena trasferitosi in città con la famiglia, il quale assume il ruolo di bullo e di tormentatore del gruppo dei nerd. Egli risulta essere un po’ fuori luogo in quasi tutte le scene, tranne in quelle in cui compare insieme alla sorellastra. La stessa Max forse non era necessaria, perché l’introduzione di un nuovo membro nel gruppo avrebbe potuto far perdere quell’effetto “Goonies” che si era già creato nella prima stagione tra i ragazzini; fortunatamente nulla di tutto ciò è successo.

Parlando invece dei personaggi introdotti nella precedente stagione, si assiste, finalmente, alla caratterizzazione di Will, del quale, fino ad ora, non si avevano troppe informazioni. Egli risulta essere di primaria importanza ai fini della trama, andando a ricoprire uno dei ruoli di protagonista. Estremamente significativa è anche l’evoluzione del personaggio di Steve, il quale abbandona i panni del bulletto della scuola, mostrando un carattere più maturo, più adulto, soprattutto nei confronti dei ragazzini, per i quali diventerà oltre che un protettore e una guida, anche un amico.

Complessivamente le varie sotto-trame sono ben intrecciate nelle 9 puntate che compongono questa seconda stagione. Unica nota dolente è la settima, nella quale, concentrandosi solamente sul personaggio di Eleven, si va a trascurare eccessivamente tutte le altre sotto-trame, rendendo, per questo motivo, la puntata leggermente noiosa e monotematica.

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